giovedì 31 gennaio 2013

Il taccuino in un cassetto


Nel 1968 Teresa arrotondava il suo sussidio studentesco con qualche lavoro occasionale di battitura. Alcuni di questi lavori erano per Leonard Woolf... Nel corso di quell'anno, Leonard le inviò un taccuino rilegato in carta da pacco, datato 1909... Prima che Teresa potesse cominciare a trascriverlo, Leonard si ammalò e morì; così, incerta sul da farsi, lei ripose il taccuino in un cassetto e lì... è stato dimenticato...

Un taccuino autografo in quarto di 214 pagine, rilegato (quasi certamente dalla stessa Woolf) con carta da pacco. La Woolf ha scritto «1909» sulla copertina con una matita o un pastello verde. Le pagine dispari sono numerate a mano, e la prima pagina (per ragioni non del tutto chiare) porta il numero 26. al centro di pagina 26 è scritto, sempre con la grafia della Woolf, «Feb: 27th 1909». A pagina 27 c'è l'indice che riporta il numero di pagina relativa all'inizio di ogni brano. La numerazione prosegue fino a pagina 50 e le pagine 51 e 52 sono le ultime a riportare qualcosa di scritto. Quelle rimanenti sono bianche e prive di numero. Tutte le annotazioni sono state apportate con inchiostro blu-nero su carta color crema con rigatura sottile. Il taccuino misura 207x167 millimetri.
 
Due pensieri hanno accompagnato la mia lettura dei sette testi che compongono questo breve libriccino: che per molti anni una donna ignara avesse avuto, dimenticato in un cassetto, un manoscritto autografo di Virginia Woolf; e la descrizione così precisa di questo taccuino da riuscire a immaginarlo così vividamente, che pensavo fosse tra le mie mani, mentre lo leggevo.

lunedì 28 gennaio 2013

Il corpo una provetta


Tutto è sterile. Io sono parte delle ceneri del mondo, qualcosa da cui niente può germogliare, niente può fiorire né portare frutto. Per esprimermi nello squisito gergo medico del ventesimo secolo, non riesco a ovulare. O non ovulo e basta. Niente questo mese, né quello passato. Per dieci anni ho avuto i crampi inutilmente... Farei figli fino alla menopausa, se fosse possibile. Voglio una casa piena di bambini nostri, animali, fiori, verdura e frutti. Voglio essere una Madre Terra nel senso più ricco e profondo... è tutta cenere per me. E che cosa mi ritrovo dentro? Cenere su cenere.
Entrerò nell'orribile ciclo clinico del sesso programmato, con le corse a farmi le analisi dopo il mestruo, dopo un rapporto. A fare iniezioni di questo e quello, ormoni, tiroide, diventando un'altra, sintetica. Il mio corpo una provetta.

Dal diario di Sylvia Plath

Di sterilità si parla solo quando entra in ballo la legge, quella che decide chi, come e quando. Poco o niente viene detto dei sentimenti di chi vive sulla propria pelle quest'esperienza, poco o niente vien detto dell'arduo cammino che intraprendono coloro che decidono di sottoporsi alle cure mediche. Raffaella Clementi in “Lettera a un bambino che è nato” racconta la sua storia, condivide «l'amore che mamma e papà hanno impiegato nel loro viaggio» e i passi che li hanno condotti al loro lieto e prezioso fine.

Chi ha piacere, può andare a trovare Raffaella nel suo blog mammamimmononsolo.


venerdì 25 gennaio 2013

Casa dolce casa


Lunedì sono iniziati i lavori di ristrutturazione in quella che sarà la nostra futura casa. Finalmente mi posso concedere il bellissimo piacere di immaginare e sognare in merito a mobili, decorazioni, tessuti... come quelli di queste foto, proprio dei toni che vorremo usare in alcune stanze. Le parole, ovviamente, quelle non possono mancare.
Vi auguro un buon fine settimana, nel caldo abbraccio delle mura dei vostri nidi.

(Immagini via DAS Architetti)


mercoledì 23 gennaio 2013

I graduated from library

When I left high school, I had all my plans to go to college, but I had no money. And I decided then, the best thing for me to do is not worry about getting money to go to college – I will educate myself. I walked down the street, I walked into a library, I would go to the library three days a week for ten years and I would educate myself. It's all free, that's the great thing about libraries! Most of you can afford to go to college, but if you wanna educate yourself completely, go to the library and edcuate yourself. When I was 28 years old, I graduated from library.

Ray Bradbury

Tradotto da me: Quando finii il liceo, i miei piani erano di andare all'università, ma non avevo abbastanza soldi. Quindi decisi che la migliore cosa per me fosse non preoccuparmi di procurarmi i soldi per andare all'università – mi sarei istruito da solo. Camminai verso la fine della via, entrai in una biblioteca, sarei andato in biblioteca tre giorni alla settimana per dieci anni e mi sarei istruito da solo. E' tutto gratis, questa è la grande cosa delle biblioteche! La maggior parte di voi si può permettere di andare all'università, ma se volete istruirvi completamente, andate in biblioteca e istruitevi da soli. All'età di 28 anni, mi sono laureato in biblioteca.


lunedì 21 gennaio 2013

Tetris


Me ne rendo conto, siamo già oltre la metà di gennaio, però sono curiosa di sapere: stilata la lista dei buoni propositi? Che cosa vi siete promessi? Quali obiettivi vi siete dati per questo nuovo anno? Sarei curiosa e ve ne sarei grata, se decideste di condividerli con me.
Non è mia abitudine darmi dei traguardi, oltre al fatto che mentalmente vivo ancora secondo il calendario scolastico, quindi per me il vero inizio è sempre settembre. Mi piace fare i bilanci, guardarmi indietro e pensare a tutta la strada percorsa fino a quel momento, cercare di capire se e cosa ho imparato, provare a fermare quello che la vita mia ha insegnato. Ma a darmi degli obiettivi non sono per niente brava e quando ci provo, spesso vado incontro a delusione certa, quell'amaro in bocca che è proprio difficile da sopportare.
L'altro giorno, però, ho riletto alcune pagine del mio diario; è stato interessante ripercorrere l'inizio del 2012, ma non solo, ho anche provato un forte senso di sconforto. Non è stato piacevole notare che alcune “lamentele” verso me stessa e alcuni miei atteggiamenti vanno ripetendosi, ho avuto l'impressione di essere ferma sempre allo stesso punto. Soprattutto mi sono interrogata sul perché io non riesca ad essere un po' più indulgente verso me stessa, sul perché io insista a voler cambiare delle parti di me, quando forse l'esperienza mi sta dicendo che farei meglio ad accettarle ed accoglierle, così come sono. Questa potrebbe essere la sfida per questo nuovo anno: imparare ad apprezzare “i pezzi” di noi che la vita ci ha donato e cercare di incastrarli al nostro meglio. Cosa ne pensate?
Un po' come i post-it dell'immagine, non li trovate deliziosi? E poi io adoravo giocare a Tetris... e adoro fare le liste!

(Immagine via Suck Uk)

lunedì 14 gennaio 2013

Darcy sta per baciare Elizabeth

E' proprio vero che non si può sapere come si reagirà a un determinato evento fino a quando non accade a noi stessi in persona.
Ho sempre immaginato che una volta rimasta incinta avrei letto libri su libri in merito alla gravidanza, che avrei voluto sapere fino al più piccolo particolare quello che stava accadendo dentro di me e che sarei stata “informatissima” sull'argomento. Pensavo che non avrei letto altro per tutti i nove mesi della gravidanza!
Così, non appena ho appreso del mio nuovo stato, mi sono subito recata in biblioteca a procurarmi dei manuali. Non che non volessi comprare dei libri, ma per scaramanzia avevo deciso che non avrei acquistato nulla fino alla fine del primo trimestre, così ho dovuto accontentarmi di quello che passava il convento, cioè la biblioteca.
Credo di non aver letto più di qualche pagina sparsa qua e là e poi mi sono affrettata a restituirli dopo pochissimi giorni. Quei libri e quello che c'era scritto sopra mi mettevano paura, solo vederli in giro per casa mi metteva ansia. E non avevo bisogno che qualcosa mi spaventasse, perché lo ero già costantemente, 24 ore su 24.
Così ho scoperto che le descrizioni troppo dettagliate, il linguaggio un po' troppo freddo e scientifico non avevano affatto il potere di tranquillizzarmi, anzi, proprio quello di cui meno avevo bisogno era qualcuno che mi dicesse come avrei dovuto sentirmi. Perché se non mi sentivo così, significava che c'era qualcosa che non andava?
Per fortuna ho trovato il libro che fa per me, “Il bello del pancione” di Kaz Cooke, già solo il titolo mi rasserena. Settimana per settimana fornisce tutte le informazioni sulla gravidanza, come cambiano il tuo corpo e quello del feto, ma con un tono leggero e partecipe. Inoltre, all'interno del libro, è contenuto anche il “Diario di Esmeralda” che racconta, in prima persona e in modo molto divertente, l'esperienza di una trentenne alle prese con la sua prima gravidanza. Perché cosa c'è di meglio, quando ti assale la preoccupazione, di qualcuno che ti aiuta a buttarla sul ridere?

La nausea si ferma improvvisamente per un giorno. Oh mio Dio!
La nausea ricomincia. Grazie a Dio!
Maledetta nausea.

Se qualcuno ti chiede perché sei stanca, rispondi che hai fabbricato sopracciglia tutta la notte.

Fra gli altri suggerimenti di cose utili da portare ci sono anche “libri o riviste, pantaloncini o costume da bagno per il partner se lo desidera”. Non ho mai pensato al travaglio in acqua come a un momento in cui mi rilasso leggendo un romanzo e mio marito si fa qualche vasca. E in quale preciso momento del travaglio uno comincia a leggere? “Guarda, s'intravede la testa del piccolo!” “Non rompere adesso, Darcy sta per baciare Elizabeth”.


giovedì 10 gennaio 2013

Quello che verrà

Ci siamo lasciati che tiravo le somme di quest'anno appena passato e mi piacerebbe fare alcune riflessioni su quello che verrà.
Non vi nascondo che sono stata molto in dubbio in merito alla condivisione o meno della notizia della mia gravidanza sul blog. Non perché non fossi felice di annunciarlo (avrei voluto gridarlo al mondo e mi hanno fatto così piacere i vostri messaggi!), ma perché sono sempre stata molto riservata sulle mie questioni personali e perché il blog è sempre stato interamente dedicato a un solo ed unico argomento: i nostri amati libri. Temevo che si sarebbe pensato, io compresa, che sarebbe diventato quello che nel gergo della blog sfera viene chiamato un mummy-blog.
Dopo un'attenta riflessione sono giunta alla conclusione che si trattava di un cambiamento troppo importante all'interno della mia vita per farlo passare sotto silenzio e, soprattutto, man mano che la gravidanza procedeva, mi sono resa conto che quello che mi stava accadendo influiva, e influisce, pesantemente sulla mia vita di lettrice. Capite che non potevo proprio non condividerlo con voi!
Quindi se siete curiosi di sapere se parlerò un po' di più di quest'argomento, la risposta è sì, ma non come immaginate voi... Mi pensate immersa giorno e notte nella lettura di manuali sulla gravidanza, il parto e il neonato? Acqua!