giovedì 31 maggio 2012

Preghiera


Ci sono pensieri che sono preghiere. Ci sono momenti in cui, qualunque sia l'atteggiamento del corpo, l'anima è in ginocchio.

Victor Hugo


martedì 29 maggio 2012

Link a Book 3



Il lavoro alberga perenne nei nostri pensieri. Quando non c’è, l'assillo dell’assenza è un gorgo che inghiotte. Quando c’è, spesso è una presenza ingombrante, un ospite non gradito fin tra le mura di casa. Almeno in pausa pranzo, un po’ di colore…
Questo libro, per sentirsi meno soli, e questa lunch-box per rallegrare i nostri pasti.

domenica 27 maggio 2012

Nota armonica

Devo ringraziare mio fratello che, ogni tanto, riesce a convincermi ad abbandonare i binari sicuri delle mie letture e mi spinge ad avventurarmi in strade a me sconosciute. E' merito suo la mia lettura di “Interpretazione e creatività”; una sorta di intervista/conversazione tra l'attore e regista di teatro Toni Servillo e il giornalista Gianfranco Capitta.
Grazie a questo libro ho scoperto di avere una conoscenza superficiale di quello che significhi fare teatro. Di solito mi ci reco per andare ad assistere alla mia grande passione, la danza, più raramente un'opera teatrale. Se della prima, grazie anche a una “pratica” a livello amatoriale, ho avuto modo di farne una certa esperienza, per quanto riguarda la recitazione ho scoperto di non essermi mai davvero soffermata a riflettere e pensare su come funzioni.
Durante gli studi universitari ho letto parecchi testi teatrali, ma in questo caso ad avere il massimo rilievo era l'analisi del testo; la parte recitativa non veniva mai presa in considerazione e mi sono resa conto che la nozione che ne avevo era quella che mi aveva passato il cinema: imparare le battute a memoria, prove su prove fino al raggiungimento della perfezione, messa in scena.
Ma il cinema è una cosa, il teatro è un'altra; come dice Servillo: «Il cinema è del regista, il teatro è degli attori». Lui li paragona a gli strumenti di un'orchestra, che devono suonare insieme in armonia ma, nonostante le numerose prove, ogni esecuzione sarà diversa da quella precedente perché: «Il teatro è il frutto dell'incontro tra il testo, l'attore e il pubblico». Ecco una cosa che non avevo mai preso in considerazione: l'incontro con il testo. Un attore non si limita a imparare a memoria le battute, ma “legge” il testo, lo fa suo, una sua versione da consegnare al pubblico.

Il pubblico capisce perfettamente il modo in cui trattiamo il testo. Dal modo in cui lo esprimiamo capisce come lo trattiamo, dal modo in cui lo trattiamo capisce l'opinione che ne abbiamo... Nella mia lettura l'atteggiamento nei confronti del testo è comunicato esplicitamente al pubblico. Si tratta di un atteggiamento emotivo, che per il pubblico sta a significare l'idea che mi sono fatto di quel testo. E, ancora più, l'idea che me ne sto facendo mentre lo esprimo.

Credo che uno degli elementi fondamentali di una interpretazione creativa sia quello di fermarsi alla soglia del suggerimento. Suggerire qualcosa significa proprio condividere un pensiero in atto tra chi propone, il testo che sta in mezzo, e il pubblico che riceve... Il suggerimento alimenta una risonanza nel testo, quasi degli “armonici”: l'armonico, infatti, è quella nota che viene presa su uno strumento con una determinata tecnica che esprime l'incertezza che sta tra due note, cioè la possibilità che una nota mandi due suoni diversi.
Dovrò ricordarmelo la prossimo volta che andrò a teatro, di fare attenzione, di non lasciarmi sfuggire la nota.


giovedì 24 maggio 2012

Le parole addosso 14

La mia buca delle lettere langue. Se possedessi un cellulare di ultima generazione, non mi dispiacerebbe averne uno così in borsa. Per fare finta che gli sms siano delle care e vecchie lettere…


(via Nordstrom)
A proposito di cartoline, se vi piace ancora scriverne, vi invito a partecipare al baratto proposto da ToWriteDown. In cambio potreste ricevere un libro!


martedì 22 maggio 2012

Do the Write Thing

Ho quaderni su quaderni dove ricopio, trascrivo, riporto frasi e brani riguardanti la scrittura quasi volessi, così facendo, carpire l'ingrediente segreto di ogni scrittore. In questo modo è nata l'idea di ospitare qui, sul mio blog, chi nella cucina della scrittura ci lavora quotidianamente, dove cuochi-scrittori ogni volta diversi condivideranno con noi le loro ricette. Buon appetito a tutti!



 
Ad inaugurare, quella che spero diventi una piacevole consuetudine, è Ilaria del blogFrollini a colazione” autrice, col nome de plum Sandra Faè, dell'omonimo libro pubblicato da Excogita Editore. Grazie per aver accettato con entusiasmo la mia proposta e benvenuta!
Un mese è mezzo fa circa, sono stata colpita da un forte dolore al braccio sinistro, drammatica come sono ho subito pensato "mi sta venendo un infarto!" L'infarto non è arrivato, ma non è passato neppure il male (stiamo approfondendo, è un problema di cervicale) e una sera ho dovuto smettere si scrivere al pc da tanto era insopportabile. Ho pensato che non potevano farmi (anche) questo: portarmi via la scrittura.

venerdì 18 maggio 2012

Vendetta Tremenda Vendetta

Chi, dopo aver subito un torto, non ha mai desiderato prendersi una rivincita? Non vi capita mai di sognare di avere l’occasione per fargliela pagare? O anche solo di avere la risposta giusta al momento giusto, quelle freddure da lasciare senza fiato chi vi sta di fronte e che lo mandano via con la coda tra le gambe? Ovviamente con garbo ed eleganza. Non so quanto tempo ho sprecato, dopo un’ingiustizia o una scortesia, a ripassare mentalmente un dialogo che nella realtà non è mai avvenuto. Se solo si potesse tornare indietro, se solo ci fosse data la possibilità di dirgliene quattro, se solo potessimo presentarci davanti ai nostri detrattori in tutto il nostro fulgore e successo a dargli una bella lezione. Non vi piacerebbe vi fosse data questa possibilità?
E qual è il sogno di tutti gli scrittori che sono passati attraverso numerosi rifiuti prima di vedere pubblicato il proprio manoscritto? Rifiutare a loro volta!
Nel 1975 il libro di Norman Maclean, dopo essere stato inizialmente accettato dall’editore Alfred A. Knopf, fu ritenuto non adatto alla pubblicazione. Fu successivamente pubblicato, con successo, dalla University of Chicago Press. Nel 1981 un editor della Knopf scrisse a Maclean manifestando interesse per il suo prossimo libro. Fu così che per quest’ultimo, scrivendo una lettera di risposta, il sogno di ogni autore rifiutato divenne realtà.

One of the best things I ever wrote [...] I really told those bastards off. What a pleasure! What a pleasure! Right into my hands! Probably the only dream I ever had in life that came completely true.

Qui di seguito un brano della lettera:

Dear Mr. Elliott,
…The dream of every rejected author must be to see please-can't-we-see-your-next-manuscript letters standing in piles on his desk, all coming from publishing companies that rejected his previous manuscript, especially from the more pompous of the fatted cows grazing contentedly in the publishing field. I am sure that, under the influence of those dreams, some of the finest fuck-you prose in the English language has been composed…
I can now only weakly say this: if the situation ever arose when Alfred A. Knopf was the only publishing house remaining in the world and I was the sole remaining author, that would mark the end of the world of books.
Very sincerely,

Norman Maclean

Mia traduzione:

Egregio Sig. Elliott,
…Il sogno di ogni autore rifiutato è quello di vedere sulla propria scrivania una pila di lettere che esprimono il desiderio di poter leggere il suo prossimo manoscritto, tutte provenienti da case editrici che avevano rifiutato quello precedente, specialmente dalle più tronfie tra le vacche grasse che pascolano con soddisfazione nel campo editoriale. Sono sicuro che, sotto l’influenza di quei sogni, sono stati scritti tra i più raffinatissimi fottiti in prosa…
Posso ora dire debolmente questo: se mai dovesse presentarsi l’occasione che Alfred A. Knopf sia l’unica casa editrice rimasta nel mondo e io fossi l’unico autore, questo segnerebbe la fine del mondo dei libri.
Sinceramente suo,
Norman Maclean

L’articolo completo qui. (via Letters of Note) 


mercoledì 16 maggio 2012

Cheers!

Finalmente è arrivato il sole e, con lui, la voglia di stare all’aperto, di indugiare ai suoi caldi raggi, sorseggiando una bibita fresca.
Le lettere, ovviamente, non possono mancare…



Formine per il ghiaccio (Muji); Bicchiere (Zo_loft)

lunedì 14 maggio 2012

Il Salone degli Incontri

Quello di quest'anno è stato il Salone degli Incontri.
Con i libri per cominciare. Con calma, come un ape che si posa di fiore in fiore, ho visitato stand, letto infinite quarte di copertina, mi sono lasciata catturare da titoli e immagini, ho ascoltato paziente tutti coloro che desideravano raccontarmi dei libri esposti, mi sono sentita chiedere spesso e volentieri “che genere ti piace leggere” e ho aspettato curiosa di sentire quali storie mi avrebbero offerto in cambio. Non ho smesso fino a quando gambe e schiena mi hanno chiesto pietà.
E poi, poi è arrivata la ciliegina sulla torta. Inattesa, ce n'era anche una seconda. Entrambe blogger, entrambe scrittrici e, soprattutto, come me amanti dei libri. Un vuoto ha fatto incrociare le nostre strade nel mondo virtuale, l'amore per la lettura ha fatto sì che ci incontrassimo di persona. Ho incontrato una forza della natura, come un'onda del mare mi ha travolta e quando sono riemersa ho scoperto che mi aveva lasciato in dono il sorriso, l'entusiasmo e un consiglio. Ho incontrato un profumo d'oriente, un ciondolo indiano, pace e calma, un silenzio che sarei stata ad ascoltare per ore.
Quello di quest'anno è stato il Salone degli Incontri. Ed è stato bellissimo.

venerdì 11 maggio 2012

Indigestione 2

La cosa peggiore, per me, è il Salone del Libro. Quelle migliaia di autori morti o viventi, quei milioni di volumi che non ho letto. Mi basta guardarli per farne indigestione.

Annie François
Lo scorso anno era andata così, domani scoprirò come sarà questa edizione del Salone del Libro di Torino.

mercoledì 9 maggio 2012

L'amore è la differenza

Cercavo un libro ambientato a Barcellona, così mi sono recata in libreria e ho lasciato che fosse il destino a scegliere per me. Quando mi sono trovata tra le mani “Via delle Camelie” di Mercè Rodoreda mi sono lasciata convincere dai seguenti motivi.
Un libro di sole 200 pagine in edizione economica non è un aspetto da sottovalutare quando si viaggia con una compagnia aerea low-cost e non si possiede un e-reader.
La protagonista viene trovata da neonata abbandonata davanti a un giardino, in Via delle Camelie, con il nome scritto su un foglietto appuntato sul bavaglino. Ho pensato che con un inizio così, questa bambina avrebbe sicuramente avuto una vita avventurosa e altrettanto sarebbe stata la lettura.
Sempre nella breve trama in quarta di copertina, anticipano che la protagonista, Cecìlia, cammina per le strade di Barcellona in una continua ricerca. Proprio il tipo di libro che volevo, che mi facesse “vedere” la città e proprio quello che ho fatto io a Barcellona: camminato, camminato, fino allo sfinimento.
Nella breve biografia della scrittrice indicano invece che è la più letta e tradotta della letteratura catalana e che è paragonata, per lo stile e l'efficacia descrittiva, a Virginia Woolf. BINGO!
A tratti è vero, il modo di scrivere di Mercè Rodoreda può ricordare molto lo stile della Woolf, forse non ha la sua stessa eleganza e, sicuramente, quest'ultima non mi ha mai trasmesso così tanta angoscia, non mi ha mai fatto così tanta paura. Perché se è vero che Cecìlia ha una vita avventurosa come avevo immaginato, non ho considerato il fatto che è altrettanto vero che lei era stata abbandonata e che questo trauma iniziale le condizionerà tutta la vita. Così come le sue interminabili e giornaliere passeggiate mi hanno sì fatto “vedere” la città, ma accompagnata sempre da un senso di angoscia, solitudine, disperazione e anche squallore.
All'inizio pensavo la lettura non mi stesse piacendo, non era il tipo di libro che avrei desiderato portare con me in una vacanza, cercavo qualcosa di lieve e di più allegro. Ma poi il libro ha incominciato a venirmi a trovare anche nel sonno, a disturbarlo con sogni strani o addirittura incubi e allora ho capito che stava smuovendo qualcosa dentro di me, che toccava delle corde, che mi stava parlando.
Mi sono ritrovata e riconosciuta nel suo vagare, nel suo bisogno di camminare, senza meta, in questa eterna ricerca di qualcosa, o forse come unico modo che conosciamo per mettere a tacere quello che si agita dentro di noi. Cecìlia aveva un vuoto che desiderava colmare, il suo costante bisogno di affetto e protezione. Io vago alla ricerca dell'amore. L'amore per me stessa.

mi sembrava che l'amore fosse la differenza che c'è in tutto quello che è uguale,...

lunedì 7 maggio 2012

Pagine al vento


A Barcellona ci sono palazzi che sembrano pagine di libri sfogliate dal vento.



sabato 5 maggio 2012

Enamòcciate!

In bella mostra in tutte le librerie di Barcellona...



Proprio da enamocciarsi...

giovedì 3 maggio 2012

Leggera a Parigi

A fare da contorno al matrimonio tra Hemingway e Hadley, di cui vi ho parlato in un post precedente, c'è la Parigi del dopo guerra, quella dei caffè e delle serate a tirar tardi tra vino, assenzio e fumo di sigaretta. Quella che ha visto la nascita di riviste e case editrici e la cui vita letteraria era animata dagli immigrati americani. La Parigi di Gertruide Stein, Sylvia Beach, James Joyce, Ezra Pound, Ford Madox Ford, John Dos Passos e Scott Fitzgerlad. Quella che ho conosciuto attraverso questi libri:

Fiesta mobile” di Ernest Hemingway; in parte ambientato a Parigi e ispirato proprio agli amici e compagni di avventure di quel periodo. Quando uscì il passatempo preferito fu proprio cercare di indovinare chi fosse chi nel libro (la grande assente fu proprio Hadley, la moglie di Hemingway).

Shakespeare&Co” di Sylvia Beach; la famosa libreria di Parigi punto di ritrovo di molti degli scrittori che ho nominato poco sopra. C'è ancora a Parigi e se vi capita, andate a vederla, merita davvero (e non siate timidi come me e chiedete di poter fotografare l'interno).

Rue de L'Odeon” di Adrienne Monnier; è il libro che mi ha accompagnato durante il mio viaggio a Parigi un paio di anni fa. Adrienne è stata per moltissimi anni la proprietaria della libreria “La Maison des Amis des Livres” e, insieme a Sylvia Beach, ha animato la scena culturale del dopo guerra.


martedì 1 maggio 2012

Will be read


Avete un luogo particolare dove tenete i libri ancora da leggere? I miei volumi in attesa di essere ancora letti occupano ben tre ripiani della mia libreria. Se non siete persone molto, troppo precise come la sottoscritta, questa libreria potrebbe aiutarvi a fare un po' di ordine.

(via Book Riot)