domenica 30 settembre 2012

Donne che corrono coi lupi

Volevo scrivervi di “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés, il libro di cui vi avevo accennato qui. Sono parecchi giorni che ho finito di leggerlo, nel frattempo ne ho già letto un altro, ma ho difficoltà a mettere in ordine i pensieri, le sensazioni, gli spunti che mi ha regalato questa lettura.
Questa mattina ho preso il libro tra le mani; lo sfogliavo e mi soffermavo a rileggere le parti che avevo sottolineato, ho iniziato a ricopiarne alcune, altre le ho evidenziate, ho inserito dei post-it e senza che me ne accorgessi si è fatta ora di pranzo. Non ero neanche a metà del libro.
Mi limiterò a dirvi questo: leggetelo. Tutte le donne dovrebbero leggerlo. Anche se all'inizio farete fatica perché è scritto in un linguaggio strano. Anche se alcune storie e alcuni termini possono sembrare un po' troppo fantasiosi, ridicoli e vi fanno sorridere. Proseguite nella lettura anche se vi sembrerà dirvi cose scontate, ovvie e semplicistiche. Continuate fino alla fine, anche se siete dubbiose e scettiche, anche se avete l'impressione che non vi stia “parlando”, anche se lo trovate lungo e interminabile. E prendete appunti, sottolineate, evidenziate, scrivete i vostri pensieri e impressioni.
Un giorno, una domenica mattina vi capiterà, come è successo a me oggi, di aprire per caso il vostro diario (se ne tenete uno, e se non lo fate, fatelo!), di leggerne una pagina e di restare senza fiato per la chiarezza, la semplicità, quasi la facilità con cui avete visto chiaro in voi stesse, con cui vi siete lette dentro. Vi troverete come me a domandarvi “Ma quando l'ho scritto?”. E scoprirete che è stato mentre leggevate “Donne che corrono coi lupi”.

martedì 25 settembre 2012

Le parole addosso 18


A sentire le previsioni del tempo l’Italia è divisa in due. Al sud è ancora piena estate, al nord è arrivato il freddo. A Torino davano pioggia tutta la settimana; oggi, per fortuna, le nuvole non si sono ancora messe all’opera, chissà che stasera io non riesca, dopo la pausa estiva, a riprendere ad andare a correre.
Prosegue però l’operazione anti-freddo iniziata qualche tempo fa qui. Dopo aver creato l’atmosfera giusta in casa, è giunta l’ora di indossare qualcosa di più caldo. Personalmente patisco molto il freddo ai piedi e, guarda che coincidenza, ho una passione smodata per le calze! Al punto che, mi vergogno un po’ a scriverlo, ho grosse difficoltà a separarmi da un paio di calze, anche se sono diventate vergognose da indossare.
Non sarebbero perfette quelle nella foto per fare due passi in libreria?

(via BookRiot)


lunedì 24 settembre 2012

National Punctuation Day


Che tipo di rapporto avete con la punteggiatura? Ne fate un uso disinvolto? Oppure ne abusate in modo sconsiderato? Padroneggiate con sicurezza le regole dell'ortografia o i dubbi vi dilaniano?
Il punto esclamativo per me è come il prezzemolo e confesso che tendo ad esagerare con i punti di sospensione, a differenza del punto e virgola, di cui non so mai bene che farmene. Spesso mi ripeto che dovrei riprendere in mano il libro di grammatica e dare una bella ripassata generale.
Oggi potrebbe essere il giorno giusto per incominciare, perché oggi è il National Punctuation Day. Qui trovate alcuni suggerimenti per come trascorrere questa giornata dedicata alla tanto bistrattata punteggiatura. Oltre a ripassare le regole e cercare di fare amicizia con il punto e virgola, io credo ne approfitterò per concedere un po' di riposo al punto esclamativo!


domenica 23 settembre 2012

Una poesia di torta


Sabato scorso mio marito ed io siamo stati a un matrimonio in Abruzzo. Ne abbiamo approfittato per regalarci un'ulteriore settimana di vacanza, ecco spiegata la mia assenza di quest'ultima settimana.
Tra non molto sarà il nostro terzo anniversario di matrimonio, sono quindi in quella fase dove è bello immergersi nei ricordi, e la cerimonia di sabato mi ha aiutato a riviverli. Scontato scrivere che alcuni particolari della nostra festa erano legati alla passione comune per la lettura: dalle matite segna-posto ai tavoli che portavano i nomi dei nostri scrittori preferiti.
Quando ho scovato la foto di questa torta, decorata con alcuni versi di una poesia, ho pensato che sarebbe stata perfetta per completare il nostro matrimonio “libresco”.
E voi, avete avuto un matrimonio a tema o vi piacerebbe averne uno? Quale scegliereste?

(Immagine via People)

venerdì 14 settembre 2012

You have to be better than me

Sempre in merito al dibattito sulle recensioni, qui di seguito lo stralcio di un post molto provocatorio dal blog “Three Guys One Book”.
Concern in the media community always seems to be in getting non-readers to read. But if publishers would place stress on serving dedicated readers better, they would make more progress on encouraging literacy and book buying.
I’m afraid I’m cynical enough to believe that publishers are in their comfort zone with non-readers because they are not a threat to media hierarchies. It’s wonderful to lead non-readers into the light. But what do you do with reading fans who have already seen the light? I think they make publishers uncomfortable because they can know more about the books than most publishing employees.
Isn’t the possession of knowledge…power? What happens when a blogger, who knows their favorite writers as if they were members of their own family, encounters marketing managers who have never read them but are charged with promoting them?
If someone is paid by a newspaper to write a book review, that review had better have a higher quality of insight than I can provide for free. Often, it doesn’t.
We are not seeing an extinction of the critical evaluation of literature but an evolution into a more wide open country where any reader who cares can find a wealth of critical opinion.  Some by paid professionals, some by unpaid bloggers... To professional reviewers I’ll say: “You have to be better than me. You must be. If you’re not, don’t expect any respect.”
Enthusiasm is contagious. Why don’t publishers understand? The best way to encourage the reading habit is to market to the fans, not to the blinking multitude who are waiting to be shown what they should care about.
La versione complete la trovate qui.
Una mia traduzione molto letterale:
La preoccupazione principale nella comunità dei mezzi di comunicazione sembra essere sempre quella di spingere i non-lettori a leggere. Ma se gli editori rivolgessero i loro sforzi nel servire meglio i lettori devoti, farebbero molti progressi nell’incoraggiare l’acquisto di libri.
Mi dispiace ma sono cinico abbastanza nel pensare che gli editori sono nella loro zona di conforto con i non-lettori perché non sono una minaccia per la gerarchia dei media. E’ meraviglioso portare i non-lettori alla luce. Ma che cosa fate con i seguaci della lettura che hanno già visto la luce? Io penso che mettano gli editori in difficoltà perché possono essere più informati sui libri rispetto a molti impiegati del mondo editoriale.
Non è forse il possesso di conoscenza un.. potere? Che cosa succede quando un blogger, che conosce i suoi scrittori preferiti come se fossero membri della propria famiglia, incontra un manager del marketing che non li ha mai letti ma è incaricato della loro promozione?
Se qualcuno è pagato da un giornale per scrivere la recensione di un libro, quella recensione dovrebbe avere una maggiore qualità di penetrazione di quella che io potrei offrire gratis. Spesso, non ce l’ha.
Non stiamo vedendo l’estinzione della valutazione critica della letteratura ma un’evoluzione all’interno di un ben più ampio territorio dove ogni lettore interessato può trovare una maggiore varietà di opinioni critiche. Alcune da parte di professionisti a pagamento, alcune da blogger non retribuiti… Ai recensori di professione io dico: “Dovresti essere più bravo di me. Devi. Se non lo sei, non aspettarti nessun rispetto.”
L’entusiasmo è contagioso. Perché gli editori non lo capiscono? Il miglior modo per incoraggiare l’abitudine alla lettura è di commercializzarla ai tifosi, non alla moltitudine abbagliata che aspetta che gli venga mostrato che cosa gli deve stare a cuore.

mercoledì 12 settembre 2012

Lo scandalo della stagione

C'è maretta nel Web in queste ultime settimane. Tutto ha avuto inizio con alcune scottanti confessioni: Stephen Leather, autore inglese di thriller, ha ammesso di aver usato identità false per promuovere il suo lavoro su internet. John Locke, autore americano, ha rivelato di aver pagato per delle recensioni positive sui suoi libri e R. J. Ellory ha confessato di aver “postato” commenti adulanti sulle sue opere e di aver usato identità false per attaccare altri autori, considerati suoi rivali.
La maggior parte dei commenti a queste notizie si sono concentrati sull'annosa questione delle recensioni, soprattutto quelle su internet, sulla loro validità e autorevolezza e sul problema che può derivare dall'anonimato o dalle false identità.
La mia prima reazione è stata un po' cinica. Ho pensato che, in fondo, anche se spesso si fa fatica ad ammetterlo, quello dei libri è un mercato come un altro, dove l'unico scopo è il guadagno e che non mi stupisce, quindi, ci siano persone disposte a tutto pur di aumentare le vendite.
In un secondo tempo il mio pensiero si è rivolto verso questi scrittori rei confessi e ho provato una profonda tristezza nei loro confronti. Mi sono domandata perché pubblicare un libro in cui loro stessi sono i primi a non credere? Ma forse sono troppo ingenua e romantica e la questione è sicuramente molto più complessa. Infatti sto continuando a rifletterci sopra ed è probabile che ritorni sull'argomento, ma sarei curiosa di sapere cosa ne pensate voi in merito. Su che cosa vi basate per l'acquisto dei vostri libri: blog, riviste, quotidiani, passa parola?
Qui di seguito, una piccola rassegna stampa:

Un blogger riassume e dice la sua su The Name Less Horror, un articolo sulle recensioni a pagamento sul NYTimes, lo smascheramento di Ellory su Finzioni, e una lettera aperta di 49 scrittori sul Telegraph.

lunedì 10 settembre 2012

Un quaderno su cui annotare

Lunedì, 4 agosto

In attesa di comprare un quaderno nel quale annotare le mie impressioni,...

Virginia Woolf

Inizia così il “Diario di una scrittrice” di Virginia Woolf e mi piace immaginare che anche lei, un po' come la maggior parte di noi, pensasse alla fine dell'estate come il momento dei nuovi inizi, tra cui quello di un nuovo quaderno su cui scrivere.
Non vi ho mai nascosto la mia passione per i quaderni. Ne possiedo molti: uno dove trascrivo titolo e autore di tutti i libri che leggo, con tanto di data per ricordarmi anche quando l'ho letto; uno dove riporto meticolosamente brani e citazioni; quello sempre più fitto contenente la lista dei “to read”, e che soddisfazione spuntarne uno dall'elenco!; un altro ancora dedicato a idee, spunti, articoli e poi Il Diario, il quaderno riservato ai miei pensieri più intimi. Ne possiedo molti altri, tutti in attesa che io decida a quale scopo immolare le loro candide pagine.
Ma, così come succede per i libri, da vera ingorda possederne già molti, tra cui alcuni ancora intonsi, non mi impedisce di desiderarne e comprarne altri ancora. Gli ultimi quaderni che ho scoperto sono talmente belli e opera di una blogger così simpatica che ho pensato di cogliere due piccioni con una fava: farvi conoscere il suo blog “Zelda was a writer” e i suoi originali taccuini, "Les Cahiers du Bonheur".


 
Qui potete leggere direttamente dalle sue parole la storia di come sono nati, ma vi consiglio di leggere anche il resto del blog, per ammirare le sue foto, il suo entusiasmo e la sua fantasia.
E poi fatemi sapere quale dei taccuini voi prendereste, perché io non so decidermi, li vorrei tutti!

venerdì 7 settembre 2012

Cose che succedono

ATTENZIONE! Questo post contiene spoiler: se non avete idea di come finisca “Anna Karenina” non proseguite nella lettura.

Cose che succedono leggendo “Anna Karenina”:

- Dimenticarsi di averlo già letto -
Uno dei miei numerosi quaderni è dedicato alla precisa registrazione in ordine alfabetico di tutti i libri che leggo. Forse non lo consulto abbastanza spesso, altrimenti avrei scoperto che la mia non è stata una lettura, ma una rilettura. Anche se il fatto che non avessi alcun ricordo in merito al libro mi fa pensare che rilettura non sia il termine corretto…
- Dimenticarsi chi è la protagonista –
Il titolo del libro sarebbe potuto venire in mio soccorso, ma la verità è che io mi sono ritrovata molto più interessata alla vicende di Levin e Kitty che a quelle di Anna e Vronskij. Al punto da provare un leggero fastidio quando un capitolo si interrompeva per dedicarsi a quest’ultimi e non ai primi. Al punto di ritrovarmi a pensare “Quand’è che questa si butta sotto il treno?”, così da potere dedicare la mia attenzione solo a loro.
- Provare vergogna –
Perché i primi due punti di questo elenco significano solo una cosa: io e Tolstoj non quagliamo, e trattandosi di un classico della letteratura sono subito portata a pensare che la colpa sia mia.
E’ stato un po’ come uscire con il figo della scuola, quello di cui tutte non fanno altro che parlare e sospirare; tu finalmente sei lì, da sola con lui e scopri che vorresti essere altrove. Non ti annoia, i capitoli sono brevi, la lettura scorre veloce (anche se il carattere in cui stampato è veramente piccolo e le 800 pagine sono sempre 800 pagine) ma della storia d’amore tra Anna e Vronskij non te ne può fregare di meno. In chiave moderna Anna potrebbe essere la tipica donna (o anche uomo, non ha importanza) indecisa che vorrebbe sia l’uovo che la gallina, che alla fine è messa di fronte a una scelta e poi piange sul latte versato. Lo so, in realtà è la storia di una donna che scopre per la prima volta cos’è il vero amore e soprattutto la passione, e io dovrei provare un po’ di compassione per una donna incompresa e sola, abbandonata da una società che dà importanza solo alle convenzioni e isola chi non è disposto a soccombere, bla bla bla… Ma niente, non mi sono sentita coinvolta neanche un po’.
Sono consapevole che la mia sia un’analisi un po’ superficiale, ma questo post lo sto scrivendo principalmente per me, per non rischiare di leggere “Anna karenina” una terza volta!

P.S. Solo ieri ho scoperto che è stata girata l’ennesima versione cinematografica del libro, con attori del calibro di Keira Knightley e Jude Law. Ancora prima di vederlo avrei delle considerazioni da fare, ma aspetterò… Nell’attesa, e se avete voglia di fare un po’ di esercizio di inglese, qui potete leggere l’intervista allo sceneggiatore Tom Stoppard.

giovedì 6 settembre 2012

Calore

Questi giorni di pioggia, che ci hanno regalato un assaggio di autunno, mi hanno fatto capire di non essere ancora pronta a dire addio all'estate, che temo il cambio di stagione (sì, perché no, anche quello dell'armadio!).
Non ho voglia di patire il freddo, che in quanto molto freddolosa mi obbliga a seppellire la mia femminilità sotto maglioni pesanti, pantaloni spessi, calzettoni. Il freddo che mi spinge a rintanarmi ancora di più in casa, che mi rallenta, mi assopisce; e lo stesso fa il buio, per me la quasi perenne oscurità, perché lo trovo ad attendermi la mattina quando esco per andare al lavoro ed lì, ad aspettarmi, quando ritorno a casa.
Così i buoni propositi che inevitabilmente si fanno a settembre, al ritorno dalle vacanze, hanno fatto un po' a cazzotti con una natura che invece si prepara a fermarsi, che è pronta per il riposo non per l'azione.
E' necessario però trovare un compromesso, imparare ad apprezzare quello che ogni singola stagione ha di speciale e di diverso, approfittare in qualche modo per fare ora quello che fino a pochi giorni prima sarebbe stato impensabile. Lunedì, complice anche un'occasione speciale, ho lasciato che fossero le candele ad illuminare la mia casa, accogliendo con gioia il loro calore, che non è lo stesso dell'afa di agosto. E questa candela sarebbe stata perfetta per scaldare anima e corpo:



E voi? Quali trucchi avete per “esorcizzare” il freddo e il brutto tempo?


lunedì 3 settembre 2012

Una matita in tasca

Dopo quella sera, dovunque andassi incominciai a portare con me una matita. Mi abituai a non uscire mai di casa senza essermi accertato di avere una matita in tasca. Non che avessi progetti definiti a proposito di quella matita, ma non volevo più farmi sorprendere. Ero già stato colto impreparato una volta, e non avrei permesso che succedesse di nuovo.
Se non altro, gli anni mi hanno insegnato questo: se hai una matita in tasca, ci sono buone probabilità che un giorno o l'altro ti venga la tentazione di usarla.
Come mi piace dire ai miei figli, fu così che diventai uno scrittore.

Paul Auster


sabato 1 settembre 2012

Instagram Addicted

Proprio così, drogata di Instagram. Mi vergogno a confessare che più di una volta durante le vacanze mi sono sentita redarguire con un: “Ancora con questo cellulare in mano?!”.
E' forse colpa mia se è pieno di foto bellissime? Se sconosciuti di tutto il mondo riescono, con una semplice immagine, a farmi viaggiare, sognare, sorridere, meravigliare, commuovere? Soprattutto a farmi rosicare dall'invidia, perché vorrei essere altrettanto brava?
E' poco più di un mese che sono su Instagram e ho pensato fosse un'idea carina condividere con voi anche questo nuovo aspetto di #leparoleverranno. Non mi dispiacerebbe farlo diventare un appuntamento ricorrente, cosa ne pensate?

Le mie vacanze: