mercoledì 31 dicembre 2014

Dig in


This new day is too dear, with it's hopes and invitations, to waste a moment on the yesterdays.

Emerson
Tradotto (male) da me: Questo giorno è troppo speciale, con le sue speranze e i suoi stimoli, per sprecare un solo momento sul passato.

E sul futuro, aggiungo io.
Vi faccio i miei migliori auguri per il nuovo anno, con la speranza di viverlo e gustarlo attimo per attimo, giorno per giorno.

Life's too delicious. Here, take a spoon, dig in.

Beth Ann Fennelly
Tradotto (male) da me: La vita è troppo deliziosa. Vieni, prendi un cucchiaio, avventala.


venerdì 26 dicembre 2014

Let's get personal! - Style -


Quale miglior momento delle vacanze natalizie, in cui si è già satolli di cibo e impegni e in cui si ha solo voglia di leggerezza, per incominciare a parlarvi un po' più di me e a rispondere ad alcune delle curiosità che avete espresso. Incominciamo dall'abbigliamento.
Da quando è nata VV e da quando ho deciso di fare la mamma a tempo pieno le mie esigenze sono cambiate, un po' per adeguarmi al mio nuovo ruolo e un po' per non rischiare di cadere nella sciatteria più totale, rischio che si corre stando la maggior parte del tempo a casa.
Con una bambina piccola, salvo impegni già programmati e fissati, le giornate sono vissute minuto per minuto e l'imprevisto è sempre dietro l'angolo; potresti ritrovarti a dover uscire il prima possibile e a non avere il tempo di prepararti adeguatamente. Una bimba che non ne vuole sapere di dormire, oppure molto irrequieta e un pomeriggio che diventa improvvisamente lungo, troppo lungo da passare interamente in casa: una passeggiata, una gita al museo, un'ora ai giardinetti sono un'ottima ancora di salvezza. Vi sfido però a vestirvi con la suddetta bambina in preda alla rugna e al sonno. Meglio farsi trovare preparati.
Sto quindo rivedendo un po' il mio guardaroba, ho bisogno di capi comodi che mi permettano di giocare e correre, che siano comunque più carini ed eleganti di una semplice tuta e che siano anche resistenti ai molti lavaggi (i bambini sporcano, soprattutto la mamma!) I tacchi, purtroppo, pur piacendomi ancora molto, li riservo alle occasioni speciali; ora, con il clima invernale, trovo molto comodi dei semplici Bikerboots, rigorosamente bassi o con poco tacco, o delle Sneakers.
Qui di seguito alcuni acquisti che ho fatto recentemente più alcuni capi similari a quelli già in mio possesso, in attesa trepidante dei saldi!



1- Felpa oversize / H&M
2- Sciarpa / H&M
3- Jegging basic / Zara
4- Sneakers / H&M
5- Collana / Accessorize
6- Maglia Kid Mohair / Zara
7- Stivali biker / H&M
8- Leggings / Intimissimi



mercoledì 24 dicembre 2014

Il mistero del Natale


La Luce guardò in basso e vide le Tenebre:
Là voglio andare”
disse la Luce.

La Pace guardò in basso
e vide la Guerra:
Là voglio andare”
disse la Pace.

L'Amore guardò in basso
e vide l'Odio:
Là voglio andare”
disse l'Amore.

Così apparve la Luce
e risplendette.
Così apparve la Pace
e offrì riposo
Così apparve l'Amore
e portò vita;
questo è il mistero del Natale.

                    1. Hausman

Vi auguro un Natale di Luce, Pace e Amore. Francesca


lunedì 22 dicembre 2014

Una stellina d'argento


Quando i nazisti occuparono la Norvegia, la Pederson fece da guida a un gruppo di profughi, tra i quali molti ragazzini, in fuga nel cuore dell'inverno attraverso le alte montagne che dividono la Norvegia dalla Svezia. Poiché la scalata era difficoltosa ed era vitale compierla nel più breve tempo possibile, tutti avevano dovuto portare con sé solo il poco bagaglio che erano in grado di reggere sulle spalle. Quei profughi non erano alla loro prima esperienza di fuga, giacché molti di loro erano scappati pochi anni prima dalla Germania e dall'Austria...: sapevano quindi che cosa significa dover abbandonare tutto quello che si possiede per portare solo lo stretto necessario. Si fermarono, per riposare e mangiare qualcosa, solo dopo essersi messi in salvo oltre il confine svedese. Consumate le scarse provviste portate con sé, negli zaini dei bambini era rimasto ben poco. Guardando per caso nel sacco di uno dei bambini, Stefi Pederson vide tra le poche povere cose che vi erano contenute una stellina d'argento, di quelle che si appendono all'albero di Natale...
Guardò anche negli altri zaini e in tutti trovò decorazioni natalizie da pochi soldi, stelle e campane di cartone ricoperte di carta argentata. Erano quelle le cose che quei bambini avevano scelto di portare con sé dalla Norvegia, a preferenza di qualunque altro bene. Stefi Pederson ne concluse che si erano portati via quei simboli di un passato felice perché essi soltanto avrebbero potuto irradiare una luce di speranza dentro la buia angoscia di un viaggio verso l'ignoto. E quelle stelline da pochi soldi, simboli della felicità vissuta un tempo nelle loro case in compagnia dei loro cari, alleviavano il senso di solitudine e di impotenza e tenevano viva la speranza...
I bambini cercavano e trovavano conforto in qualcosa che rammentava loro, è vero, una felice ricorrenza trascorsa in compagnia dei genitori, ma che al tempo stesso simboleggiava una potenza più alta, superiore anche ai genitori... per quanto disperata fosse la situazione del momento, quelle decorazioni natalizie sembravano assicurare a quei bambini che ci sarebbe stato di nuovo, nella loro vita, un albero di Natale.

Bruno Bettelheim

 


giovedì 18 dicembre 2014

La Bridget Jones dell'editoria


Annosa questione: scrivere o no di un libro che non mi è piaciuto? Chi sono io per stroncare un autore? Dopo aver letto una serie di articoli e post interessanti, che mi avevano fatto riflettere molto sull'argomento “critica”, almeno un paio di anni fa ero giunta alla conclusione di non avere l'autorità per dare un giudizio negativo (ma chi ce l'ha?) e avevo così deciso che se un libro non fosse stato di mio gusto, avrei semplicemente evitato di parlarne nel blog. Ma non sono mai molto convinta di questa mia decisione...
Prendiamo ad esempio il libro che ho appena finito, non gli darei la sufficienza, mentre lo leggevo definivo la protagonista una Bridget Jones del mondo editoriale, venuta maluccio però, non proprio riuscita ecco. Però se un editore ha deciso di pubblicarlo, ci avrà visto qualcosa no?, soprattutto se poi ci mette un bel 18,50 euro come prezzo di copertina alla prima edizione, più caro di un premio Nobel, Alice Munro per fare un esempio recente.
Per curiosità ho digitato il nome dell'autrice su Google e ho scoperto questo: è il primo di una serie di quattro romanzi. Quattro, capite? Non si sono fermati al primo... Ma allora piace, sono io che non capisco niente!
A parte gli scherzi, “La favolosa (doppia) vita di Isabel Bookbinder” si fa leggere (che è già un buon traguardo) e sono anche convinta che a volersi impegnare a fondo, si potrebbe considerare una satira del mondo editoriale (scritta per adolescenti, però). Infine, se mentre leggevo Bridget Jones mi veniva voglia di bere birra, mangiare patatine e fumare, in questo caso morivo dal desiderio di comprarmi un quaderno e della cancelleria nuovi, che è sicuramente più sano.

Voi cosa ne pensate? Critica negativa si o no? Solo se ben argomentata o è giusto anche prendere in considerazione il semplice non mi è piaciuto?


lunedì 15 dicembre 2014

Nel mondo di Babbo Natale



E' andata così, un giorno ho pensato: “Vediamo se racconto la storia di Gesù Bambino e Babbo Natale a VV cosa succede...” Quando ho finito e VV mi ha detto: “Ancora” io mi sono completamente galvanizzata e in quel momento ho realizzato che mancava poco più di un mese a Natale: una frenesia si è impossessata di me! Mentre parlavo e descrivevo dentro di me nasceva l'urgenza di immagini; ad un certo punto, sprovvista com'ero e non avendo ancora tirato fuori le decorazioni, mi sono ritrovata a sfogliare i cataloghi e le pubblicità trovate nella buca da lettere! La mia prima preoccupazione è stata quella di dovermi procurare assolutamente un libro su Babbo Natale. Ma quale?
Il tempo stringeva, sapevo che se volevo iniziare a creare la magia del Natale, avrei potuto farlo solo attraverso dei racconti e un libro sarebbe stato di grosso aiuto. Peccato non avessi neanche un titolo segnato sul mio famoso quaderno e non sapevo a chi chiedere consiglio non avendo una libraia di fiducia.
Ho tentato la sorte su Amazon. Ho studiato minuziosamente le immagini delle copertine per capire se i disegni sarebbero piaciuti a VV, ho letto con attenzione le trame e le recensioni per valutare il livello di gradimento di chi aveva già acquistato. Sono stata fortunata, “Nel mondo di Babbo Natale” di Mauri Kunnas sta piacendo a tutta la famiglia!
Non è un libro adatto per l'età di VV, troppo lungo per essere letto mantenendo la sua attenzione, ma crescendo sono sicura che arriveremo ad apprezzarne anche la lettura. Per ora ci accontentiamo di godere dei disegni che sono bellissimi, ricchi e curati nei particolari, proprio come piacciono a noi, ogni volta scopri qualcosa di nuovo e non ti stanchi mai di sfogliarlo. In più abbiamo scoperto che Babbo Natale e i suoi aiutanti gnomi sono dei grandi amanti degli animali, per la gioia di VV che si diverte a cercare cani, gatti, topolini nascosti un po' ovunque; è anche sbocciato un nuovo amore: la renna!

E voi? Avete un libro del cuore di Natale?


martedì 9 dicembre 2014

Let's get personal!


L'altro giorno, sotto la doccia (insieme a quando stiro, o corro, anzi correvo, o passeggio da sola, è uno dei momenti in cui “penso” di più) riflettevo sul fatto che non vi conosco, non conosco chi mi legge. Non nel senso che non vi conosco di persona, anche se sarebbe bello, ma non so che cosa vi piace leggere in questo blog e che cosa vi piacerebbe leggere che non c'è o che trovate troppo poco e vorreste approfondissi di più. Non so se mi spiego...
Ad esempio, non so per quale motivo, ma do per scontato che chi passa di qui non abbia figli e così sono portata a non parlare molto delle letture che faccio per, con e su i bambini. Mi auto censuro, in un certo senso e secondo me faccio male. Questo è solo un esempio, gli argomenti che non tratto sono infiniti per la verità.
Un'altra cosa che non so bene come gestire è la mia privacy. Sono una persona molto riservata per natura ma mi rendo conto che, alle volte, la mia riservatezza arriva al punto di danneggiarmi. Altre volte invece prevale l'impulso, poi mi pento e mi chiudo ancora di più a riccio. Così mi domandavo se vi piacerebbe conoscermi un po' di più e nello specifico che cosa vorreste sapere di me, che cosa vi incuriosisce, anche che cosa vi indispettisce perché no, si impara di più da una critica che da un complimento.
Insomma, tutta questa introduzione ingarbugliata per chiedervi di farmi delle domande, qualsiasi (anche il mio gusto preferito di gelato... cioccolato fondente) o di suggerirmi argomenti, questioni, campi, generi di libri su cui vi piacerebbe scrivessi qualcosa. Sentitevi liberi, senza limiti di tempo; l'unico rischio che correrete sarà quello che potreste non ricevere risposta, se riterrò la domanda troppo troppo personale. Dal canto mio, prometto che proverò a sbottonarmi un po' di più!


mercoledì 3 dicembre 2014

Swap!


Ancora una volta grazie a Sandra del blog “I libri di Sandra”, sono venuta a conoscenza di una simpatica iniziativa e ho deciso di prendervi parte: uno swap libresco!
Non ho mai partecipato a uno swap e non so bene in che cosa consista nello specifico, ma vi spiego di che cosa si tratta in questa occasione: uno scambio di libri. Verrete abbinati ad una persona a cui dovrete inviare un libro, lei/lui farà lo stesso con voi. Non vi sembra un'idea semplice e carina per ricevere un regalo sotto l'albero, per di più un libro?
Nel blog di Rita “scrapperita” trovate le istruzioni, affrettatevi perché bisogna inviare una mail entro il 6 dicembre; vi avviso tardi ma anch'io l'ho scoperto da poco.

Natale, libri e condivisione. Cosa volete di più?


martedì 2 dicembre 2014

MAdRE


Giovedì 27 novembre 2014

La mattina scrivevo su WhatsApp con un'amica, aspetta un bambino e questa estate ha perso sua mamma; la vorrebbe qui con lei sempre e comunque ma ora ancora di più, ora che sta per diventare madre a sua volta.
E' difficile trovare qualcosa da dire, le parole per consolare, una frase per dare sostegno. E' difficile limitarsi ad ascoltare, anche se è spesso proprio l'unica cosa di cui ha bisogno chi ti sta parlando. Le ho scritto che c'è un tempo per ogni cosa, c'è stato un tempo in cui è stata figlia, ora è tempo per lei di essere madre. Il suo bambino ha bisogno di lei.

Il pomeriggio, considerata la pioggia incessante e avendo la fortuna di abitare vicino al Museo di Arte Contemporanea di Rivoli, ho deciso di andare a vedere la mostra “MAdRE” di Sophie Calle con VV.
Madre. Mare.

 

Abbiamo guardato il video della morte della madre dell'artista: «Guarda VV, dorme...»
Abbiamo guardato il contenuto della bara: «Guarda VV con quante cose fa la nanna...»
Abbiamo (ri)visto per la prima volta il mare...
Quando ho scoperto di essere incinta e per tutta la gravidanza, non volendo sapere il sesso del nascituro, VV era Pesciolino e io ero il suo mare. Io ero il suo contenitore ma anche colei che l'avrebbe traghettato in questo mondo. Il mare che avvolge, contiene, trasporta, rigetta. Io che continuo a sussurrarle: «Aspetta. Non avere fretta. Non mi lasciare. Non crescere», proprio io dovrò insegnarle a prendere il largo, a lasciarmi.
Pesciolino che il giorno del suo primo compleanno ha visto per la prima volta il mare, ha osservato con me alcuni uomini e donne che vedevano a loro volta per la prima volta il mare. «Guarda VV, quegli occhi hanno visto per la prima volta il mare. Te la ricordi tu la tua prima volta? Ascolta VV, ascolta il rumore delle onde...»
Siamo rimaste al museo fino all'orario di chiusura e alla fine della visita VV è voluta tornare a guardare il mare.


mercoledì 26 novembre 2014

Voglio farmi un regalo


Come scrivevo nel mio post precedente, “Diario della caduta” è un libro che è stato donato a mio marito. Mentre lo leggevo mi domandavo che cosa avesse spinto il donatore a sceglierlo, che cosa in questo libro gli avesse fatto pensare potesse piacere a mio marito, se per caso, a differenza mia, avesse letto buone recensioni o glielo avesse suggerito il libraio, o ad attirarlo fosse stata la copertina. Sarebbe interessante saperlo, non credete?
Io sono una forte donatrice di libri; da un paio d'anni a questa parte ne ho quasi fatto una missione, il mio piccolo contributo per cercare di salvare l'editoria e le case editrici dalla crisi che le flagella (o che si auto-flagellano, qui ce ne sarebbe da scrivere...). Nel mio quaderno dei libri da leggere prendo nota anche dei libri che penso possano piacere ai miei famigliari o amici.
C'è un fatto, però, molto più curioso: pur essendo una forte lettrice e una ormai nota amante dei libri, la sottoscritta non riceve mai libri in regalo. A parte mio marito, che spesso però con i suoi doni “va sul sicuro”, cioè mi regala libra che sa mi piacerebbero o presenti da tempo nella mia wish list, nessuno me ne hai mai fatto un presente. Anzi, per correttezza, l'ultimo libro che ho ricevuto in dono è stato questo qui.
Con questo non voglio lamentarmi dei doni ricevuti finora o far pensare che sia scontenta ma, ne converrete con me, è... strano. Dovrei avere il problema contrario: sommersa di libri! E' un peccato perché mi perdo delle piacevoli sorprese come questa mia ultima lettura, perché è una possibilità sprecata di conoscere nuovi autori o libri che forse non mi comprerei mai e, cosa più importante, sarebbe un'occasione per vedermi attraverso gli occhi del donatore e conoscermi attraverso la sua scelta. «L'ho comprato perché mi ha fatto pensare a te...», «Ho letto la trama e mi è venuta in mente quella volta che tu...», «Secondo me la protagonista sei tu!», «E' un libro che ho adorato, devi leggerlo!»
Così mi è venuto in mente questo piccolo gioco: voi quale libro mi regalereste e perché? Scrivetelo nei commenti, se vi va.
Non vedo l'ora di scartare i vostri regali e leggere le dediche!


lunedì 24 novembre 2014

Farebbe una qualche differenza?


Non sono molto coraggiosa in merito all'acquisto di libri. Solitamente pondero molto bene che cosa comprare e che cosa no e mi limito. In biblioteca mi lascio andare un po' di più, male che vada il libro lo posso rendere senza averlo letto ma, avendo meno tempo per andarci, ultimamente cerco di fare in modo di portare a casa qualcosa che mi piacerà di sicuro, pena rimanere senza nulla da leggere per chissà quanto tempo.
Quest'ultimo libro però era stato regalato a mio marito e l'ho scelto proprio perché non avevo la più pallida idea a cosa sarei andata incontro: sconosciuto, per me, l'autore, mai sentito nominare il titolo, nessuno accenno chiaro sulla trama nella quarta di copertina. Un salto nel buio!
E' stata una piacevole sorpresa e ora che l'ho finito capisco il perché esserci scritto poco o nulla della trama: è impossibile. Ci sono così tanti piani di lettura, vengono trattati così tanti argomenti, così tanti punti di vista, che ho il sospetto farei bene a rileggerlo, mi è sicuramente sfuggito qualcosa.
Mi limiterò a dirvi dove tutto ha inizio: Auschwitz.
All'università ho studiato letteratura tedesca e ho avuto modo di leggere diversi libri, memorie, testimonianze sull'argomento. “Il diario della caduta” di Michel Laub affronta l'olocausto da un punto di vista nuovo e davvero originale: il futuro. Quello di un nonno, un padre e un figlio. E il peso del passato, qualsiasi passato in fondo, su ognuno di noi. E il bisogno di ripartire da zero.

Mio nonno perse un fratello ad Auschwitz, e un altro fratello ad Auschwitz, e un terzo fratello ad Auschwitz, e il padre e la madre ad Auschwitz, e la fidanzata di allora ad Auschwitz, e almeno un cugino e una zia ad Auschwitz, e chissà quanti amici ad Auschwitz, quanti vicini, quanti colleghi di lavoro, quante persone che gli sarebbero più o meno vicine se non fosse stato l'unico a sopravvivere e a imbarcarsi per il Brasile e passare la vita senza mai nominare nessuno di loro...
Farebbe una qualche differenza se raccontassi come morirono i parenti di mio nonno, uno per uno?...
Farebbe una qualche differenza che i particolari che sto riferendo corrispondano a verità più di mezzo secolo dopo Auschwitz, quando nessuno sopporto più di sentirne parlare e perfino per me suona superato scrivere qualcosa in merito o queste cose hanno importanza solo per le implicazioni che hanno avuto nella vita delle persone intorno a me?

P.S. Le ultime due pagine di questo romanzo sono le parole più belle che mi sia mai capitato di leggere ultimamente, oltre che un bellissimo finale a sorpresa.


giovedì 20 novembre 2014

Still in the World

E' una bellissima giornata. Fuori splende il sole, ogni tanto mi giunge il cinguettio di qualche uccellino e gli alberi si pavoneggiano nei loro preziosi colori autunnali. Sto scrivendo seduta alla mia scrivania; proprio così, dopo più di un anno e mezzo di struggimenti e sbuffare per l'assenza di un angolino tutto mio, sono riuscita a crearmelo. Basta dover tirare fuori il pc per mettermi sul tavolo del soggiorno, basta dover andare alla ricerca dei miei quaderni per poter scrivere e, soprattutto, basta dover rimettere sempre tutto via. Quante volte ho rinunciato a iniziare perché non avevo voglia di tutto questo “traffico” o perché, tra tira fuori e poi metti via, il tempo non era sufficiente. Ora non ho più scuse, ora ho tutto a portata di mano.
Avrei voluto inaugurare questo mio angolino speciale, tanto agognato, con qualcosa di bello, gioioso o poetico; invece ho passato le ultime due ore con un piccolo esserino indemoniato che mi ha svuotata di ogni energia. VV è una bambina molto brava ma quando ha i suoi momenti no vuole essere sicura di aggiudicarsi l'Oscar, e non solo per la miglior interpretazione... Lo so, ci sarà un motivo se li chiamano i terribili due e so anche che sono più terribili per loro che per noi; ma vedere questi esserini che si dibattono in preda all'indecisione e confusione più totale senza riuscire a spiegarsi che cosa gli sta succedendo non è facile, soprattutto se non si riesce ad essere di aiuto. Se poi aggiungi anche i denti, il quadro è completo e la bomba ad orologeria è pronta ad esplodere. Ora sta dormendo e mi auguro si svegli di umore migliore, pazienza se questo pisolino fuori programma scombinerà tutta la giornata, ormai ho imparato a non pianificare più nulla.

    • Do you ever feel like running away?
    • Of course... Sometimes I feel like I want to run away from everything... I remember having that feeling once when I was at the farm... I climbed over the fence, but I was still in the world!

    Charles M. Schulz

Tradotto (male) da me:
  • Ti senti mai come se volessi scappare via?
  • Certo... A volte mi sento come se volessi scappare via da tutto... Ricordo di essermi sentito così una volta, quando ero alla fattoria... Scavalcai lo steccato, ma ero ancora nel mondo!


martedì 18 novembre 2014

Un momento tutto per me


La seconda parte dell'iniziativa “Sinergie in rete” proposta da Sandra del blog “I libri di Sandra” prevede la «creazione di una card, un LO, una tag, una ricetta, una foto, un disegno, una creazione insomma hand made in senso assai allargato, basta che il collegamento col libro sia evidente.»
Mi sono aggrappata al senso assai allargato; basta dirvi che non so neanche che cosa sia un LO... Porta pazienza, Sandra!
Non potevo ovviamente che scegliere Virginia Woolf, la scrittrice del mio cuore e, visto che si tratta un po' di giocare, mi sono finta lei e l'ho impersonata. Nel mio programma doveva esserci anche una bella passeggiata nella natura, come lei amava compiere spesso, ma il tempo di questi ultimi giorni non me l'ha permesso.
Così mi sono preparata una tazza di te, nella mia tazza più antica, appartenuta un tempo a mia nonna, mi sono accomodata in compagnia del mio libro preferito, avendo a portata di mano uno dei miei diari, e ho scritto una lettera sulla carta più bella ed elegante che ho.
Ecco a voi “My Virginia Woolf Moment”:



venerdì 14 novembre 2014

Not invited


People were not invited – they went there.
F. Scott Fitzgerald
Anch'io mi sono recata alla festa de “Il grande Gatsby” ma non sono riuscita ad entrare; a quanto pare tutta Torino ha accolto l'invito a partire con me... Sorvolo sul perché e per come, anche se questa è una delle grosse pecche della casa dei libri, Il Circolo dei lettori.
Mi sono ritrovata insieme ad una ventina di persone in una saletta adiacente provvista di grande schermo ma sprovvista di audio i primi 20 minuti. Ho mandato un messaggio a mio marito con scritto «la tristezza...». Volevo andarmene ma sono rimasta. All'inizio le battute si sono sprecate: un film muto, molto a tema con il periodo del libro. Poi l'audio è finalmente arrivato ma per un po' ho continuato comunque a faticare per entrare nell'atmosfera della serata. La proiezione era terribile, come potete vedere dalla foto, e le immagini che venivano mostrate nella sala principale non erano molto visibili. Se per “Huckleberry Finn” mi ero sentita trasportare all'interno del libro, in questo caso non ci stavo riuscendo per niente.
Ad un certo punto ho smesso: ho smesso di continuare a lamentarmi tra me e me per questo disguido, ho smesso di sentirmi scocciata ed esclusa, ho smesso di osservare lo schermo e quelle brutte immagini. Come per magia ho sentito, finalmente sentito, le parole di Fitzgerald. E ho realizzato questo, che alla fine io ero lì per quello, solo per quello, incontrare uno scrittore e il suo libro, tutto il resto, il contorno, era superfluo.
Ho assaporato ogni singola parola.


martedì 11 novembre 2014

Insieme


La trama del matrimonio” di Jeffrey Eugenides mi sarebbe piaciuto leggerlo così: insieme ad un'amica, contemporaneamente. Non l'ho mai fatto ma credo sarebbe una bella esperienza. Ci si mette d'accordo e si inizia a leggerlo lo stesso giorno, dandosi delle scadenze: entro sabato fino a pagina 200, oppure i primi tre capitoli e poi ci si incontra a parlarne. Mentre lo leggevo immaginavo i messaggi, le chat su WhatsApp, le telefonate fiume, i sospiri davanti a un caffè. «Ma secondo te lui adesso cosa farà?», «Non mi dire che accetta...», «Certo che lei è proprio stupida/stronza...». Tra me e me ridevo immaginando che alla fine una delle due avrebbe barato e sarebbe andata oltre la pagina fissata, perché la curiosità è donna; probabilmente io perché non solo sono curiosa ma anche goliardica, mi sarei divertita un mondo a torturare la compagna di lettura: falsi indizi e minacce di spoiler, il tutto condito da «Sbrigati!».
Quando l'ho finito ho urlato dentro di me: «Voglio il seguito!». Ma forse no, come con i film, spesso si rimane delusi. Preferisco ricordarmeli così, ancora giovani, pieni di speranze, con il futuro davanti e sul procinto di incamminarsi.
E un po' anch'io, insieme a loro.

P.S. Grazie ancora per l'ottimo consiglio!


venerdì 7 novembre 2014

Che ne pensi?

 
Sono convinta di saper scrivere, e un giorno o l'altro intendo fare un bel libro. Tu che ne pensi? La vita mi interessa profondamente, e sono certa che lo scrivere sia il mio mezzo di espressione naturale.

Virginia Woolf (Lettera a Violet Dickinson 1904)

mercoledì 5 novembre 2014

Non riuscivo a dormire


Ho sempre avuto problemi di sonno, sin da piccola: brutti sogni, il buio, rumori non ben identificati (fantasmi, ve lo dico io...), insonnia. E sin da piccola non sono stata una di quelle persone che riesce a rimanere a letto senza dormire: se è notte e non mi posso alzare, l'unica per far passare il tempo è mettersi a leggere. I libri hanno anche il potere di calmarmi, distrarmi, far sparire timori e paure.
Quando ero piccola la lettura durava poco; prima o poi qualcuno si accorgeva della luce da comodino che filtrava dalla porta e veniva a dirmi di tornare a dormire; mia madre, la maggior parte delle volte, mio padre o uno dei miei fratelli. (2 fratelli molto più grandi di te = 4 genitori, ve lo dico io...) Per un breve periodo ho letto nascosta sotto le coperte, alla luce di una torcia che, secondo la me bambina, nascondevo con molta cura, secondo la me adulta invece, mia madre faceva finta di non aver mai trovato. Ora più nessuno mi dice di tornare a dormire, solo mio marito ogni tanto butta lì, con la voce impastata, «Guarda che domani mattina avrai sonno».
Sogno, un giorno, di vedere quella stessa luce filtrare dalla porta della camera di VV; di alzarmi e affacciarmi sulla soglia, vedere il suo viso che si solleva dal libro, un misto di sonno e lettura negli occhi. Di ascoltare, così come dicevo io una volta, a mo' di scusa: «Non riuscivo a dormire» e cogliere il timore di sentirsi dire di spegnere la luce. Cosa che farò, perché sono sua madre, ma in modo sbrigativo e poco convinto, perché quello che più mi interesserà chiedere sarà: «Cosa stai leggendo? Ti piace?». E ancora di più, avrò fretta di tornare a letto, per riprendere la lettura lì dove l'avevo interrotta. Con il sorriso, questa volta.


lunedì 3 novembre 2014

La vita, ultimamente 10


La preparazione di decorazioni, rinfresco e party favour.

 

 La messa in opera.


Pronti per dolcetto o scherzetto!

La prima festa di Halloween di VV è stato un successone e io sono tornata bambina alle prese con colla, cartoncino e colori. Con noi c'erano un biondo diavoletto, un tenero scheletrino, una dolce zucca, una solare gattina e un'allegra streghetta. Peccato non poterveli mostrare, per ovvi motivi di privacy, erano uno più bello dell'altro!

venerdì 31 ottobre 2014

Vivere come se


Come è curiosa la vita. Ieri sera ero davanti al pc, senza ispirazione, ma con il forte desiderio di non far passare un altro giorno senza scrivere. Alla fine mi sono dovuta arrendere e soccombere alla delusione; per fortuna c'era Eugenides ad aspettarmi sul comodino, ci avrebbe pensato lui a consolarmi.
Mentre navigavo, leggevo blog, controllavo la mail, allungavo la mia lista dei desideri dei libri su Amazon, ho aperto anche una cartella che si chiama “Bozze”. Ho ritrovato così una pagina scritta quasi un anno fa, una sorta di sfogo, di diario personale. Iniziavo ricordando come una volta mio marito ed io amassimo fare esperienze di “prime volte”, avevamo anche dato un nome a questa nostra passione: mettere le crocette. Le registravo con precisione maniacale sulla mia agenda e a volte ne festeggiavamo la ricorrenza.
In quel brano però lamentavo il fatto che ultimamente (cioè dall'arrivo di VV) la mia vita si stava costellando di prime e ultime volte e che quest'ultime, soprattutto, si manifestavano senza preavviso. I bambini crescono così in fretta e tutto cambia a una velocità tremenda, hai voglia a ripeterti di goderti l'attimo, in un battito di ciglia è già passato.
Questa mattina, in un momento di pausa tutto per me, ho letto un articolo di Gabriele Romagnoli su Vanity Fair: parlava di fine e di inizio. Che coincidenza.
Basterebbe riuscire a vedere, in ogni fine, un nuovo inizio, come scrive lui: Non credere ma vivere come se. Ogni fine fosse soltanto un inizio. Fare lo sforzo almeno. La storia, continua.

Non potrebbe essere che gli inizi e le conclusioni siano cose che noi consideriamo tali solo perché la nostra mente è troppo primitiva per concepire qualcosa di diverso?
Diana Athill

Buona festa dei defunti e dei Santi. Buon Halloween, anche.
Buona fine e buon inizio.


mercoledì 29 ottobre 2014

Quando il marito è in trasferta

Odio quando mio marito va in trasferta. Mi sento sola, innanzitutto, e io sono una fifona, ho paura del buio; fosse per me incomincerei a barricarmi in casa, chiudendo porte e finestre, già intorno alle quattro del pomeriggio. Mi sento un po' Will Smith in “Io sono leggenda” il quale, al suono della sveglia del suo orologio da polso, correva a rifugiarsi in casa prima che facesse buio e uscissero quei mezzi vampiri... In più VV ha imparato a dire buio e non fa altro che ricordarmelo: «Buro. Buro. Buro...» Solo che lei non ha paura, io invece sì... So già come andrà, quando VV incomincerà a svegliarsi di notte dicendo che ha visto un mostro, o i fantasmi, io finirò col dirle, comprensiva: «Li hai sentiti anche tu?!»
Odio quando mio marito va in trasferta perché, lo confesso, tirare un po' il fiato quelle due orette tra la cena e la messa a letto di VV, dividendosi i compiti, un po' mi fa comodo. Ah sì, anche sparire un attimo tra i cuscini del divano...
Odio quando mio marito va in trasferta perché mi manca lui, ovvio.
Amo quando mio marito va in trasferta perché posso regredire a un età pressoché adolescenziale senza che ci siano testimoni (ancora per poco, VV ha una lingua... quella spiona...). Tipo mangiare per cena le patatine mentre scrivo al pc, tipo... Lasciare la casa come se fosse passato un tornado (magari i fantasmi si stufano e si trasferiscono altrove), mettermi a letto alle nove e leggere, leggere, leggere quando avrei dei doveri da svolgere, tipo... Perché, non so voi, ma a farle da sola, queste trasgressioni, c'è più gusto.
Ancora un paio di giorni di trasferta e finirei “La trama del matrimonio” ma, purtroppo, questa sera mio marito torna (capito fantasmi?). Vado a buttare il sacchetto delle patatine.

lunedì 27 ottobre 2014

Libri che cambiano la vita


Sandra, del blog “I libri di Sandra”, in uno dei suoi ultimi post invitava ad elencare i libri che hanno cambiato la nostra vita e partecipare così a una simpatica iniziativa: Sinergie in rete.
Come ho già scritto, mi piace l'idea che questo blog, questa stanza tutta per me, sia un luogo di scambio (dove finora è stato più quello che ho ricevuto che quello che ho dato) e questa mi sembra un'ulteriore occasione per farlo. Poi si parla di libri...
Qui tutte le “istruzioni” scritte da Sandra e qui sotto i miei libri “del cuore”.

Quentin Bell “Virginia Woolf”
Virginia Woolf “Diario di una scrittrice

Ormai è noto il mio amore per questa scrittrice, cosa potrei aggiungere che non ho ancora detto? Che è curioso che il mio amore per lei non sia sbocciato dopo aver letto un suo romanzo, ma il suo diario, e che sia diventato un amore eterno dopo aver letto la biografia scritta dal nipote. E' l'unica scrittrice che ho letto e riletto, ma non tutti i suoi romanzi, ne è rimasto solo uno, quello che mi incute più timore: “Le onde”. Ho paura di non esserne all'altezza e di deludere così la mia amata scrittrice.
(Per vostra informazione, i suoi libri che amo di più sono “Gita al faro” e “Mrs Dalloway”, il primo libro che ho letto è stato “Gli anni” nell'ormai lontanissimo 1996)

Philippe Jaenada “Il cammello selvatico”
Alessandra Montrucchio “Cardiofitness”
John Fante “Full of Life”

In questo caso non sono i libri in sé ad avermi cambiato la vita, ma l'averli condivisi con la persona più importante della mia vita: mio marito. Questi sono stati i libri che abbiamo letto, insieme, all'inizio della nostra storia d'amore; gli autori, le loro storie, i loro personaggi, addirittura alcune frasi sono parte di noi, da più di 13 anni.

Clarissa Pinkola Estés “Donne che corrono coi lupi

Quest'ultimo libro mi ha davvero cambiato la vita. Non so nemmeno spiegarlo a me stessa, ma dopo l'estate del 2012, periodo in cui l'ho letto, qualcosa in me è cambiato e mi ha condotta proprio qui, dove sono ora.

E voi? Quali sono i libri che vi hanno cambiato la vita?


giovedì 23 ottobre 2014

Per cominciare


Ma io dov'ero quando è uscito “La trama del matrimonio” di Jeffrey Eugenides? E se c'ero, dormivo...
Sono riuscita a leggere finora solo una sessantina di pagine ma già lo adoro. Come si fa a non amare un libro che inizia così: “Guardiamo i libri, per cominciare.”? E lunghi elenchi di libri, citazioni, autori che riempono pagine su pagine. Non so voi ma io non faccio altro che prendere nota, oltre a provare un forte dispiacere per la grossa lacuna che ho in fatto di critica e analisi del romanzo; mi ha fatto quasi tornare la voglia di tornare all'università. Quasi mamma, se mai un giorno mi leggessi...
Ho apprezzato altrettanto tutti i vostri commenti e suggerimenti. Anche in questo caso, perché non ci ho pensato prima? In fondo non è sempre quello che ho desiderato per questo blog, che diventasse un luogo di scambio?
Ho preso nota di tutti i titoli da voi consigliatomi prima di recarmi in biblioteca ma poi la scelta l'ha operata il destino. Tra non presenze in catalogo e un paio già in prestito, l'unico disponibile era il romanzo di Eugenides. Letto l'incipit, però, non ho avuto dubbi e ora non vedo l'ora di proseguire nella lettura.
Grazie quindi per i vostri consigli, chissà che non diventi un “appuntamento fisso”, non mi dispiacerebbe viste le premesse e a voi?


lunedì 20 ottobre 2014

We don't really know


Due mesi, ieri.
Una poco più che conoscente mi ha mandato un messaggio chiedendomi come stavo. Le ho risposto: bene, non sono più arrabbiata. Lei ha commentato dicendomi che ero stata brava a superare già questa fase.
Già due mesi. O solo due mesi...
Alle volte chi meno ti conosce riesce a toccare il tasto giusto, anche se involontariamente.
Così mi sono fermata a riflettere (strano, non lo faccio mai... :-) ) e mi sono resa conto che sto barando. Perché la verità è che quel lontano, ma non troppo, 19 agosto la porta non si è chiusa completamente, c'è uno spiraglio. Ho ancora una carta da giocare ed è a quella che mi sto aggrappando, la mia copertina di linus. I giochi sono ancora aperti, come si suol dire, la partita non è ancora finita.
E allora forse non sono così brava. Non lo sarò almeno fino a quando non scoprirò se avrò il coraggio di giocarla quella carta. Perché potrei vincere, e sarebbe una gran bella vittoria, ma potrei anche perdere e allora, forse, è in quel momento che scoprirei davvero di che pasta sono fatta.
Eppure... Oppure...
Alle volte, accontentarsi, che io voglio leggere contentarsi con, potrebbe essere il vero atto coraggioso; gioire di ciò e con ciò che si ha, che è già molto. Anche questo richiede coraggio, non avere rimpianti...

The truth is, we know so little about life, we don't really know what the good news is and the bad news is.

Kurt Vonnegut

Tradotto (male) da me: La verità è che, sappiamo così poco della vita, che non sappiamo veramente qual'è la buona notizia e quale la cattiva.


venerdì 17 ottobre 2014

E de


Domani pomeriggio spero di riuscire ad andare in biblioteca, perché da quando ho finito “Uscirne vivi” della Munro non ho iniziato a leggere nessun' altro libro. E sono in astinenza...
Non ho nulla da leggere. Mi sono ritrovata a fissare i famosi scaffali dei libri ancora da leggere e nessuno “mi ha chiamato”. Davo per scontato avrei letto “L'anno del pensiero magico della Didion", ma ho capito che non è il momento; basta riflessioni, basta “analisi”, ho voglia di distrarmi, di cambiare aria, di “altro” da me. E' giunta l'ora di immergermi in un bel romanzo; uno di quei libri che mi tiene incollata anche se sono stanca, nessuna pretesa di ricevere una “lezione di vita”, solo intrattenimento. Suggerimenti?

Vi auguro un buon fine settimana, in compagnia di cari amici, quelli che hanno sempre tempo e voglia di sedere al tuo fianco, a guardare la vita scorrere.


mercoledì 15 ottobre 2014

Partenza


C'è un luogo a Torino che è la casa dei libri e dei lettori. Ha i soffitti alti, le pareti tappezzate e affrescate, grandi lampadari di cristallo, porte che scricchiolano, mobili di altri tempi. Come i libri è un luogo dal lontano passato, ricco di storie e personaggi, pronto a custodirli e ad accoglierne di nuovi.
Vi si va per leggere, ovviamente, o per ascoltare qualcuno che lo fa al posto tuo; si va per conversare, di libri, scrittori e lettori, ovviamente; si va per incontrare, un libro, uno scrittore o un lettore. Lo si può fare bevendo un tè o all'ora dell'aperitivo, accompagnati da un sottofondo musicale, da un attore o un ballerino.
Mi sono recata al Circolo dei Lettori ieri sera e ogni volta mi sorprendo a pensare che dovrei farlo più spesso. Sarebbe però più corretto dire che sono partita da lì per recarmi in America, sul Mississipi, su una zattera, in compagnia di Huckleberry Finn. Ho dormito sotto un cielo stellato, ho assaporato il silenzio mentre si naviga su un fiume, ho visto nascere un'amicizia, ho assistito a un duello in pieno stile western, ho sentito nascere il rap.
Ieri sera è stato il primo di numerosi appuntamenti che si terranno fino a maggio, una volta al mese, in compagnia di Giuseppe Culicchia, sulla storia americana, attraverso una selezione di scrittori e libri tra i più famosi o quelli che sono considerati classici.
Il prossimo incontro sarà martedì 11 novembre, alle 21. Andremo nell'America de “Il Grande Gatsby”.

Una frase, punto d'arrivo per l'autore, è punto di partenza per chi legge.

Ottavio Fatica

Partite con me?


lunedì 13 ottobre 2014

Uscirne vivi

Lo ammetto, ad un certo punto della lettura, ho pensato: «Ah ecco, a che cosa si riferisce il titolo “Uscirne vivi”... uscirne vivi dalla lettura di questi racconti...»
Mi sono dovuta sforzare per proseguire nella lettura di questa raccolta di Alice Munro e, nella fatica, mi vergognavo: un premio Nobel e non mi piace, sicuramente sono io che non la capisco, che non la so apprezzare, sono una ignorante; i “Grandi della Letteratura” mi fanno questo effetto qui: mi mettono soggezione.
Ricordo di avere detto un giorno a mio fratello: non riesce a coinvolgermi, scrive in modo distaccato, quasi giornalistico, come se stesse facendo il resoconto di un evento. Sono storie tristi, ma non riesco a soffrire con i protagonisti, non riesco a gioire anche se so che, alla fine, sono sopravvissuti.
Poi ho capito. Io cercavo la sofferenza perché stavo soffrendo e anelavo al lieto fine perché avevo bisogno di un messaggio di speranza. Non era questo, però, quello cui era interessata Alice Munro, mentre scriveva. I suoi protagonisti, ognuno a proprio modo, hanno fatto pace con la vita, io non ancora completamente; si sono lasciati alle spalle il brutto episodio che ha segnato le loro vite, io ci sono ancora dentro, soprattutto quando penso di no. Loro possono permettersi di scrivere alla vita, come il titolo originale “Dear Life” fa intendere, io non ancora; loro ricordano, io vorrei dimenticare.
Loro ne sono usciti, vivi, io sono ancora dentro. Sono io che devo colmare questa distanza. Vivendo.


venerdì 10 ottobre 2014

To let go


Ero qui davanti al computer a scervellarmi per trovare qualcosa da scrivere, perché non volevo fare passare troppi giorni senza postare qualcosa sul blog. Ma niente, nessuna idea...
Non so voi, ma quando torno da un viaggio, seppur breve, io impiego molto tempo a rientrare nella vita di tutti i giorni. Così come non sono una di quelle persone che disfa subito le valigie e in poche ore ha messo tutto a posto, altrettanto la mia mente ha difficoltà a ritornare sui soliti binari. La borsa della spiaggia appoggiata nell'ingresso, i solari sulla mensola del bagno, i teli da mare ancora da lavare; altrettanto i miei pensieri si rifiutano di prendere forma, farsi definitivi, concreti.
Sono ancora un po' al mare, sono già tornata. Vorrei che la Francesca che era al mare, fosse anche qui in città. Vorrei riuscire a portare sempre con me quella leggerezza.
Ci sto provando, partendo proprio dalle cose materiali, sperando così un giorno, di alleggerire la mente. Ho iniziato a svuotare il mio armadio, i miei cassetti: via i vestiti non indossati nell'ultimo anno, via quelli tenuti pensando che un giorno avrei potuto metterli, via quelli messi da parte con l'idea di usarli “per stare in casa”. Ho appena incominciato, ma ci ho preso gusto. Ho voglia di spazio, per gli occhi e per la mente.

We must be willing to let go of the life we've planned so as to have the life is waiting for us.

Joseph Campbell

Tradotto (male) da me: Dobbiamo essere disposti a lasciare andare la vita che avevamo programmato così da ottenere la vita che ci sta aspettando.


martedì 7 ottobre 2014

La vita, ultimamente 9

Per il nostro quinto anniversario mio marito mi ha regalato il mare.

  
Del tempo solo per noi tre.


Solo per noi due.




Ma soprattutto mi ha donato il sorriso.