venerdì 27 febbraio 2015

Link a Book 7


Ho voglia di ascoltare «...il passo breve delle cose...» nella poesia di Alda Merini, per accompagnare il mio bisogno di lentezza, avvolta nel caldo abbraccio delle parole di “The Able Scarf”, una sciarpa dal nome bene augurante.

Un augurio e un fiore di poesia, nell'attesa di sbocciare e della primavera. 
Vi auguro un buon fine settimana, Francesca

mercoledì 25 febbraio 2015

Reading the World


Viaggiare è un buon antidoto contro la depressione o per i periodi più bui e grigi delle nostre esistenze. I benefici cominciano ben prima della partenza, durante la pianificazione del viaggio, anzi, forse sono perfino maggiori durante questo sogno ad occhi aperti che durante il soggiorno in se. Spesso non serve andare tanto lontano e sono sufficienti pochi giorni per cambiare aria e tornare rigenerati.
Il mondo è un libro. Chi non viaggia ne legge una pagina soltanto.
Sant' Agostino
Altrettanto spesso si usa la frase che non c'è miglior mezzo di un libro per portarti lontano. Inoltre è più facile iniziare la lettura di un romanzo che un viaggio in carne ed ossa. Peccato che non si approfitti mai pienamente della libertà che ci regalano i libri di visitare il mondo e si tenda a ritornare sempre negli stessi luoghi.
Sapete quanti sono gli stati del mondo? 196. Quanti di questi avete visitato grazie a un autore e un libro? Ecco la mia lista, scritta di getto senza consultare il mio quaderno dei libri letti finora.

Afghanistan, Australia, Austria, Brasile, Canada, Cile, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Inghilterra, Irlanda, Israele, Italia, Russia, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Svizzera... per un totale di 20.

Forse ho visitato/letto anche altri paesi, ma non ricordo. Comunque il numero non cambierebbe di molto: sono pochi, molto pochi, pochissimi. Mi piacerebbe questo numero aumentasse, potrebbe essere un'altra sfida per il 2015 oltre alla mia Reading Resolutions di inizio anno.
Ann Morgan questa sfida l'ha presa molto seriamente e ha raccontato la sua avventura attraverso la letteratura di tutto il mondo nel suo blog, “A year of reading the world”. Proprio in questi giorni è uscito anche il libro, che porta il nome del blog, ma approfondisce l'argomento come lei stessa spiega qui:
I wanted to explore how reading the world can remake us as people and challenge the assumptions that we all grow up with, wherever we’re from. And I wanted to examine why storytelling matters to us and how it has shaped the lives of many of the people I encountered during my quest.
(Ho voluto esplorare come leggere il mondo può trasformarci come individui e pormi come sfida l'ipotesi che cresciamo tutti assieme, indifferentemente dalla nostra provenienza. E ho voluto analizzare perché la narrazione è così importante per noi e come ha dato forma alle vite delle molte persone che ho incontrato durante la mia ricerca)

All'interno del blog trovate anche un'utilissima lista di alcuni libri per ogni stato del mondo, così da avere già dei titoli se, come me, volete lanciarvi in questa avventura.
If you only read the books that everyone else is reading, you can only think what everyone else is thinking.
Haruki Murakami

(Se leggi solo i libri che leggono tutti gli altri, puoi solo pensare ciò che pensano tutti gli altri)

Quale sarà la nostra prossima meta? Preparate il passaporto.

lunedì 23 febbraio 2015

Doveva essere leggero

Avevo perso le speranze e mi ero rassegnata al fallimento/delusione e invece, con non so quanto ritardo, un bel giorno ho trovato nella buca delle lettere il libro dello swap libraio a cui avevo partecipato per Natale. Doppia felicità per il regalo ormai inaspettato! Non conosco ovviamente la persona che me lo ha inviato e non so neanche se ha un blog; peccato perché sarebbe stato un modo per scoprire qualcosa su di lei. Ho il suo indirizzo però e potrei sempre scriverle. Chissà se le farebbe piacere...
Che dire (scrivere) del libro? «Non è il mio genere» è di solito quello che penso quando mi capita sotto mano un romanzo come “Amore zucchero e cannella” di Amy Bratley. Ma l'affermazione sarebbe da analizzare visto che poi, spesso, quando finalmente ci metto mano (e il naso), questi libri li divoro in pochi giorni. Sono un ottimo intrattenimento e non richiedono molti sforzi; scrittura lineare, trame piacevoli. Forse da un libro mi aspetto un po' di più, anche che mi metta in difficoltà, o che mi scuota nel profondo, ma un po' di leggerezza non guasta alle volte.
Non pensavo inizialmente di scrivervene perché non mi aveva regalato grosse riflessioni ma, dopo le difficoltà di questi ultimi giorni, non smetto di pensarci.
La protagonista del libro è stata, quando aveva all'incirca otto o nove anni (non ricordo bene), abbandonata dalla madre e cresciuta dalla nonna materna. Che madre degenere, vero? Peccato che, nei momenti più neri della scorsa settimana, io abbia detto e ridetto, oltre ad averlo pensato in modo ossessivo, che me ne volevo andare. La mia mente non trovava altra soluzione. Non ce la facevo più, volevo gettare la spugna. Non l'ho fatto, ma questo è sufficiente a rendermi una madre migliore? Non sono sicura che la risposta giusta sia affermativa. E' questo che non riesco a smettere di domandarmi. Una persona può fare molti danni andandosene ma altrettanti anche rimanendo.
E' dal corso pre-parto che me lo sento ripetere: di come i bimbi siano delle spugne e che assorbano tutto quello che hanno attorno. Ma realizzare da sola che VV è felice se io sono felice mi ha messa molto paura addosso. Spesso non lo sono, quanto male farò alla mia bambina? Sarò in grado di fare in modo che il conto sia sempre in pari, che i piatti della bilancia non pendano da una parte sola, soprattutto quella sbagliata? Come farò fronte alle responsabilità legate alla crescita di mia figlia?
Queste e altre milioni di domande che trovo particolarmente difficili in questo periodo, da un libro che doveva essere leggero...

venerdì 20 febbraio 2015

Nemmeno immaginavi


Una volta tenevo un diario. Ora, con qualche censura in più (ma neanche tanta), questo blog è il mio diario. Mi dispiace continuare a triturarvi gli zebedei con le mie paranoie mentali; voi siete così tanto carini da dirmi che questa è casa mia e posso fare quello che voglio, poi però non dovrei stupirmi se il campanello tace e non mi viene più a trovare nessuno...
E' stata una settimana difficile, con pochi alti e tanti bassi. Più volte ho desiderato andarmene; l'ho fatto, una volta, tanto tempo fa e posso confermare che non funziona, non si può fuggire da se stessi.
Mi sono odiata e ho odiato il mondo, si, pure tu e tu. Mi sono sentita tremendamente sola, anche se continuavo a fare telefonate per lamentarmi.
Grazie a mio marito per essermi rimasto accanto e per avermi sopportato nei miei deliri. Grazie anche a te, mamma, per aver continuato a rispondere al telefono. Scusa VV per tutte le volte che ti ho detto in faccia che ero stufa e per averti urlato addosso. Non sono molto fiera di me stessa, per questo. Sto cercando di farmi perdonare con doppie razioni di baci e abbracci, sperando che sia sufficiente. Tu però, a volte, mi metti davvero a dura prova. Mamma non è così forte...
Tutto questo per dire che oggi il cielo mi sembra più sereno. E' questa è una cosa buona, vero?
Ma chi l'ha detto che i figli ti rendono più forte? Ti indeboliscono invece, ti rivelano posti colmi di paure che nemmeno immaginavi...

Marcello Fois

mercoledì 18 febbraio 2015

Let's get personal! - Food -


Ho imparato a cucinare a 21 anni. Non che prima non lo facessi, ma era più un divertimento che una necessità; la voglia di provare la ricetta di un dolce, le prime volte che i miei genitori mi lasciavano a casa da sola e mi arrabattavo a mettere qualcosa nel piatto. Anche se, vuoi mettere la soddisfazione e la trasgressione di mangiare per cena i cereali della colazione o latte e biscotti?!
A 21 sono andata da sola a Londra, ho trovato il mio primo vero lavoro, ho vissuto da sola per la prima volta. Ai tempi internet e la tecnologia non facevano ancora così tanto parte del nostro quotidiano; non avevo un cellulare ad esempio. L'unico contatto che avevo con i miei genitori erano le telefonate, ma non tutti i giorni perché costavano, e le lettere. Non ho mai scritto così tante lettere come in quel periodo, ai miei genitori ma anche agli amici. La fama della posta inglese? Più che confermata: nel giro di pochi giorni non solo la mia lettera era già arrivata a destinazione, ricevevo anche la risposta. Ho ancora nelle orecchie il suono della buca da lettere; si, quella dei film, un buco nella porta, il rumore sordo del battente seguito dal tonfo della posta sul pavimento. Il suono di un regalo in arrivo, il suono della gioia.
Ho iniziato a chiedere per lettera a mia madre alcune ricette, nulla di troppo difficile: il ragù per la pasta, la peperonata, i piselli con il prosciutto; lei puntuale mi rispondeva. E ho iniziato a cucinare. La mia non era fame di cibo sano, era fame di casa; era la prima cosa che, inconsciamente, mi era venuta in mente di fare per sentirmi un po' più vicina alla mia famiglia. Quando si dice che il cibo nutre sia l'anima che il corpo non è poi un'ovvietà così scontata.
Vorrei poter dire che da quel mio lungo soggiorno lontano da casa sia nata una grande passione per la cucina ma non sarebbe vero. Mi piace provare nuove ricette e i dolci sono la mia grande passione e i miei cavalli di battaglia, ma in realtà mi annoio molto a dover pensare tutti i giorni, per ben due volte al giorno, a che cosa mettere in tavola. Ora che c'è VV, inoltre, cerco di variare il più possibile e portare in tavola sempre qualcosa di nuovo (i bimbi si annoiano facilmente) ma non è per niente facile. Non facciamo grande uso di piatti pronti, anche se è successo che i ravioli del Signor Rana ci abbiano salvato diverse cene, e nel freezer non mancano mai i bastoncini di pesce o un paio di hamburger. Molto spesso ce la caviamo con poco, come un piatto di pasta condito con delle verdure o un secondo (carne, pesce, uova, legumi) con contorno. Uso e abuso della vaporiera. Per quanto mi riguarda le verdure non devono mai mancare, tutto il resto è un optional. Per VV funzionano molto bene i piatti unici: polpette e tortini dove metto dentro la qualunque.
Il ragu? Lo faccio ancora così come mi aveva scritto mia madre e, un giorno, sogno di passare quelle lettere a VV; perché il cibo è casa.

lunedì 16 febbraio 2015

Reading Resolutions List part. 2


Qualcuno di voi mi aveva avvertito, del pericolo che avrei corso col decidere troppo in anticipo i libri che avrei voluto leggere per la mia Reading Resolutions del 2015; ad esempio libri sbagliati al momento sbagliato che mi avrebbero messa a dura prova.
Per la parte rimanente della mia lista di lettura ho così deciso di concedermi una libertà: quella di cambiare idea. In realtà ho fatto di necessità virtù, non essendo ancora riuscita, per un motivo o per l'altro, a pianificare tutti e tre i libri. Ma andiamo con ordine:

- Leggere un libro che hai detto, mentendo, di aver già letto -

Come sapete già, è una cosa, quella di mentire sulle mie letture, che non ho mai fatto. Avevo pensato di sostituirlo con una lettura di un libro verso cui ho delle remore. Una prima scelta, poi bocciata, era stato “50 sfumature di grigio”, una seconda idea che avevo avuto, e su cui sono quasi decisa, è “Harry Potter”. Perché ho delle remore? Perché è un libro per adolescenti e non mi convince del tutto nonostante l'enorme successo che ha avuto. Avevo anche visto il primo film, di cui non ricordo nulla se non che mi ero annoiata. Ecco perché sono quasi decisa: ho paura di annoiarmi.

- Leggere un libro prima del film da cui è tratto -

Dopo una breve ricerca su Google ho scoperto che uscirà prossimamente un film tratto dalla “Trilogia della città di K” di Agota Kristof. Di questa autrice ho letto per ora solo un libro, “Ieri”, regalatomi da Grazia di “To write down”; lettura che ho molto apprezzato. La trilogia è da parecchio tempo nella mia To read list, quindi quale migliore occasione?

- Leggere un libro che ha più di 100 anni -

Era mia intenzione scegliere questo libro in occasione della visita in biblioteca insieme all'asilo di VV. Ovviamente quel giorno non ci sono riuscita. Non solo, non sono più riuscita ad andare in biblioteca. Quindi in realtà ci sono diverse questioni in sospeso: non so, ad esempio, quali dei libri da voi suggeriti sono presenti o meno nel catalogo della biblioteca. Potrei aggirare il problema comprandone uno, ma ormai ero dell'idea di prenderlo in prestito. Nell'attesa di capire le mie intenzioni, lascio questa categoria in sospeso.

Ho un anno di tempo per completare questa lista, di solito non sono un'amante delle cose in sospeso, ma cercherò di apprezzare la possibilità di cambiare idea o decidere all'ultimo. Sperando che tutta questa libertà non mi dia alla testa!

venerdì 13 febbraio 2015

Tutte le possibilità di essere


E' tutta la settimana che ci penso: scrivo di San Valentino o lo ignoro? Consiglio un libro su una bella storia d'amore? Faccio una dedica a mio marito? Poi l'ideona: racconto del mio primo San Valentino, quello con Baci Perugina in allegato. Ma a chi gliene frega? I miei amori, tutti i miei amori! Ma quanti pensate ne abbia avuti?! E di quanti tipi? Arrivata a questo punto, mentre mi divertivo a fare l'elenco: il primo, poi la storia un po' malata, quello che non c'avevi nulla in comune e non era neanche bello, l'amore con la A maiuscola,...
Ecco mentre tiravo le somme della mia vita amorosa, mi sono accorta che me ne manca uno. Lo cerco disperatamente da anni, mi sembra di averlo visto, di sfuggita, per un attimo ero quasi riuscita ad afferrarlo, non so bene che forma abbia e non so da che parte iniziare per conquistarlo. Lo cerco e ne ho bisogno. Non so se lui mi vuole. O forse sono io a non volerlo abbastanza.
L'amore per me stessa.
Smetti di definirti. Concediti tutte le possibilità di essere, cambia strada ogni volta che lo senti necessario.
Alejandro Jodorowsky

Prima o poi mi incontrerò. Mi amerò, alla follia.

mercoledì 11 febbraio 2015

Il tumulto del cuore

Capita a volte, quando meno te lo aspetti, la poesia.
Questa volta in macchina, mentre mi dirigevo, di corsa come sempre, all'asilo di VV. Ricordo di essermi seduta al volante, già in ritardo, e di aver tirato un sospiro; una volta odiavo guidare e se potevo ne facevo a meno, ora non ho scelta ma, in occasioni come questa, sono minuti preziosi per riprendere fiato, per rilassarsi un po' prima di rimettersi in pista.
Capita, così, di accendere la radio e ricevere in dono, inaspettatamente, un brano di una poesia e che questa ti accompagni, come sottofondo, per il resto della giornata, donandole il sapore delle parole.
In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.
Sino all’essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.
Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini, degli avvenimenti,
sentire, amare, vivere, pensare,
effettuare scoperte.
Oh, se mi fosse dato, se potessi
almeno in parte,
mi piacerebbe scrivere otto versi
sulle proprietà della passione.
Sulle trasgressioni, sui peccati,
sulle fughe, sugli inseguimenti,
sulle inavvertenze frettolose,
sui gomiti, sui palmi.
Dedurrei la sua legge,
il suo cominciamento,
dei suoi nomi verrei ripetendo
le lettere iniziali.
I miei versi sarebbero un giardino.
Con tutto il brivido delle nervature
vi fiorirebbero i tigli a spalliera,
in fila indiana, l’uno dietro l’altro.
Introdurrei nei versi la fragranza
delle rose, un alito di menta,
ed il fieno tagliato, i prati, i biodi,
gli schianti della tempesta.
Così Chopin immise in altri tempi
un vivente prodigio
di ville, di avelli, di parchi, di selve
nei propri studi.
Giuoco e martirio
del trionfo raggiunto,
corda incoccata
di un arco teso.
Boris Pasternak

lunedì 9 febbraio 2015

Stupida e stanca


Sono in imbarazzo, questo libro mi ha messa in difficoltà; a partire dal linguaggio, dal modo in cui è scritto e dalla punteggiatura, che mi costringevano a continue fermate e retromarce; per arrivare al racconto in sé. Ai racconti, a dir la verità, perché non è un romanzo ma una raccolta, “Più tardi nel pomeriggio” di Grace Paley.
Chi ben comincia è a metà dell'opera, si dice, così ho pensato di dare una prima spuntata alla mia “Reading Resolution List” (e rimettermi così in pari con VV... ahahah!) partendo dal libro più breve e, povera illusa, più facile. Così non è stato.
Complice la stanchezza inspiegabile di questi ultimi giorni, forse, ma non so trovare altra ragione, posso affermare con assoluta certezza di non aver capito questi racconti; mi vergogno a dire che ho avuto anche seri problemi a seguire le storie in sé. Era tutto un: «Aspetta, chi sta parlando ora? A chi è successa questa cosa? Un momento...» Ad un certo punto mi sono anche resa conto che i protagonisti si ripetevano e si susseguivano nei racconti, ma io non ricordavo bene chi fossero. Volete sapere la verità? Non avevo nessuna voglia di tornare indietro per capirlo. Insomma, un fallimento totale e uno sconforto ancora maggiore. L'ultima cosa che desideri da un libro è che ti faccia sentire stupida e ti stanchi.
Magari un giorno lo rileggo. Ma magari anche no.

venerdì 6 febbraio 2015

Silence


Nevica. Ed è bellissimo. Rispecchia molto il mio sentire di questi ultimi giorni, ovattato.
Devo ringraziare VV perché è lei quella ad avere molta pazienza con me; è lei a regalarmi il sorriso; è lei che mi viene a scovare nell'angolino dove cerco di nascondermi, con il suo: «Mamma, mano», che significa: vieni con me.
E' stata una settimana strana; a parte alcuni impegni improrogabili, siamo sempre state a casa, sole, io e lei. E' stato strano perché VV è sempre stata bravissima, mai stanca nonostante le lunghe ore trascorse al chiuso. Mi incanto ormai a guardarla giocare da sola, mi diverto ad ascoltarla parlare con i suoi giochi, immersa nel suo mondo; non mi ha richiesto nessuno sforzo e ha fatto pochi capricci. A modo suo, ha camminato in punta di piedi sul mio cuore e gliene sono grata.
I bambini capiscono, più di quello che dovrebbero.

It doesn't have to be
the blue iris, it could be
weeds in a vacant lot, or a few
small stones; just
pay attention, then patch

a few words together and don't try
to make them elaborate, this isn't
a contest but the doorway

into thanks, and a silence in which
another voice may speak.

Mary Oliver

Tradotto (male) da me:

Non deve essere per forza l'iris blu,
potrebbero essere semi in un terreno abbandonato,
o alcune piccole pietre;
presta solo attenzione,
quindi rammenda insieme alcune parole
e non cercare di renderle elaborate,
non è una gara ma un ingresso verso il grazie,
e un silenzio in cui un'altra voce potrebbe parlare.

mercoledì 4 febbraio 2015

Le mani di papà


Il caso ha voluto che proprio uno dei primi libri che ho preso per VV, quando le ho fatto la tessere della biblioteca, fosse quello premiato da “Nati per Leggere” nel 2014. Da lì a breve sarebbe stata la festa del papà e mi era sembrato carino scegliere “Le mani di papà” di Emile Jadoul. Lo confesso, l'ho preso proprio e solo per questo motivo: a mio parere storia inesistente e disegni discutibili. VV l'ha adorato. Col senno di poi credo di aver capito che il libro fosse disegnato dal punto di vista del bambino e che lui, le mani del papà, le veda proprio così. Ma magari mi sbaglio...
Il libro è stato premiato «per la delicatezza con cui gli autori raccontano come le mani di papà sanno accogliere, divertire, rassicurare, aiutare a crescere e avvolgere in un tenero abbraccio mamma e bebè». 
Da questo ho dedotto che non capisco nulla in materia di letteratura per i bambini e ammetto che la cosa non mi piace affatto; vorrei essere in grado di scegliere i libri più adatti per VV e non quelli che attraggono me, ma soprattutto vorrei non farmi influenzare dal marketing, visto che le pubblicazioni più pubblicizzate sono quelle legate ai cartoni animati e noi la televisione non la guardiamo (se volete sapere cosa ne penso su quest'ultima fatemelo sapere e scriverò un post a parte).
Così sono doppiamente felice di sapere che esistono iniziative come quelle di “Nati per leggere” e sicuramente in futuro cercherò di farmi consigliare di più dai miei bibliotecari di fiducia. Voi, cosa mi suggerite per sopperire alla mia ignoranza?

P.S. E fu così che si scoprì che VV è più avanti di me nella sua Reading Resolution List...

lunedì 2 febbraio 2015

Per mia figlia


Mercoledì sera sono stata alla presentazione di un libro e sono curiosa di capire se sono io che sono atipica o sono in buona compagnia.
Vado a questo tipo di incontri perché amo sentire parlare di libri, sono curiosa di conoscere di persona un autore, mi solletica quando rivelano i loro “trucchi del mestiere”; al di là del fatto che tutti i libri, in generale, mi interessano, non è detto che sia il caso di quello della presentazione: è un dettaglio secondario. Per questo motivo è raro che io lo compri; è più frequente, se l'incontro è stato particolarmente accattivante, che me lo appunti per acquistarlo in un secondo momento.
Quest'ultima volta, però, ho deciso di prenderlo. Mi sono recata al banchetto dei libri, ho aspettato pazientemente il mio turno e l'ho acquistato. Stavo per andarmene quando sono stata apostrofata da un: «Ma non se lo fa autografare dall'autore?» Avrei voluto vedere la mia espressione... Non ho mai chiesto un autografo in vita mia, sono sincera, non mi interessa; per me è molto più preziosa è ricca di significato la dedica di un amico che magari quel libro me l'ha regalato. Non potendo rispondere sinceramente ho cominciato a balbettare: «Certo, l'autografo, sì... No... Ma no, non è il caso... Ecco, io... io sono timida!». Alle mie spalle ho sentito un: «Dai qua, faccio io» e col piglio che solo una madre può avere, ho visto la mia recarsi dall'autore e dirgli: «Per mia figlia». Grazie al cielo non si è girata ad indicarmi.

E voi? Comprate sempre i libri delle presentazioni a cui vi recate? Chiedete l'autografo?