venerdì 28 febbraio 2014

Una storia d'amore


Un libro è una collaborazione tra chi legge e ciò che si legge e, se tutto va per il meglio, quell'unione è una storia d'amore.

Siri Hustvedt

Vi auguro di innamorarvi questo fine settimana, magari partecipando al flash mob promosso da Caffeina. Qui tutte le informazioni.


mercoledì 26 febbraio 2014

Letto n.5


Vorrebbe dirle che ogni tanto, la notte, le capita di pensarla e piange un po'. Vorrebbe dirle che lei ormai fa parte dei suoi ricordi, per sempre. Vorrebbe dirle che sì, è vero, non sa il suo nome e non sarebbe in grado di riconoscerla per strada, ma si ricorda bene il suono dei suoi singhiozzi. Vorrebbe chiederle scusa perché lei è fatta così, strana, nelle situazioni difficili va nel panico, si imbarazza, rimane senza parole e spesso non ha il coraggio di guardare in faccia le persone. Forse è un po' codarda. Vorrebbe dirle che dietro il suo silenzio e il suo «Scusa se ti disturbo», le uniche parole che le sono uscite di bocca, c'erano comprensione, solidarietà e un abbraccio. Vorrebbe dirle che, per la prima volta nella sua vita, vita e morte non erano mai state così vicine e lei è anche tanto, troppo, facilmente impressionabile. Vorrebbe dirle che ad ogni contrazione pensava al fatto che si avvicinava alla realizzazione del suo sogno, mentre lei vedeva svanire il suo. E si spaventava, perché capiva che questo era solo frutto del caso, come se a decidere fosse stata l'assegnazione dei posti letto. Se ci pensa troppo, anche adesso, le viene un brivido lungo la schiena. Vorrebbe dirle che l'ha vista, quando è fuggita di corsa dalla stanza, perché avevano portato senza avviso la sua bambina appena nata; e che lei ha avuto la tentazione di sgridare l'infermiera, oltre che pronunciare l'ennesimo «Scusa» alla sua schiena che usciva. Vorrebbe dirle che ancora non si capacita che la sua notte più bella è stata anche la sua notte più brutta e che l'hanno trascorsa insieme, una affianco all'altra. Vorrebbe dirle che non può fare a meno di pensarla, a volte, la notte e che lo farà per sempre. Perché lei ora è un suo ricordo.

lunedì 24 febbraio 2014

Il bugiardino delle relazioni umane

La gente ha paura di dire quello che pensa. Perché se ne vergogna. Specie se le capita di farsi delle domande un po' bislacche, ma belle. Tipo perché certe cose vanno in un modo anziché in un altro. E vorrebbe inalberarsi un attimo, ma non lo fa. Vive molto più tranquilla se si associa al pensiero comune, che poi è l'interpretazione ufficiale della realtà, il bugiardino delle relazioni umane. Invece, chi ha pensieri sghembi e si permette addirittura di esprimerli, si complica la vita. Rischia di non piacere. Di essere frainteso, o rifiutato. Di offendere, addirittura. E' per questo che le persone nascondono quel che pensano, e in questo modo finiscono per fare quello che non vogliono (e poi non si piacciono)... Ci censuriamo continuamente per paura di deludere, offendere, restare soli. Non difendiamo i nostri pensieri e li svendiamo per poco o niente, barattandoli con la dose minima di quieto vivere che ci lascia in quella tollerabile infelicità che non capiamo nemmeno di cosa sia fatta, esattamente. Siamo piuttosto ignoranti in materia d'infelicità, soprattutto della nostra.
E' per via di questa reticenza che quando ritroviamo i nostri pensieri nei libri, sembra che ce li tolgano di bocca con tutte le parole. Allora li rivalutiamo. Ci viene voglia di riprenderceli, di difenderli. In un certo senso, cominciamo a parlare.

Diego De Silva


mercoledì 19 febbraio 2014

Siamo scalzi e abbiamo freddo

Questo post era iniziato così:

Quando in una recensione leggi: «...difficile non scorgere una ferita autobiografica, ricucita.» il difficile per il lettore è leggere questo libro, che parla di una donna tradita dal marito, senza sentire riecheggiare in continuazione queste parole e cercare così indizi e segnali. Se poi il libro in questione è anche scritto in prima persona, solletica ancora di più la pettegola che è in te. L'autrice di “L'estate senza uomini” è Siri Hustvedt, moglie di Paul Auster, giusto per capire chi è in ballo in questa vicenda...

Ma il bello di questo blog è proprio il suo obbligarmi a prendermi del tempo, a fermarmi e a riflettere, ancora di più di quello che farei normalmente, sul libro che ho appena terminato di leggere. Quando ci riesco scopro che, anche se inizialmente il romanzo in questione non mi ha colpita particolarmente, ha comunque lasciato un sassolino, un piccolo seme in me, che magari germoglia oppure no, ma che comunque crea qualcosa.
Ad esempio non mi ero sbagliata quando avevo pensato che questo libro sarebbe stato perfetto per San Valentino, perché celebra l'amore; non solo quello tra marito e moglie, ma quello tra il prossimo, che può essere una madre, un fratello o una sorella, un amico, la vicina di casa. Immediatamente dopo mi è venuto in mente il brano seguente tratto da una lettera, che spiega meglio di me il bisogno disperato di calore che abbiamo (e per dimostrare come basta poco, a volte, per fare il breve volo giornaliero che mi suggerivano qui nei commenti):

Siamo tutti degli estranei – cara – Il mondo non ci conosce perché non conosciamo lui. E Pellegrini! - Esiti? E Soldati spesso – alcuni di noi vincitori... Abbiamo fame, e sete, a volte – siamo scalzi – e abbiamo freddo. (203)

Emily Dickinson


lunedì 17 febbraio 2014

E' questo il bello

Chi si loda si imbroda. Non ho fatto in tempo a scrivere quanto fossi stata brava a mantenere i miei buoni propositi che sono scomparsa nel silenzio più totale. E voi non avete idea di quanto mi mandi in bestia non riuscire ad essere costante... Così come sono stanca di questa vita che sembra essere fatta di carota e bastone; non ho ancora finito di gustarmi la prima che devo già parare il colpo del secondo. Ma avevo detto basta alle lagne e forse potrebbe aiutarmi leggere questo libro di Paolo Crepet “Impara a essere felice”, sento che parla di me, a me.
A quanto pare, come se il 2013 non fosse stato già abbastanza un anno rivoluzionario, nuovi cambiamenti si accingono per me all'orizzonte, neanche così lontano. Se lasciassi parlare il camionista che c'è in me, direbbe: “E adesso sono c@**... Per fortuna mi viene in soccorso il libro che sto leggendo.

E' piuttosto volgare, il buonsenso. Abbassa il livello delle aspirazioni, valuta le possibilità di successo e soprattutto quelle di fallimento, calcola. Il coraggio, la sincerità e l'istinto non hanno nessuna possibilità di resistergli, se gli dai il tempo di organizzarsi e preparare la controffensiva. L'impulso che ci spinge a cambiare, il vento che rovina, non ha quegli argomenti, anzi spesso non ne ha affatto. Non si lascia corrompere da ragioni di convenienza e non pretende di aver ragione. Propone scelte estreme e irresponsabili e non promette risultati. Possiamo assecondarlo o sopprimerlo, prenderlo o lasciarlo, dire sì o no.
E' questo il bello.

Diego De Silva


martedì 4 febbraio 2014

E' nella mia natura

Voi non avete idea di quanti post io scriva mentalmente, tutti ovviamente accattivanti e interessanti. Passo intere giornate, mentre le mie mani sono occupate a fare altro, a dettare frasi e comporre temi. Alla faccia di chi predica l'importanza di essere presenti e concentrati al cento per cento su quello che si sta facendo... Peccato che io non sia altrettanto brava quando finalmente mi ritrovo davanti alla tastiera del pc.
Detto questo, che non vuole essere una lamentela ma solo una constatazione, ero indecisa se riflettere con voi su un tema che mi ha instillato involontariamente Sandra, cioè la promozione della lettura; o fare, visto che è appena iniziato febbraio, il punto della situazione sui buoni propositi che avevo espresso ad inizio anno.

...Mi chiameranno scontenta. Non posso farci nulla, l'irrequietezza è nella mia natura; a volte si agita in me fino a diventare dolorosa...

Charlotte Bronte
E' tempo di bilanci e, nonostante questo tratto del mio carattere che sto cercando di contrastare in tutti i modi, sono soddisfatta di come sia riuscita finora a rispettare i miei buoni propositi.
Nei momenti no, quando mi trovo a fissare un po' troppo insistentemente il bicchiere mezzo vuoto, mi obbligo ad elencare tutte le cose che sono riuscita a fare fino a quel momento della giornata. Può essere semplicemente un “attaccare la lavatrice”, dopo di che non posso più dire “non ho ancora fatto niente”. Sembra funzionare.
Ve ne sarete accorti, sto scrivendo di più sul blog e, non so se questo si noti, scrivo di getto e pubblico; che per me equivale a chiudere gli occhi e lanciarmi con il paracadute.
Sto anche leggendo di più e con una certa costanza. E siamo ad almeno una passata di smalto alla settimana! Sono addirittura stata in biblioteca; dopo non so quanto tempo, ho ritrovato il piacere di camminare tra gli scaffali pieni di libri, curiosare tra le sezioni “novità”... e disturbare gli studenti. Si perché con me avevo un esserino rumoroso ed ammiccante, una piccola smorfiosa che dispensa sorrisi (e pernacchie!) e poi si nasconde. La prima volta in biblioteca di VV e un po' anche la mia; la mia prima volta nella sezione bimbi, su un tappeto soffice e colorato, con sedie e scrivanie di dimensioni nanesche e un mondo di parole tutto da scoprire.

Gennaio, sei stato buono con me!