martedì 27 novembre 2012

A Sight

Mi capita spesso di leggere qualcosa e poi di salvarlo, ricopiarlo, stamparlo e perderlo di vista. Altrettanto spesso mi dimentico di segnare la fonte, mi scuso in anticipo per la mia poca precisione.
Questi brani rispuntano nei momenti più impensati, alle volte con un tempismo perfetto. E' da poco passata la giornata contro la violenza sulle donne e trovo che queste parole, da parte di un uomo, facciano molto riflettere. Ho pensato potesse essere interessante condividerle con voi e sarei molto felice di sapere la vostra opinione.

To be born a woman has to be born, within an allotted and confined space, into the keeping of men. The social presence of women is developed as a result of their ingenuity in living under such tutelage within such a limited space. But this has been at the cost of a woman's self being split into two. A woman must continually watch herself. She is almost continually accompanied by her own image of herself. Whilst she is walking across a room or whilst she is weeping at the death of her father, she can scarcely avoid envisaging herself walking or weeping. From earliest childhood she has been taught and persuaded to survey herself continually. And so she comes to consider the surveyor and the surveyed within her as the two constituent yet always distinct elements of her identity as a woman. She has to survey everything she is and everything she does because how she appears to men, is of crucial importance for what is normally thoght of as the success of her life. Her own sense of being in herself is supplanted by a sense of being appreciated as herself by another... One might simplify this by saying: men act and women appear. Men look at women. Women watch themselves being looked at. This determines not only most relations between men and women but also the relation of women to themselves. The surveyor of woman in herself is male: the surveyed female. Thus she turns herself into an object – and most particularly an object of vision: a sight.

John Berger

Tradotto letteralmente da me:

Essere nata donna significa essere nata, all'interno di uno spazio assegnato e limitato, sotto la custodia degli uomini. La presenza sociale di una donna si è sviluppata come il risultato della loro ingenuità nel vivere sotto questa tutela all'interno di uno spazio limitato. Ma questo al costo dello sdoppiamento del suo essere in due. Una donna deve costantemente osservare se stessa. E' quasi continuamente accompagnata dall'immagine che lei ha di sé stessa. Che cammini attraverso una stanza o pianga alla morte di suo padre, non può quasi evitare di immaginare se stessa camminare o piangere. Fin dalla più giovane età le è stato insegnato ed è stata persuasa di controllare continuamente sé stessa. E così è arrivata a considerare l'osservatore e l'osservato dentro di sé come due costituenti, ma ancora sempre ben distinte parti, della sua identità come donna. Lei deve osservare tutto ciò che è e tutto ciò che fa a causa di come lei appare agli uomini, perché è di importanza cruciale per quello che è normalmente considerato il successo della sua vita. Il suo senso di essere sé stessa è soppiantato dal senso di essere apprezzata come sé stessa da un' altro... uno può semplificare questo dicendo: gli uomini agiscono e le donne appaiono. Gli uomini guardano le donne. Le donne guardano loro stesse venire osservate. Questo determina non solo la maggior parte delle relazioni tra uomini e donne ma anche le relazioni delle donne con loro stesse. L'osservatore di una donna dentro di sé è uomo: l'osservato è donna. Così lei trasforma se stessa in un oggetto – e soprattutto in un oggetto di osservazione: uno spettacolo.


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