martedì 30 agosto 2011

Touchè

Il libro di cui sto per scrivere l'ho ricevuto in regalo. Neanche il tempo di scartare il pacchetto che la persona che me ne stava facendo dono si è sentita in dovere di aggiungere, forse per giustificarsi, " Non so se ti piace leggere...". Da qui si deduce che il donatore, anzi, la donatrice in questione non mi conosce affatto. Non nascondo di esserci rimasta un po' male all'idea di poter sembrare una persona che non legge, forse mi sono anche un po' offesa. Sconcertata mi sono domandata come fosse possibile!
La seconda cosa che mi sono chiesta è perchè la scelta fosse caduta proprio su quel libro. Giorgio Faletti è un autore che si regala a un non-lettore? Fino ad ora non avevo ancora letto nessuno dei suoi libri, al punto che pensavo scrivesse gialli. Quando ho iniziato a leggere "Appunti di un venditore di donne" ho scoperto di essermi sbagliata, non è un giallo. Ma cos'è? Perchè non sono sicura di saperlo catalogare bene, a mia di scolpa posso solo dire che non sono una grande lettrice nè di gialli, nè di thriller.
La lettura è sempre stata accompagnata da un leggero fastidio. Il protagonista è il solito figo a cui ne capitano di tutti i colori e che gli va sempre bene, tranne una volta, ma nonostante questo non riuscivo a provare simpatia per lui. Anche nella scrittura di Faletti c'era qualcosa che mi urtava, forse un po' troppo farcita per il genere di storia.
Però l'ho letteralmente divorato, non riuscivo a posarlo, volevo capire, sapere come andava a finire. Sotto gli sguardi divertiti di chi, sapendo i miei pregiudizi, mi diceva "Ma allora ti piace!". Touchè...

domenica 28 agosto 2011

Le parole addosso 3


O per meglio dire, ai piedi. Scarpe ispirate dai migliori romanzi di tutti i tempi. Ogni paio rende omaggio a un libro e mostra al mondo il nostro amore per i classici. Nell'immagine la mia preferita, quella dal libro "Il giovane Holden". E a voi, piacerebbe indossare un romanzo?

(via Finzioni)

giovedì 25 agosto 2011

E poi siamo arrivati alla fine

«Un bellissimo romanzo... incredibilmente divertente» c'è scritto sulla copertina. Così mi sono immaginata risate sommesse tra me e me o scoppi sonori seguiti da un mio: “Senti questo passaggio, te lo devo leggere!”.
Invece all'inizio ho trovato solo confusione, troppi nomi da imparare subito, troppi personaggi che si confondevano l'uno con l'altro e poi la voce narrante, non sono sicura di aver capito a chi appartiene la voce narrante. Gli intrighi, i licenziamenti e le gelosie mi sembravano così irreali e poco credibili, per non parlare dei protagonisti, meschini e insensibili. Insomma l'agenzia pubblicitaria dove è ambientato “E poi siamo arrivati alla fine” di Joshua Ferris è il posto di lavoro più terribile in cui abbia messo piede.
Nonostante questo, ho proseguito la lettura e sono arrivata alla fine, che mi ha confusa ancora di più. Ma, a distanza di tempo, questo libro ha acquistato alcune sfumature, alcune sensazioni che per me hanno senso, molto senso.
Tutti quei nomi, all'inizio del romanzo, la difficoltà a collegare chi ha fatto cosa e le mansioni di ognuno, non è forse la stessa che si prova quando si va a lavorare in un nuovo posto di lavoro? E gli intrighi e le vicende surreali non sono forse altrettanto incomprensibili, come quelle che avvengono tra le mura dei nostri uffici e di cui non parleremmo così tanto, in pausa caffè, se non fossero proprio così strane? E i nostri colleghi alle volte non ci sembrano altrettanto meschini, distanti da noi e dal nostro modo di concepire il lavoro o la vita stessa?
Ora mi è chiaro il commento di Nick Hornby in copertina: «... si riesce a sentire il rumore delle nostre vite che scorrono», perché è lì che trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, in ufficio, ed è con loro che condividiamo le ore, i colleghi.

La cosa buffa del lavoro era il fatto che fosse sopportabile. Il compito più noioso era sopportabilissimo. Le sfide da vincere, la confusione dovuta a un'urgenza, la soddisfazione del compito portato a termine, ogni giorno rendevano il lavoro totalmente, persino armoniosamente, sopportabile. Quello di cui ci lamentavamo, quello su cui non potevamo soprassedere, quello che ci turbava e consumava con furia cieca erano le persone che facevano soffrire e offendevano gli angeli in cielo, che portavano vestiti sbagliati e ci scaricavano addosso per forza le loro caratteristiche intollerabili, persone che da un dio giusto avrebbero meritato solo dolore e disprezzo perché erano insulse, prive di poesia, inesorabilmente tenaci e insensibili al gesto grandioso.
Continuo però a non trovare tutto ciò divertente, anzi, molto triste.


martedì 23 agosto 2011

I libri dei vacanzieri

In estate si legge di più, ma questo non vale per l'Italia «a dimostrazione che la classica scusa del “vorrei ma non ho tempo” non serve perché si legge poco anche durante le ferie», come riportato in questo articolo. I pochi lettori italiani, sempre di meno secondo questa ricerca, amano i romanzi e sono in crescita gli estimatori dei libri fantasy.
Io ho scoperto che leggo quanto un inglese, ho creduto per un attimo di essere una norvegese e poi anche una tedesca, ma sono e rimango un'italiana perché leggo principalmente romanzi e, soprattutto in vacanza, divoro riviste e giornali.
Così tra un “Vanity Fair”, un “Glamour” e un “Donna Moderna” ho letto quello che credevo essere un giallo ma ho scoperto essermi sbagliata, un romanzo che pensavo mi facesse ridere e invece mi ha un po' intristita, un saggio che mi ha confermato quanto speciali siamo noi donne e Il Romanzo, quello con le maiuscole, che ti ruba testa, cuore, ti chiude lo stomaco e ti viene a trovare anche nei sogni. Sono tornata e non vedo l'ora di condividere con voi le mie letture estive e tante nuove idee che spero vi piaceranno.
E le vostre letture, di che nazionalità sono state quest'estate?


mercoledì 17 agosto 2011

Mare e Monti



Finora le mie vacanze hanno avuto il profumo dell'erba, il suono dei passi sui sentieri di montagna, il silenzio interrotto dagli insetti, il sapore inimitabile di un panino arrivati in cima alla vetta e lo sguardo pieno di infinito.

Ma se la mia meta fosse stata una città, avrei portato con me questo diario di viaggio.

Passo per lasciarvi un saluto al volo. Il tempo di posare gli zaini, sfilare le pedule, indossare costume ed infradito. A sorpresa, domani si va al mare...
Torno presto, a raccontarvi le mie letture mare e monti!



domenica 7 agosto 2011

D'Estate


Le cavallette sole
sorridono in mezzo alla gramigna gialla.
I moscerini danzano al sole
trema uno stelo sotto una farfalla.
Giovanni Pascoli

E' tempo di partire.
A presto, Francesca


giovedì 4 agosto 2011

Il mio editore

Ho comprato “Il mio editore” di Jean Echenoz (Adelphi) perché ho letto in una recensione che mi avrebbe trasportato dentro l'appassionante e misterioso rapporto che si crea tra uno scrittore e il suo editore. L'editore in questione è Jérome Lindon delle Editions de Minuit, lo scopritore di Samuel Beckett. Doveva essere complicato lavorarci insieme eppure, allo stesso tempo, nel ritratto che Echenoz compone in questo libro, ne esce fuori un personaggio dispotico ma molto spassoso, soprattutto se non siamo stati noi ad aver a che fare con lui!

Da giovane immaginavo che un editore sostenesse un autore, lo assistesse nei suoi tormenti, passeggiasse con lui per i giardini del Luxembourg discutendo gravemente del ruolo di un personaggio, dell'articolazione di due capitoli e simili questioni. Con Jérome Lindon mi sono ben presto reso conto che un editore ha altro da fare, quanto meno lui... L'unica volta che mi arrischio a consultarlo su un problema in apparenza insolubile che mi si presenta in un romanzo, subito si irrigidisce e addirittura, anziché dirmi evasivamente che me la caverò, che troverò una soluzione, tanto per liquidare la faccenda, mi fa capire che in effetti non ho alcuna speranza di venirne fuori, giusto perché sia chiaro che non devo rompergli le scatole coi miei miseri assilli.

L'unico vero grande dispiacere di questa lettura è la sua brevità, solo 30 misere pagine. Una volta che si inizia a leggere, si ha voglia di saperne molto di più sul lavoro dell'editore in generale e conoscere meglio Lindon in particolare. Echenoz avrebbe potuto sforzarsi un po' di più!

Ti trovi di fronte a una pagina, magari anche a una sola frase, e hai la sensazione che sia bella. E poi hai anche la sensazione che forse, come editore, potrai servire quell'opera come merita.
Jérome Lindon


lunedì 1 agosto 2011

And the winner is...

Finalmente è arrivato il giorno del sorteggio per il mio primo giveaway. Ed è con emozione che annuncio che la vincitrice è:



Congratulazioni Nina! Spero che la vincita ti regali un sorriso in questa giornata un po' no...
Scrivimi a leparoleverranno@libero.it l'indirizzo a cui inviare il libro e la lettera.
A tutte le altre: grazie di aver partecipato e non demordete, ho già in mente altri due giveaway. Stay tuned!