venerdì 20 dicembre 2013

Il ritorno di passi e di voci

 

Non avevo tutti i torti, un paio di post fa, nello scrivere che avrei dovuto approfittare per farvi gli auguri di Natale. In fondo mancano solo cinque giorni a Natale... Cinque giorni???
Ormai ho smesso di domandarmi ossessivamente dove va a finire il tempo, ci sono persone che sembrano avere giornate di 48 ore, a me sembra di averne sempre solo un paio a mia completa disposizione. Non posso neanche dire “ci sto lavorando” perché non è vero, diciamo che la speranza è l'ultima a morire e io spero vivamente, un giorno (non troppo lontano) di riuscire a trovare il tempo per dedicarmi un po' di più a questo posticino.
Questo luogo che in sordina ha compiuto tre anni, che ogni tanto mi regala un follower in più, un commento inaspettato e che è, comunque e sempre, nei miei pensieri. La mia stanza tutta per me, in disordine e impolverata, in cui la luce non entra da un po', avrebbe bisogno di aria fresca e, a causa della mia assenza prolungata, in alcuni momenti ho pensato di chiudere la porta e buttare via la chiave. Ma, in fondo, il pensiero della sua esistenza, del suo aspettarmi silenziosa, del suo essere pronta a darmi rifugio in ogni momento, senza dover dare giustifiche, mi conforta e mi accompagna.
Così eccomi qui, a farvi gli auguri e dirvi il mio arrivederci nel 2014. Per ora il mio cuore, i miei occhi, le mie mani sono tutti per un piccolo esserino e per le sue prime volte. Vi auguro Buon Natale e un Felice Anno Nuovo, vi auguro che siano come se fosse la prima volta... tutto nuovo.

Seduto accanto al fuoco, rifletto
Su tutto quel che ho visto,
Sulle farfalle ed i fiori dei campi
In estasi ormai da me distanti;

Penso a foglie gialle e a tele di ragno
In autunni che più non torneranno;
Alle nebbiose mattine, e al sole d'argento,
E ai miei capelli agitati dal vento.

Seduto accanto al fuoco rifletto
Al mondo che sarà,
Quando l'inverno un giorno giungerà,
Ma della primavera io non vedrò l'aspetto.

Vi sono infatti tante e tante cose,
che io purtroppo ancora non conosco:
Diversi in ogni prato ed ogni bosco
Il verde ed il profumo delle rose.

Seduto accanto al fuoco, rifletto
Ai popoli vissuti tanto tempo fa,
Ed a coloro che vedranno un mondo
Che a me per sempre ignoto resterà.

Ma mentre lì seduto rifletto
Sui tempi che fuggiron veloci,
Ascolto in ansia ed aspetto
Il ritorno di passi e di voci.

J.R.R. Tolkien


domenica 8 dicembre 2013

Tutta una vita

Due giorni fa hai compiuto sei mesi. Non so come sia possibile che sia passato già mezzo anno...


Tu sei l’attesa
Sei la sorpresa
Tu sei una sfida
Sei arrivata per cambiare tutta una vita
Sei la pazienza
La luce riflessa

Sei la verità
Tu sei la fine
Tu sei il principio
Tu sei lo spazio che mi separa da tutti i mali
C’è un oceano di motivi per essere felici
...
Quando sorridi scopro cos’è la felicità

Elisa

giovedì 21 novembre 2013

Liturgia

In un commento al posto precedente mi veniva chiesto quale libro “leggero” consiglierei tra quelli che riportavo. Ecco la mia risposta: Alessandro Baricco “Una certa idea di mondo. I migliori cinquanta libri che ho letto negli ultimi dieci anni”. Eccomi a consigliare un libro che parla di libri.

...mi va di parlare di libri in un momento in cui non sembra più così importante dirsi quali sono belli e quali no, litigarne un po', pronunciarsi. Più facile che lo si faccia coi film, o con la politica. Eppure i libri sono ancora lì, a migliaia, e continuano a declinare una civiltà di piaceri pazienti che in modo piuttosto silenzioso collabora a ridisegnare l'intelligenza e la fantasia collettive. Tutto quello che si può fare per dare evidenza a una simile liturgia mite, lo si deve fare. E allora eccomi qui a fare la mia parte.

mercoledì 13 novembre 2013

Reading List

Riflettevo tra me e me che, considerando la frequenza con cui sto scrivendo su questo blog ultimamente, potrei approfittare di questa occasione per farvi gli auguri di Natale...
A parte gli scherzi, con la speranza di trovare il tempo per farveli a ridosso delle feste e anche, se non fosse chiedere troppo, in un modo un po' più carino e originale, volevo invece condividere ora con voi i libri letti dall'inizio dell'anno ad oggi e di cui non vi ho mai parlato. Letture di cui non ho scritto non solo per una evidente carenza di tempo, ma anche perché non mi sono piaciute o le cui pagine non hanno lasciato il segno. Credo sia capitato a tutti di aver letto un libro e di non ricordare poi nulla a distanza di tempo, di aver così pensato che quel libro non dovesse essere un gran che, al punto di scordarsene; temo sia un po' grave che questo accada a distanza di pochi mesi. Ma ci sono anche libri che mi sono molto piaciuti e il non riuscire a condividerli qui sul blog è stato per me fonte di dispiacere.
Mi limiterò però a fare un semplice elenco così, se avete piacere, potete chiedermi quale vi consiglierei o sconsiglierei e condividere le vostre impressioni se anche voi ne avete letto qualcuno.

1- Alessandro Baricco “Una certa idea di mondo”
2- Paola Calvetti “Olivia. Ovvero la lista dei sogni possibili”
3- Jennifer Egan “Il tempo è un bastardo”
4- Natalia Ginzburg “Cinque romanzi brevi”
5- David Lodge “Dura, la vita dello scrittore”
6- J. R. Moehringer “Il bar delle grandi speranze”
7- Ngaio Marsh “Morte al pub”
8- Tony Parsons “Dolce attesa”
9- Katherine Pancol “Un ballo ancora”
10- Dada Rosso “Tipi torinesi”
11- Daniel N. Stern, Nadia Bruschweiler-Stern “Nascita di una madre”

E voi? Quali libri avete letto nel 2013 la cui lettura mi consigliereste caldamente?

lunedì 4 novembre 2013

La vita, ultimamente 4


Volevo raccontarvi della prima mano di rossetto che mi ero data, ma è passato troppo tempo. Dopo impegni, incombenze, un'influenza intestinale e un brutto raffreddore, il rossetto è sbavato, quasi svanito.
Quello che fatica ad andarsene è il mio vizio di programmare e pianificare, con la conseguenza di finire spesso con l'avere grosse delusioni quando scopro di non essere riuscita a rispettare le mie “tabelle di marcia”.
Ma non voglio che questo blog diventi una lagna, in realtà ho male ai muscoli della faccia a forza di sorridere.
Lascio che parlino le immagini della mia vita, ultimamente.






Sono incatenata a ciò che più amo.


lunedì 21 ottobre 2013

RED


  • Perché non ho più l'ispirazione per scrivere il blog?
  • Perché non stai facendo una mazza.
Pane al pane, vino al vino. Questo scambio di battute è avvenuto ieri sera durante la cena, dopo una domenica grigia e umida trascorsa interamente in casa. Non mi sono arrabbiata, perché so che chi mi ha risposto così non intendeva affermare che passo le mie giornate non facendo nulla. Ci sono rimasta male però. Male come sa fare la verità più ovvia e che spesso non si è in grado di riconoscere, pur avendola davanti agli occhi.
Non sto facendo una mazza, ovvero nulla, per alimentare il mio lato “creativo”, per dare un po' di concime ai miei interessi; li sto facendo appassire. E non voglio permettermi di darmi giustificazioni come “E' normale, sono appena diventata madre; non ho tempo.”
Sentirmelo dire mi ha fatto sentire trascurata e noiosa. Io non voglio essere noiosa. E' giunta l'ora che io dia un po' di rossetto alla mia anima, magari rosso. Rosso come lo spettacolo di danza a cui ho assistito sabato sera, in piedi, in un angolo, combattuta tra lo stare e l'andare a casa, con la mia bambina. Felice di essere rimasta, perché io amo la danza solo che me lo dimentico troppo facilmente, il brivido che è in grado di darmi. Felice perché quei balletti erano terribilmente donna, trasudavano femminilità a ogni fiato, a ogni passo; e sto scoprendo che mi piace, sono fiera di esserlo e adoro essere circondata da donne.

Vado a mettermi il rossetto e torno.

venerdì 11 ottobre 2013

Sei arrivato e ci sei sempre stato

Ci sono autori che ti chiedono di rallentare, che ti obbligano a seguire il loro passo, di cui devi imparare la lingua, perché improvvisamente l'italiano ti sembra una lingua straniera di cui devi cercare il significato di ogni singola parola. Sono autori che ti sfidano ad andare avanti, nonostante le difficoltà, nonostante la lentezza, che però non è mai sinonimo di noia. E tu procedi a tentoni, come se ti dovessi fermare spesso a consultare un dizionario, perché intuisci che lo sforzo ti condurrà a un nuovo orizzonte, che alla fine tutto sarà chiaro e limpido e che la bellezza del libro non è nella storia ma in come è scritta.
Forse non è un caso se il protagonista è un professore universitario che tiene un corso sul significato delle parole e che sta per pubblicare un dizionario.
Cosa volevo fare da grande … io avevo un quaderno e dentro ci finiva tutto quello che riuscivo a chiamare con il nome a cui rispondeva, con una coincidenza di carne e pelle, contenuto e contenitore.
Cosa volevo fare da grande: inscatolare la realtà nei barattoli delle parole.

Mi domando quanto di una storia finisce in un libro, … se chi consulterà il vocabolario a cui sto lavorando, quando troverà in un istante la definizione che gli sfugge potrà intuire quanto a lungo è stata rincorsa da me che l'ho catturata e scritta.
E poi un giorno, inaspettato, arriva l'amore e manda all'aria tutto l'alfabeto, inventa un nuovo linguaggio, ti mette di fronte a una pagina bianca, ti obbliga a riscrivere tutto
Mi avevano detto che il passato condiziona il futuro, ma non mi avevano detto che vale anche il contrario: il futuro riscrive il passato, come l'ultima pagina di un romanzo trasfigura tutto quello che è stato letto a tal punto che a volte è necessario rileggere.
Quell'amore nuovo, immacolato, che sembra un dono inatteso.
Non ti aspettavo”, dirai quando mi troverai sotto casa tua.
Neanch'io”
Eppure non puoi fare a meno di pensare che sia sempre esistito.
Ho cercato tra le mie vecchie fotografie, tu cerca tra le tue, dovevamo già esserci uno per l'altro, controlla lo sfondo.
Giulia Carcasi “Tutto torna”.

Ed è tornato il mio amore per le parole... sei arrivato e ci sei sempre stato.


martedì 24 settembre 2013

Il nervo scoperto

C'è che forse ho troppo tempo per pensare e poco per scrivere, così mi perdo nei meandri della mia testa, nelle sfumature, negli angoli bui e nel bagliore di alcune rivelazioni. Su di me.
Forse uno mi immagina alle prese con un unico pensiero costante: VV. Ma in realtà lei è il mio specchio, quello in cui mi rifletto tutti i giorni a tutte le ore, da cui non posso distogliere lo sguardo e che rivela cose di me. Non sono il tipo di madre che immaginavo di essere ad esempio. E vogliamo poi parlare delle mie fragilità? Dei miei difetti? Lì trovo a darmi il buongiorno non appena apro gli occhi, se non sono venuti a trovarmi nei sogni. E VV li amplifica all'ennesima potenza.
Prima potevo fare finta di niente, potevo sfuggire, sottrarmi. Ora c'è lo sguardo di VV che non mi molla un secondo. Tutti a dire “guarda come guarda sua madre” e io tremo, mi sento mancare il terreno sotto i piedi. Lei mi guarda, mi “legge dentro”, tanto per rimanere nel tema del blog, e io so che non le posso mentire, con lei non posso fingere.
Curioso che a distanza di poco tempo abbia letto due libri in cui i protagonisti, a differenza di me, siano in grado di accettarsi, pacatamente rassegnati al loro destino, seppure triste, addirittura tragico. Uomini e donne dai sentimenti complessi, ma semplici nel loro essere se stessi, che non desiderano altro da se, che non aspirano ad altri “modelli”, ad altre “vite”. Li ho osservati imboccare il sentiero tracciato dalla loro anima senza troppi affanni, senza troppi capricci.
Mi sono ritrovata a pensare in questi mesi che forse è vero che “si stava meglio quando si stava peggio”, quando le persone vivevano nel confine ristretto del paese e conoscevano un solo tipo di vita. Non avevano “grilli per la testa”, non si affannavano dietro a sogni improbabili. La tanto decantata semplicità.
Ora abbiamo i blog, Instagram, Facebook, Twitter,... Entriamo nelle vite di persone che sono dall'altra parte della terra e chi si sente irrisolto, come me, va ancora più in confusione. Quante strade, quante possibilità, quante scelte.
E poi ti nasce un figlio e mette il dito proprio lì, sul nervo scoperto.

Non esistono risposte definitive, ma continuo ad interrogarmi, perché nel gesto di pormi continuamente la domanda è contenuta la risposta.

Luigi Ghirri


mercoledì 4 settembre 2013

Creare la vita dentro la vita


Per un'amante della corrispondenza cartacea come me, trovare nella buca della posta la prima lettera indirizzata a Vittoria è stata una grossa emozione. Si tratta di una lettera di benvenuto da parte del Sindaco della città di provincia in cui vivo. Una missiva molto speciale, perché presentandola in biblioteca Vittoria riceverà in dono un libro. Mi piace l'idea che il primo cittadino si auguri che un nuovo membro della comunità diventi un lettore, quasi a sottolineare che per essere un buon cittadino è importante saper leggere, e che questa passione vada coltivata sin da piccoli.
Sul retro della lettera è riportato un brano tratto dal libro “Non siamo capaci di ascoltarli” di Paolo Crepet, un brano che raccoglie quello che vorrebbero e si augurano per Vittoria e che mi ha commossa:

Cosa hai sentito finora del mondo attraverso l'acqua e la pelle tesa della pancia di mamma? Cosa ti hanno detto le tue orecchie imperfette delle nostre paure? … Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire vuoti, né pietire uno sguardo o un'ora d'amore. Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia. Adora la tua inquietudine finché avrai forze e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili. Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio con curiosità, rispetta anche la loro paura eccessiva. Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapente lungo la linea dell'orizzonte. E tu allora porterai quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima.

lunedì 26 agosto 2013

Il giorno in cui non ho fatto altro che leggere


E poi arriva il giorno in cui ti rendi conto che hai tempo. In cui non sei ancora in pigiama e non ti sei lavata neanche i denti e la faccia ed è già mezzogiorno. Quando nella tua testa risuona la voce della pediatra che dice: «Uscire tutti i giorni, almeno un'ora al mattino e una al pomeriggio» e tu senti che prenderai un brutto voto sulla pagella di mamma. Arriva il tempo in cui non hai più il cuore in gola perché sì, lei ora sta dormendo, ma potrebbe svegliarsi quando meno te lo aspetti e soprattutto potrebbe piangere, di quel pianto inconsolabile, che ti spezza il cuore, ti manda in confusione e tu non sai fare altro che piangere insieme a lei.
Hai il tempo di guardare gli scaffali della libreria e azzardare il pensiero che, in fondo, potresti provare a leggere qualche pagina. Quindi ti metti alla ricerca del libro adatto, perché ora hai il tempo di leggere ma chi può sapere come e quando ti ricapiterà di nuovo quest'occasione. Deve essere un libro non troppo complicato così che quando lo riprenderai in mano dopo chissà quanti giorni non avrai scordato tutto; una lettura leggera in modo da superare la stanchezza e il sonno diventati ormai compagni perenni delle tue giornate e che ti faccia venir voglia di continuare a leggerlo, così da preferire lui a una bella e sonora dormita.
Incominci a prendere a caso dei volumi e sulla copertina di uno di questi leggi “Due destini umili e delicati attraversati da un amore tormentoso” e pensi che una storia d'amore fa proprio al tuo caso, se poi è scritta da Carlo Cassola metti anche a tacere il lato snob di lettrice che ti rimprovera di perdere tempo con libri poco impegnati.
Ancora incredula, stupita, quasi sicura che appena poserai gli occhi sulle prime parole sentirai il tanto temuto pianto, inizi a leggere e non ti fermi più. Il pianto arriva ma solo perché è arrivata l'ora della poppata, finita la quale decidi di leggere ancora un po' e poi ti dici ancora un altro po' e alla fine decidi che quel giorno, oltre ad occuparti della bambina, non farai altro che leggere e così è stato.

mercoledì 21 agosto 2013

La vita, ultimamente 3

Lei, ancora lei, sempre lei...




Sometimes – said Pooh – the smallest things take up the most room in your heart.

giovedì 18 luglio 2013

Esprimi un desiderio


Ieri ho spento 35 candeline e non ho espresso nessun desiderio, perché dopo 3 anni in cui ho sognato sempre lo stesso, finalmente ieri quel desiderio lo stringevo tra le mie braccia...
Rallegrati e lascia che le altre persone si occupino del mondo
mentre tu generi un altro dei suoi membri.
Rallegrati nell'essere concentrata su te stessa
e quasi innamorata di te stessa: il tuo bambino
è praticamente una parte di te.

                    1. W. Winnicott
Non so che piega prenderà questo blog, visto che riesco a scriverci così raramente, così come non so che piega prenderà la mia vita. Una cosa mi sta insegnando VV, a vivere alla giornata, senza piani, senza progetti. E' una dura lezione da imparare per una persona come me, ma qualcosa mi dice che, nelle difficoltà, ci saranno bellissime sorprese, nuove strade e nuovi orizzonti.
Spero di riuscire a condividerli con voi di tanto in tanto, se vi va...
Dimenticavo, ho ripreso a leggere.

venerdì 12 luglio 2013

Il tuo primo libro

No, non te l'ho comprato io. Può sembrare assurdo che un'amante dei libri come me non ti abbia comprato come prima cosa un libro, eppure...
E' stato il regalo di tuo padre per il tuo primo mese di vita e la sua scelta non poteva essere più azzeccata. Tuo padre ha un dono nel fare i doni. Sa rendere speciale e prezioso anche il più semplice degli oggetti, ogni più piccolo pensiero che riceverai sarà unico perché sarà fatto con il cuore e comprato pensando a te e quello che ti piace. E, cosa ancora più bella, riuscirà a sorprenderti. Sempre.
In questo libro ci siamo noi, la tua mamma e tu.



Ci sono le lettere, che io amo tanto e una filastrocca per ognuna di loro.


Ci sei tu, quando ancora non eri VV, ma solo Pesciolino.


E c'è la nostra storia, la nostra nascita, il nostro divenire. Lettera per lettera...



lunedì 8 luglio 2013

A Birth Story

Avevo iniziato a scrivere il racconto della nascita di Vittoria. Arrivata alla terza pagina, e solo alle prime contrazioni, mi sono chiesta a chi mai potesse interessare la cronaca minuto per minuto del mio parto. Forse Vittoria un giorno e qualche sadico?
Ciò non toglie che sabato abbiamo festeggiato il primo mese di vita di VV (time flies when you're having fun!), il nostro primo mese di vita con lei, e mi sono resa conto che per tutto queste tempo ho avuto due pensieri constanti: Vittoria e il parto. E se per il primo pensiero è facile spiegarmi questa “ossessione”, per il secondo non mi era del tutto chiaro il perché. Quando è così, scavo scavo fino a quando non riesco a darmi una spiegazione che abbia un senso, almeno per me.
E io volevo capire questo, non perché il parto non fosse andato come me l'aspettavo, le cose non vanno quasi mai come ce le immaginiamo, ma dove fossi finita io durante il parto, o i miei pensieri e il mio cervello, soprattutto i miei sentimenti e le mie sensazioni.
Ero pronta al fatto che il parto fosse una cosa molto fisica, da alcuni definita “animale”, e certo non mi aspettavo di essere completamente lucida (da qualche parte ho letto che durante il parto una donna non è ritenuta in grado di intendere e di volere... della serie accecate dal dolore), ma non mi aspettavo questa specie di abbandono da parte mio. «Eri molto concentrata» mi ha poi detto mio marito, il che è vero e descrive molto bene il mio agire. Non mi sarei stupita se l'ostetrica alla fine mi avesse detto «Brava bambina, sei stata molto ubbidiente, ecco la caramella che ti avevamo promesso». Ed è proprio quest'ultima battuta che un giorno mi ha aperto gli occhi.
Partiamo proprio da quest'ultimi. Per quasi tutto il tempo della mia permanenza in sala parto, durante ogni spinta, per mezzora, io sono stata con gli occhi chiusi. Dov'ero? Perché se è vero che seguivo pedissequamente le istruzioni di ostetriche, infermiere, dottoresse; ogni volta che mi rivolgevano la parola, avevo la sensazione di tornare da un posto molto lontano, come una sorta di risveglio. Ero così distante che non mi sono resa conto di tante cose, e forse questo è stato un bene...
Ma è proprio questa distanza che mi ha intristita nei giorni seguenti al parto: mi domandavo come avessi potuto essere così fredda, così poco sentimentale, come fosse possibile che neanche per un attimo io abbia pensato all'emozione dell'esperienza che stavo vivendo, a uno degli incontri più importanti della mia vita...
Fino a quando, dopo “occhi”, non mi sono fermata a riflettere sulla parola “bambina”. Sapete cosa ricordo molto bene del mio parto? Le carezze, le parole dolci, gli abbracci, i sorrisi di ostetriche, infermiere e dottoresse, delle donne che sono state al mio fianco per quelle lunghissime 13 ore. Ero completamente nelle loro mani, abbandonata come una bambina indifesa... Proprio così, ero tornata ad essere una bambina. Per diventare madre sono stata per l'ultima volta figlia. Ho lasciato che fossero gli altri, per l'ultima volta, a prendersi cura di me.
Così sabato, mentre brindavo a VV e al suo primo mese, ho pensato questo: che il 6 giugno non è solo il giorno della nascita della mia bambina, ma anche il giorno della mia nascita come madre. Che mentre lei tremante abbandonava il mio corpo e la portavano lontano da me, io rimanevo sul lettino tremante a mia volta, nella mia nuova pelle. Che insieme alle sue prime lacrime, si sono mescolate le mie e i suoi primi passi saranno insieme ai miei. E se a qualcuno può sembrare un po' scontato quello che ho scritto, io solo ora l'ho realizzato e solo ora ho detto addio alla bambina che ero, che è rimasta lì, sul quel lettino della sala parto.

martedì 18 giugno 2013

Introducing



Vittoria Virginia

06/06/2013
You're in the world of people now; you're theirs as much as mine.

Beth Ann Fennelly


«And now» cried Max «Let the wild rumpus start!»

Maurice Sendak

lunedì 27 maggio 2013

Breath


Non sono mai stata così tanto tempo lontana dal blog. Non solo senza scrivere, ma anche senza leggere i vostri. Devo essere sincera e ammettere che non me ne sono neanche resa conto, del tempo che passava. Spesso vorrei non essere così sensibile, vorrei riuscire a non farmi assorbire se non inghiottire completamente dagli eventi nuovi e inaspettati della vita. Senza rendermene conto indosso il paraocchi e vedo sempre e solo una cosa, o il bastone o la carota, spesso purtroppo solo il bastone, anche quest'ultima volta... Fino a quando non arriva qualcosa o qualcuno a scrollarmi dal mio torpore.
Mi spezza il cuore che questa volta a risvegliarmi sia stato un lutto; che sia stata proprio la morte a ricordarmi che avevo quasi smesso di vivere. E come quando sei sott'acqua e trattieni il fiato, fino a quando non ce la fai più, e poi riemergi di colpo, in cerca di aria, io ora sto cercando di riempirmi bene i polmoni.
L'avrò imparata questa volta la lezione?

lunedì 29 aprile 2013

La vita, ultimamente 2

La vita, ultimamente, su Instagram...
Sognare e pianificare la nostra prossima, ormai molto prossima casa:


L'avventura della preparazione del nostro primo trasloco:


Lo stupore e i cambiamenti non finiscono mai:


Ma nonostante le incertezze, i timori e la stanchezza, questo è il sorriso che mi accompagna sempre: belly laughing!



venerdì 19 aprile 2013

Le parole addosso 20


Non abbiamo avuto quasi il tempo di fare il cambio dell'armadio, di poter indossare le prime magliette e incominciare a valutare se scoprire già le gambe, che ritorna il brutto tempo. Meglio difenderci dagli sbalzi delle temperature, magari con una bella sciarpa poetica come quella nell'immagine.
Vi auguro un fine settimana all'insegna della poesia.

(Via BookRiot)

mercoledì 17 aprile 2013

It's very judgmental

Dal mio diario:

14 marzo 2013

Il linguaggio segreto dei neonati” di Tracy Hogg

Anche questo libro lo stavo liquidando con un «questo manuale mi ha messo l'ansia, ho avuto gli incubi la notte», il che è vero, devo stare attenta a che cosa leggo prima di andare a dormire perché sono molto suggestionabile. Ma non posso nuovamente cavarmela con così poco. Quale nervo scoperto è andata a sollecitare questa lettura? La mia insicurezza.
Beth Ann Fennelly ha scritto nel suo libro “Great with child. Letters to a young a mother”: «One of the really strange things I've come to learn about the culture of motherhood is that it's very judgmental. The harshest critics of mothers are other mothers». Ed è vero, altroché se è vero, lo sto già sperimentando ancora prima che questo/a bambino/a sia nato/a. Tutti, sconosciuti compresi, si sentono in diritto di emettere il loro giudizio, di darti il loro consiglio e di mostrarsi silenziosamente in disaccordo se le tue idee in fatto di allattamento, nanna, educazione, ecc. non corrispondono alle loro. Per la cronaca, vorrei tranquillizzare tutti quelli che mi domandano come faccio senza sapere il sesso del nascituro. Si può sopravvivere e, tra tutte, non è questa mancanza di informazione a togliermi il sonno la notte. Vorrei anche aggiungere che almeno una volta nella vita dovrebbero provare il masochistico piacere del “morire dalla curiosità”, è bellissimo!
Comunque, finora, in qualsiasi campo, ho sempre usato la tecnica del silenzio, della riservatezza, o del dire “a cose già fatte”, quando è troppo tardi per consigli e pareri ed è molto più facile per me tagliare corto. Ma so che dopo, quando sarà nato/a, non sarà così semplice; soprattutto so che ci sarà un unico indiziato, un solo processo, un unico condannato o assolto: IO. Non ci sarà manuale che tenga fino a quando non avrò imparato a tenere nella giusta considerazione il giudizio altrui (o a fregarmene!). Così, nel poco (oddio!) tempo che mi rimane mi dovrò concentrare su questo: l'unico giudizio che conterà davvero sarà quello di mio/a figlio/a. Non devo capire che tipo di madre voglio essere ma, guardandolo negli occhi, osservandolo e ascoltandolo, dovrò cercare di capire che tipo di madre avrà bisogno che io sia e mettercela tutta.


giovedì 11 aprile 2013

Le mie certezze


Più ho imparato nel corso della vita, più acutamente ho percepito la mia fame e la mia cecità, sentendomi al tempo stesso più vicino alla soddisfazione della fame, alla fine della cecità. Talora ho avuto l'impressione di essere aggrappato al bordo, solo per scivolare un'altra volta e precipitare più in basso che mai nella voragine. E là, nelle tenebre, ritrovavo in me una sorte di lode per tutto ciò che continuava a distruggere le mie certezze.

Nicole Krauss

lunedì 8 aprile 2013

La vita imita l'arte

E' curioso alle volte come la vita ti metta d'avanti a certe esperienze.
Poche settimane fa ho finito di leggere “Il diario di Jane Somers” di Doris Lessing. Come è già successo in passato per altri libri, l'ho tenuto sotto gli occhi un paio di giorni per capire se volevo condividere con voi anche questa mia lettura e poi ho deciso per il no; non sempre ho qualcosa da dire su tutti i libri che leggo, a volte perché non mi sono piaciuti, altre volte più semplicemente non mi hanno colpito particolarmente, oppure il seme che hanno piantato in me potrebbe avere bisogno di tempo per sbocciare... I libri operano per vie misteriose!
Questa mattina però un episodio mi ha catapultata proprio all'interno del libro di Doris Lessing ed è stato davvero surreale, perché per una trentina di minuti io sono stata Jane Somers! Il romanzo, scritto sotto forma di diario, narra dell'incontro e della nascita di un'amicizia un po' particolare tra la protagonista e una signora molto anziana. Quest'ultima ha problemi di salute, oltre che economici e, come temo sia il caso di molti anziani, non riesce ad avere più molta cura di se stessa e della casa. Le descrizioni che Doris Lessing fa del degrado in cui vive questa povera donna sono molto tristi; il disordine, gli odori, lo sporco, la solitudine che aleggiano per la casa la prima volta in cui vi mette piede la protagonista colpiscono sul vivo. Forse, proprio quello che fa più impressione è che tutto grida: sono sola!
Questo stesso grido l'ho sentito io sulla mia pelle un paio di giorni fa, quando ho dovuto soccorrere una mia vicina di casa molto anziana, che era caduta ed aveva sbattuto forte il naso, al punto che ho temuto se lo fosse rotto. A colpirmi non è stato il sangue, non è stata la sua fragilità (lo siamo tutti quando ci facciamo male) ma è stato il grido di solitudine che ho sentito entrando in casa sua. Per onestà verso la mia vicina, ci tengo a precisare che non ho trovato la stessa sporcizia che c'era nel libro, ma l'appartamento era comunque quello di una persona anziana non più tanto in forze: vecchio, bisognoso di un po' di manutenzione e di una rassettata. Insomma, niente di tragico come nel libro. Ma la solitudine, quella era la stessa, e mi si è stretto il cuore.

Per quanto somigli ad un paradosso, è indubbiamente vero che la vita imita l'arte molto più di quanto l'arte non imiti la vita.

Oscar Wilde
Vi è mai capitato di vivere sulla vostra pelle un episodio letto precedentemente in un libro, la fantasia che diventa realtà? Che effetto vi ha fatto?


mercoledì 3 aprile 2013

Verdi parole


Ieri e oggi sono state due bellissime giornate... finalmente! Ho subito incominciato a fantasticare su vestiti più leggeri, passeggiate baciate dai raggi del sole, prati fioriti su cui distendersi a leggere e sonnecchiare, scorpacciate di gelato, gelato e ancora gelato! Nell'attesa di poter realizzare questi sogni ad occhi aperti, sopra un'idea carina per portare un po' di verde nelle nostre letture.

(Via BookRiot)


venerdì 29 marzo 2013

Io abito la Possibilità


Io abito la Possibilità -
Una casa più bella della prosa -
più ricca di finestre -
superbe – le sue porte -

E' fatta di stanze simili a cedri -
che lo sguardo non possiede -
Come tetto infinito
ha la volta del cielo -

La visitano ospiti squisiti -
La mia sola occupazione -
spalancare le mani sottili
per accogliervi il Paradiso.

Emily Dickinson
 
Buon weekend. Buona Pasqua. Buona Rinascita nelle vostre infinite Possibilità, Francesca

lunedì 25 marzo 2013

My becoming


Sto leggendo moltissimo in questo periodo, eppure ho grosse difficoltà a scrivere di queste mie letture; è come se mi scivolassero addosso, come se non riuscissero a scalfire la bolla in cui mi ritrovo, mio malgrado, rinchiusa.
Le ore, i giorni, le settimane volano e il mio sguardo è oltre, rivolto a un orizzonte ormai non così tanto lontano, al giorno in cui la mia vita cambierà per sempre. Questo dovrebbe incitarmi a pianificare, fare, agire, finché sono ancora in tempo, fino a quando ho ancora le forze, la “libertà”...
Invece sono immobile, una barca senza meta, senza porto ne ancora, in balia delle onde e delle maree. Sarà per questo sentire che la chiamano “attesa”?
Un tempo non mi sarei data pace, avrei sofferto di questa mia inconcludenza, mi sarei crogiolata nello struggimento, mi sarei sentita una fallita. Ora invece mi rendo conto di non avere scelta, è come se avessi in me una sorta di consapevolezza, questo il cammino, questa la strada...

The useless days will add up to something. The shitty waitressing jobs. The hours writing in your journal. The long meandering walks. The hours reading poetry and story collections and novels and dead people's diaries and wondering about sex and God and whether you should shave under your arms or not. These things are your becoming.

Tradotto da me:
I giorni inutili condurranno a qualcosa. I merdosi lavori di casa. Le ore impiegate a scrivere nel tuo diario. Le lunghe passeggiate senza una meta. Le ore trascorse leggendo poesie e raccolte di racconti e romanzi e diari di persone morte e le domande sul sesso e Dio e se dovresti depilarti le ascelle oppure no. Queste cose sono il tuo divenire.


mercoledì 20 marzo 2013

Il momento buono

Sarà pedante finché vuoi, ma io credo fermamente nelle abitudini in materia di scrittura. Certo, se hai del genio puoi anche farne a meno, ma la maggior parte di noi ha solo talento, che va strenuamente sostenuto con abitudini fisiche e mentali, altrimenti si inaridisce e sfuma. Lo vedo succedere di continuo. Ovviamente devi adeguare le abitudini che prendi alle tue possibilità. Io lavoro solo un paio d'ore al giorno perché è tutta l'energia che ho a disposizione, ma in quelle due ore non permetto a niente di interferire: stesso orario, stesso posto. Non che riesca a ricavare granché da quelle due ore. Certe volte lavoro mesi e mesi e poi mi vedo costretta a buttare via tutto, ma sono convinta che non è mai tempo sprecato. Qualcosa comunque si muove e, al momento buono, renderà tutto più facile. E il fatto è che se non ti metti seduta tutti i giorni, al momento buono tu non ci sei.

Flannery O'Connor

venerdì 15 marzo 2013

Dance around


Off topic. Fuori tema, ma neanche tanto. In fondo l'arte, o in questo caso la danza, sono solo un'altra forma di comunicazione diversa dalle parole, un modo differente di raccontare una storia, di mostrare un'emozione, condividere un pensiero.
Vi avevo accennato qui di questa mia passione per la danza, coltivata fin da piccola, e di cui ora sono semplicemente spettatrice, ma ancora partecipe con ogni fibra del mio corpo.
Se siete di Torino e dintorni, vi invito a vedere questa rassegna, giunta alla sua terza edizione.
Vi auguro un finesettimana ricco di movimento e musica.

It ain't no sin
To take off yuor skin
And dance around
In your bones.

Edgar Leslie
 
Qui e qui tutte le informazioni.



mercoledì 13 marzo 2013

Home Fever


I lavori di ristrutturazione della nostra nuova casa sono giunti a buon punto. Sale così l'emozione per il nostro prossimo trasferimento e con lei l'entusiasmo e la voglia di arredare e decorare il nostro nido. Purtroppo, dopo tutte queste spese, per il momento non potremo permetterci altro che sognare e questo, per fortuna, non costa nulla!
I cuscini nella foto, ad esempio, sarebbero perfetti per il nostro salotto...

lunedì 11 marzo 2013

Infatti

Ultimamente quando vado in biblioteca ho qualche difficoltà a scegliere i libri da portare a casa. Tutti quei volumi mi danno alla testa, mi vengono le vertigini e io non so più molto bene che cosa voglio leggere. Capita molto spesso che torni a casa con un libro per mio marito piuttosto che per me.
Quest'ultima volta volta però, con qualche timore di non fare la scelta giusta, ne ho preso uno, uno solo, una raccolta di racconti molto sottile che «se proprio non mi piacciono, non ho comunque sprecato molto tempo...».
L'ho preso pensando: «Ma guarda, è uscito il nuovo libro di Francesco Piccolo e non ne ho sentito parlare per niente. E poi il titolo, “Storie di primogeniti e figli unici”, che coincidenza, proprio ora che sono incinta... tanto ormai sto diventando monotematica...». Più o meno questi sono stati i miei pensieri. Poi ho letto la quarta di copertina e ho ritrovato il Francesco Piccolo di “Momenti di trascurabile felicità” e non ho più avuto alcun dubbio che sarebbe stata una lettura piacevole.
Quello che non mi aspettavo, e che ho scoperto leggendo la postfazione, è che in realtà questo non è l'ultimo libro di Francesco Piccolo, ma la ripubblicazione del suo primo libro, quello grazie al quale è diventato ufficialmente e si è sentito scrittore. E' stato curioso scoprirlo solo dopo aver letto tutti i racconti; non saprò mai se, avendolo saputo prima, li avrei affrontati con occhi diversi. Sicuramente ho ritrovato lo scrittore abile ad esaltare i piccoli particolari della vita quotidiana, quelli in cui ti riconosci, che senti tuoi anche se, in realtà, magari non ti è mai accaduto un episodio simile a quello che sta raccontando. Eppure, ti ritrovi a pensare, è andata proprio così.
Ho ritrovato la sua leggerezza e levità, ma non nel senso opposto di profondità ma perché, come dimostrano questi nove racconti, è proprio nelle piccole cose, nei dettagli, che afferri il senso della vita.
Inoltre, se c'è una cosa che vale la pena leggere in questo libro, è proprio la postfazione, in cui Francesco Piccolo racconta il suo esordio come scrittore, i piccoli passi che l'hanno trasformato da desiderarlo ad esserlo veramente, le prime volte che cambiano la vita. Personalmente, è la parte che mi è piaciuta di più di tutto il libro.
Come direbbe lui: «Infatti»

domenica 3 marzo 2013

A neverending Book


We turn together like pages in a neverending book.

Beth Ann Fennelly

Buon tretre amore mio. Il primo in tre...


venerdì 22 febbraio 2013

Ovunque io sia

Mi piacciono molto le sorprese ma in realtà, nella vita di tutti i giorni, tendo ad essere abbastanza abitudinaria. Le mie giornate sono organizzate più o meno sempre allo stesso modo, tendo a pianificare parecchio e vado in crisi se arriva qualcosa o qualcuno a scombinare i miei piani.
Dovrei imparare a “lasciarmi andare” un po' di più, a seguire meno gli schemi (e ho il sospetto che presto arriverà qualcuno ad insegnarmelo molto prepotentemente...), perché spesso è solo in questo modo che si hanno delle vere e proprie sorprese, che si fanno degli incontri inaspettati.
Anche nelle letture. Il tempo è così poco e i libri che desidero leggere così tanti; ho una lista lunghissima di libri che attendono di essere letti, ed è raro che io ne prenda in mano uno senza una ragione precisa: mi interessa l'argomento, oppure l'autore o, ancora, ho letto una recensione che mi ha interessato. Mi comporto come se non avessi “tempo da perdere” con i libri, quando invece è il miglior modo di perdere il tempo!
Quest'ultimo che ho letto è stato un regalo, nel senso che l'ho comprato io per regalarlo a mia madre per la festa della mamma dell'anno scorso. Il Salone del Libro di Torino si teneva più o meno nello stesso periodo e mi ero detta che non mi sarebbe stato difficile trovare un libro interessante da donarle (vi avevo già raccontato che da un paio di anni a questa parte, qualunque sia l'occasione qualunque e sia il regalo “principale”, regalo sempre anche un libro?).
Devo ringraziare la mia ignoranza: non conoscevo l'autrice, Romana Petri, non conoscevo i suoi libri; mi sono lasciata attrarre dal titolo “Ovunque io sia” e da queste parole in quarta di copertina: tre donne, saga familiare, tragici destini, uomini e false promesse, amori mancati e sbagliati, la storia della forza di una maternità senza confini.
Mi sono appassionata alle vite di Ofelia, Margarida, Maria do Ceu e dei loro uomini Manuel, Carlos e Tiago. Uomini che spesso non fanno una bella figura in questo libro, ma non ne escono tanto bene neanche le donne, con la loro testardaggine, il loro voler sacrificarsi a tutti i costi, il loro umiliarsi. E' un testo struggente, a tratti malinconico, abitato dalle debolezze degli esseri umani, eppure c'è anche tanta forza e speranza, il cadere ma anche il coraggio di rialzarsi.
606 pagine di bellissima sorpresa...

  • Vasco, lo sai cos'è un miracolo?
  • No, cos'è?
  • E' un dolore che a un certo punto smette di fare male, ma che comunque vadano le cose c'è e ci sarà sempre stato.

martedì 19 febbraio 2013

Link a Book 6


Non smettiamo di giocare perché diventiamo vecchi, ma diventiamo vecchi perché smettiamo di giocare.
George Bernard Shaw

Questo libro per re-imparare a giocare, questo gioco per mettere subito in pratica il libro.

giovedì 14 febbraio 2013

Come col gin


Quando vedo una penna con dell'inchiostro non posso fare a meno di attaccarmici, come a certa gente capita col gin.

Virginia Woolf
Qualunque sia la vostra forma di “attaccamento”, abusatene... ieri, oggi e domani.
Buon San Valentino, Francesca