lunedì 27 dicembre 2010

Giochiamo alle signore

Dopo aver letto questo, avendo la fortuna di possedere l'originale Enciclopedia della donna ereditata da mia madre, ho provato una certa nostalgia e la voglia di riprenderla e sfogliarla, a caso, saltando da una pagina all'altra proprio come facevo da ragazzina.
Ricordo che amavo osservare le fotografie e le numerose illustrazioni; pagine intere in cui veniva elencato e presentato tutto ciò che non sarebbe mai dovuto mancare nel guardaroba, nella casa, nella cucina, ecc. di una vera signora. E naturalmente vi erano anche descritti i comportamenti corretti da seguire in ogni situazione e luogo; la sezione “Galateo” era ed è la mia preferita.
Sfogliando questi volumi provo le stesse sensazioni e ho le stesse fantasie che ho guardando “Sabrina”, “Colazione da Tiffany”, o lo stesso piacere che provo in questi giorni leggendo “Emma” di Jane Austen. Perché in questi libri o film viene ritratto un mondo che mi piacerebbe molto abitare; un mondo dove le persone sono sempre elegantemente vestite, i dialoghi sono arguti e raffinati, i modi educati ed appropriati, dove la grande assente è le volgarità. In un mondo così sembra impossibile essere infelici.
Eppure, se uno va oltre l'apparenza, oltre la superficie, qual'è il vero scopo di questa enciclopedia? Prendiamo, ad esempio, l'indice degli argomenti del primo volume:

abbigliamento, arredamento, arti, biancheria per la casa, bilancio familiare, carriere femminili, chirurgia estetica, corso di cucina, cosmesi, costume, dietetica, educazione dei figli, elettrodomestici, galateo, giardinaggio, ginnastica estetica, gioielli e bigiotteria, gli stili nella casa, guardaroba, ecc.

Non vi prende un certo sconforto? E' questo quello che ci si aspettava da una donna 45 anni fa? Era un modo, come scrive Francesca Magni, per contenerci, per “imbrigliare e domare”? Non voglio suonare polemica e neanche troppo femminista, però non posso fare a meno di provare anche un po' di amaro in bocca ogni volta che la sfoglio. Non posso essere orgogliosa fino in fondo della donna che vi è ritratta, non mi ci riconosco e non riconosco neanche mia madre, che in quegli anni aveva quasi 30 anni (e portava la minigonna!)
Ma confesso anche di trovare questa enciclopedia molto divertente, in qualche modo nostalgica e, sotto certi aspetti, anche molto istruttiva. Se volessi sapere come riconoscere un mobile luigi XVI o una vera porcellana Richard Ginori, qui troverei tutte le spiegazioni di cui avrei bisogno.
In fondo sono ancora la stessa bambina che giocava “alle signore”, tirava fuori il servizio buono e invitava sua madre a prendere il caffè!


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