giovedì 28 luglio 2011

Sconto sì o sconto no?

Cosa ne pensate della legge approvata una settimana fa al Senato, che fissa al 15% il massimo sconto per i libri e limita le promozioni entro il 25%, escludendole però nel periodo di Natale?
Io non nascondo di aver sempre molto apprezzato gli sconti, che mi hanno permesso finora di comprare molti più libri di quelli che forse mi sarei potuta permettere. Ma penso anche che non è sicuramente il costo dei libri, troppo alto in alcuni casi a mio parere, la causa del numero esiguo di lettori in Italia. L'ingresso in discoteca spesso costa più di un libro e ci sono persone che ci vanno tutti i weekend. Il mio è solo un esempio, non ho nulla contro le discoteche, per dire che se c'è un reale interessamento o piacere nel fare una cosa o comprare un oggetto, uno i soldi li spende volentieri. Quindi alla fine a rimetterci saranno i lettori, cioè coloro che i libri li comprano già.
Allo stesso tempo è giusto cercare di tutelare le piccole librerie e le piccole case editrici, perchè proprio loro sono le realtà più danneggiate dai forti sconti promossi dalle grandi catene di distribuzione. Anche se, ad esempio, la casa editrice minimumfax mi sembra se la cavi egregiamente all'interno del mondo editoriale e i suoi libri hanno sempre costi ragionevoli, oltre che un'ottima qualità. Ma non sono così informata sul mercato editoriale e sulle sue regole (inoltre io e i numeri non andiamo molto d'accordo) e non vorrei scrivere delle sciocchezze.
Non sono solo convinta che questa sia la soluzione migliore per salvare capra e cavolo, mondo editoriale e lettori.
Qui un articolo per riflettere.
E voi, cosa ne pensate? Comprerete meno libri?

domenica 24 luglio 2011

Perdere tempo leggendo


Il tempo speso leggendo un libro non è mai del tutto sprecato, anche quando l'esperienza non è delle più felici. C'è sempre qualcosa da imparare. E' solo che, una volta ogni tanto, può succedervi di incappare in qualche lettura che vi dà la sensazione di girare a vuoto. Non c'è niente come un paio di romanzi sonnolenti, seguiti da una biografia non troppo avvincente di un personaggio minore, per ricordarci che siamo tutti mortali. Ma che possiamo farci? Non siamo noi a scegliere di perdere tempo leggendo. Capita e basta. I libri ci deludono.


giovedì 21 luglio 2011

Le parole addosso 2

Quando uno scrittore, un libro, una frase lasciano il segno...

C.S.Lewis

David Foster Wallace

Dylan Thomas

Mark Twain

Salinger

Non sono mai stata una grande amante dei tatuaggi, ma questi mi hanno molto colpita. E voi, cosa ne pensate?
Ne trovate altri qui.

domenica 17 luglio 2011

tretre years old

Tretre libri letti in tretre anni di vita...

Anna Frank “Il diario di Anna Frank”
De Amicis “Cuore”
Elias Canetti “La lingua salvata – Storia di una giovinezza”
George Orwell “La fattoria degli animali”
Umberto Eco “Il nome della rosa”
Natalia Ginzburg “Lessico famigliare”
Gabriel Garcia Marquez “L'amore ai tempi del colera”
Gabriele D'Annunzio “Il piacere”
John Steinbeck “Uomini e topi”
Cormac Mc Carthy “Cavalli selvaggi”
Antoine De Saint-Exupèry “Il piccolo principe”
Tolkien “Il signore degli anelli”
Isabel Allende “Paula”
Alessandro Baricco “Seta”
Virginia Woolf “Mrs Dalloway”
I gialli di Robert Crais
Fred Uhlman “L'amico ritrovato”
Raymond Carver “Il mestiere di scrivere”
J.M.Coetzee “Age of Iron”
Michael Ondaatje “In the Skin of a Lion”
Michael Cunningham “The Hours”
Virginia Woolf “Diario di una scrittrice”
Cecelia Ahern “Ps, I Love you”
Quentin Bell “Virginia Woolf”
Colm Toìbìn “The Master”
Paul Auster “The Brooklyn Follies”
Jonathan Safran Foer “Extremely loud and incredibly close”
Sylvia Beach “Shakespeare and Company”
Raymond Carver “Niente trucchi da quattro soldi”
Niccolò Ammaniti “Come Dio comanda”
Emily Dickinson “Lettere 1845-1886”
Siri Hustvedt “Elegia per un americano”
Murakami Haruki “L'arte di correre”

Oggi è il mio compleanno e mi è stato insegnato che non c'è miglior modo di festeggiare se non donando qualcosa a mia volta. Quindi fatemi gli auguri (con un commento, diventando miei follower, con una e-mail, come meglio vi suggerisce la fantasia... solo fate in modo che io lo sappia!) e un fortunato sorteggiato riceverà un regalo da me. Un libro, ovviamente, e una lettera...

E come è scritto sulla pagina di oggi nella mia Moleskine, una frase letta non ricordo più dove e quando:

Do not regret growing older, it is a privilege denied to many.
Unknow


P.S. Il sorteggio avverrà domenica 1 agosto. Stay tuned!

giovedì 14 luglio 2011

Matter of Words

Se esistesse il teletrasporto, vorrei tanto andare qui: 46 opere d'arte di tre artisti contemporanei che interrogano il mezzo della parola stampata.




Il linguaggio da forma alla nostra comprensione del mondo... Le parole che noi scegliamo di usare riflettono la nostra struttura mentale e stabiliscono le connessioni al nostro ambiente fisico e sociale. Il linguaggio può essere pensato come un paesaggio di codici che noi negoziamo per poter comprendere o esprimere un mondo particolare o un punto di vista personale. In un'era di media elettronici dove la parola stampata è stata rapidamente de-materializzata come un risultato di forme digitali, “the matter of word” potrebbe presto diventare un concetto antiquato.


martedì 12 luglio 2011

Uno della banda

e la biblioteca con i grossi nomi degli scaffali, il vecchio Dreiser, il vecchio Mencken, tutta la banda riunita che andavo a riverire. Salve Dreiser, ehi Mencken, ciao a tutti, c'è un posto anche per me nel settore della B, B come Bandini, stringetevi un po', fate posto ad Arturo Bandini.
Mi sedevo al tavolo e guardavo verso il punto in cui avrebbero messo il mio libro, proprio lì, vicino ad Arnold Bennett; niente di speciale quell'Arnold Bennett, ma ci sarei stato io a tenere alto l'onore della B, io, il vecchio Arturo Bandini, uno della banda.
John Fante


Sono pochi gli autori di cui ho letto tutti i libri che hanno scritto. Anche i romanzi di Virginia Woolf, scrittrice che pure amo molto, non li ho ancora letti tutti. In passato avevo divorato i libri di Alessandro Baricco ma, ad un certo punto, ho smesso di leggerlo; forse avevo esagerato... e così ora mi mancano le ultime due o tre pubblicazioni, ho perso il conto.
John Fante, invece, una volta preso in mano il primo libro non sono più riuscita a smettere di leggerlo; grazie anche all'aiuto di Einaudi che ha ripubblicato tutti i suoi libri nel giro di pochi anni. Ma il primo, “Full of Life”, quello che me lo fece conoscere, lo comprai allo stand della Fazi al Salone del Libro di Torino parecchi anni fa. Ricordo che lo lessi tutto con gli occhi velati dalle lacrime, per il ridere e per la commozione. Qui incontrai per la prima volta Nick, il padre di John Fante, protagonista amato e odiato di molti suoi romanzi e racconti.
Perché le storie che John Fante racconta, sopratutto quelle della saga di Arturo Bandini, sono storie autobiografiche. E forse proprio perché le ha vissute direttamente sulla sua pelle, i suoi libri riescono ad essere così coinvolgenti nella lotta di Arturo per ottenere il successo come scrittore, così struggenti nei ricordi dell'infanzia e così comici nel ritratto dei primi immigrati italiani in America. E non riesco a decidere quale, tra questi tre temi sempre presenti nei suoi libri, sia il mio preferito.


venerdì 8 luglio 2011

Le finestre sull'anima


It is said the the eyes are the windows to the soul.

I miei occhi hanno iniziato presto a volersi nascondere e dietro di loro la mia anima. Ero in quarta elementare quando un giorno sbottai e ad alta voce chiesi al mio compagno di classe, che stava scrivendo alla lavagna, se per favore poteva calcare un po' di più con il gesso. Quel mio sbottare mi fece guadagnare una nota sul diario, in cui la maestra suggeriva caldamente una visita oculistica. Da lì a poco tornai a scuola con il mio primo paio di occhiali, me li ricordo ancora: la montatura delle lenti tonda di colore bianco e, ovviamente, rosa, tutta di plastica, ancora adesso il mio materiale preferito per gli occhiali perché leggero e resistente. Ero molto contenta e li indossavo continuamente; da bambina la mia anima doveva essere un po' nerd, perché desideravo due cose: gli occhiali da vista e l'apparecchio ai denti. Su una cosa sono stata accontentata.
Molte sono state le montature che si sono succedute e con loro la mia anima si celava sempre di più, perché le lenti si facevano di anno in anno sempre più spesse, al punto che arrivai a domandarmi se ci sarebbe mai stata una fine e se questa sarebbe coincisa con la cecità! Ma questa paura arrivò molto più tardi, in mezzo ci fu l'adolescenza, con lei l'onnipotenza tipica di quell'età e... le lenti a contatto! In barba ai medici e agli oculisti le indossavo in continuazione, proprio come all'inizio facevo con gli occhiali. La mia anima cercava di chiudere le finestre? E io le spalancavo a suon di usa e getta!
Ma la voce dell'anima è potente e un giorno i miei occhi hanno incominciato ad ammalarsi. Così non ho più potuto fare finta di nulla e sono stata costretta a fermarmi e a interrogarmi. Se è vero che gli occhi sono le finestre dell'anima, da che cosa mi stavo nascondendo? Che cosa non volevo mostrare di me? La mia anima non voleva farsi guardare ma a sua volta non voleva vedere. Che cosa mi faceva paura? Che cosa nascondevo alla mia vista? La mia anima andavo isolandosi sempre di più forse perché troppo sensibile e non trovava altro schermo che battere in ritirata? 
Spesso non sono le cose né le persone a cambiare, ma il nostro modo di vederle.
Anonimo
 
Così abbiamo deciso, io e la mia anima, di andare alla ricerca di nuovi modi di vedere e non vediamo l'ora di partire...

domenica 3 luglio 2011

Il mezzo instabile

Il vero motivo per cui leggo è che voglio sentirmi meno sola, creare un legame con una coscienza diversa dalla mia. A questo scopo mi ritrovo a investire una cauta dose di fiducia nella difficile partnership fra lettore e scrittore, in quel tacito sforzo di rivelare un'esperienza individuale del mondo tramite il mezzo instabile del linguaggio. Non un rifiuto, dunque, ma una continua ricerca del significato.

Zadie Smith