lunedì 30 marzo 2015

Where you are


Non ho l'ispirazione per scrivere. Forse perché, come qualcuno mi ha detto usando una metafora, se fossi un'otre, ora sarei vuota. Non me l'ha detto con cattiveria, mi ha solo fatto notare come stanno adesso le cose. Mi ha detto tante altre cose, tutte tristi, ma vere. Ho pianto. E' dura guardare in faccia la realtà. Soprattutto se in questa realtà ci si è messi con le proprie mani, la si è desiderata così tanto e ora ci sente degli ingrati. Non è facile fare i conti con la realtà. Con l'infelicità. Con i sensi di colpa.
«Tu puoi anche venire qui, ogni tanto, e metterci una pezza e tirare avanti, come hai fatto finora. Ma non sarebbe giusto, per te, la tua bambina, e chi ti sta accanto». Devo riempire quest'otre. Peccato che tirare avanti sia così semplice, le giornate volano in questo modo. La fantasia e l'inventiva hanno fatto le valige, non so da che parte incominciare. Ma va bene così. So qual'è il problema, è sufficiente per ora. Troverò la cura, procedendo per tentativi (e continuando a rompervi le scatole con le mie lagne!).

Start where you are. Use what you have. Do what you can.
Arthur Ashe

venerdì 27 marzo 2015

A Loneliness

We waste so much energy trying to cover up who we are when beneath every attitude is the want to be loved, and beneath every anger is a wound to be healed and beneath every sadness is the fear that there will not be enough time. When we hesitate in being direct, we unknowingly slip something on, some added layer of protection that keeps us from feeling the world, and often that thin covering is the beginning of a loneliness which, if not put down, diminishes our chances of joy.

Mark Nepo

Tradotto (male) da me: Sprechiamo così tanta energia per nascondere chi siamo quando al di sotto di ogni atteggiamento c'è il bisogno di essere amati, e sotto ogni arrabbiatura c'è una ferita che ha bisogno di essere curata e al di sotto di ogni tristezza si nasconde la paura che non ci sarà tempo a sufficienza. Quando esitiamo nell'essere sinceri, inconsciamente indossiamo una corazza, uno strato aggiuntivo di protezione che ci impedisce di sentire il mondo, e spesso quello strato sottile è l'inizio di una solitudine che, se non dismesso, diminuisce le nostre opportunità di gioia.

lunedì 23 marzo 2015

La minaccia di scoprirsi


Spero che Grazia non me ne vorrà; mi aveva chiesto se mi andava di recensire questo libro insieme, «Certo che sì» le avevo risposto. Poi ho finito di leggerlo, molto in fretta perché mi è piaciuto parecchio; ho aspettato, ho aspettato ancora, ma non mi è proprio venuto in mente un modo per farlo, insieme. Forse sedendosi di fronte a un caffè e parlarne... Volevo scriverle una mail, ma sarebbe stato come scriverne una recensione e io non volevo influenzare la sua lettura (non so a che punto è) e non volevo che lei influenzasse la mia, di lettura, anche se già conclusa. Il tempo continuava a passare e le mie impressioni e sensazioni sul libro iniziavano a sbiadire, anche perché nel frattempo ne ho iniziato un altro. Così eccomi qui...
Riflettevo poi sul fatto che le mie non sono mai recensioni, non scrivo mai una sintesi della trama, non do informazioni sull'autore, sono abbastanza criptica. Chissà che effetto fa leggermi, cosa si capisce sul libro...
Lacci” di Domenico Starnone è ancora più complicato da descrivere perché non trovo un modo per farlo senza commettere il gravissimo peccato dello spoiler. L'avevo comprato perché volevo rispondesse alla domanda: che cosa lasciamo quando lasciamo qualcuno? Mi ha risposto? Altroché; regalandomi altre mille domande, come è giusto un buon libro faccia! Soprattutto ha risposto al sottinteso che avevo lasciato nella domanda: cosa succede quando lasciamo qualcuno, e quel qualcuno siamo noi...
Non lo scrivo spesso, ma oggi lo faccio e anche con molta enfasi: leggetelo! Insieme a qualcuno, come aveva giustamente suggerito Grazia. E poi incontratevi e parlatene fino allo sfinimento, perché c'è molto da dire e molto su cui riflettere. E vi dirò di più: secondo me è uno di quei libri da rileggere, tra una decina d'anni, per vedere l'effetto che vi fa dopo tutto questo tempo. Per stanarvi.

...insieme e separati... si sono nascosti l'uno all'altra, ma non senza lasciarsi la minaccia di scoprirsi in ogni momento.

giovedì 19 marzo 2015

A garden of children blooming

If I am not your mother, 
and you do not rise from my body,
it is not because I would not have it. 
Take my hands, as If they were
your face, and when I am dead, 
and this flesh unlocks the bones,
imagine birth from my body, 
a garden of children blooming.

Herbert Scott

Tradotto (male) da me:

Se io non sono tua madre, e tu non sei sorto dal mio corpo, non è perché non avrei voluto. Prendi le mie mani, come se fossero il tuo viso, e quando sarò morto, e questa carne rivelerà le ossa, immagina la nascita dal mio corpo, un giardino di bambini in fiore.

lunedì 16 marzo 2015

Le belle frasi


E' curioso come dei pensieri che stai avendo tra te e te ritornino a galla in alcune conversazioni, inaspettatamente.
Parecchi giorni fa sfogliavo il diario che ho iniziato quando ero incinta di VV: ho scritto una decina di pagine, in modo intervallato; le ultime scarne righe risalgono al 19 maggio 2014. Poi più nulla.
A un medico che mi chiedeva quando VV ha iniziato le prime lallazioni ho risposto che non ricordavo. Parlando con una mamma della dentizione ho detto: «VV ha messo il primo dente tardi, mi sembra intorno al nono mese...». La tua prima parola è stata mamma, ma non so il giorno in cui l'hai pronunciata per la prima volta. Non ho scritto il biglietto per il tuo primo compleanno. Credo, penso, all'incirca, non ricordo... Non ho scritto nulla bambina mia. Se è mio compito consegnarti la storia della tua infanzia, lo farò in modo molto imperfetto e approssimativo. Mi domando se ti dispiacerà, non avere un diario dei tuoi primi anni di vita.
«Non avrei detto fosse da te» qualcuno ha osservato. Io che amo le parole non ne ho nessuna da consegnarti, ho pensato. Eppure continuo a riempire quaderni: frasi, brani, citazioni, poesie, canzoni. Le parole ci accompagnano, sempre e comunque, solo non sono le mie e non sempre riguardano te, solo te. Eppure, è questo il mio diario ed è lì che ti dovrai cercare, è lì che mi troverai, noi siamo tra quelle parole.

...mia coscienza, mia convinzione, mio pensiero, mio divenire... sei le belle frasi che mi entrano in testa, sei le sottolineature sui libri letti, sei i foglietti pieni di titoli e citazioni...

mercoledì 11 marzo 2015

Il mio finale

Scrivere questo blog è per me un esercizio costante di analisi e comprensione delle mie letture. Se voglio scrivere dei libri che leggo, devo trovare qualcosa da dire che non sia un semplice mi è piaciuto. E' una bella sfida, alle volte mi mette a dura prova.
Sapete che di solito non leggo recensioni dei libri che voglio leggere per non farmi influenzare; alle volte non leggo neanche le quarte di copertina. Ho voluto fare un gioco: ho scritto le mie impressioni a ruota libera e poi mi sono documentata. E' stato interessante per me farlo.

«Ho appena finito di leggere “N-W” di Zadie Smith... Non so, mi sfugge qualcosa. Ci devo pensare. Cosa voleva dire l'autrice? Ci sono tre personaggi principali, cresciuti nello stesso quartiere di Londra. Ma la storia si interrompe, vorrei sapere come va a finire. Lo so che non è importante sapere il finale, che lo scrittore può scegliere di mostrare solo un attimo nella vita dei propri personaggi, però in questo caso, con i segreti che custodiscono, non può interrompere la storia così. Ha fatto lo sforzo di narrare le loro vite da quando erano bambini; hai fatto 30, fai 31. Sento il bisogno di una epifania. Non lo so, ci devo pensare».

Questo grosso modo il mio sproloquio. Poi ho letto la quarta di copertina e ho scoperto che i personaggi principali sono quattro. Quattro? Ma davvero? Mi sa che uno, per come la vedo io, non le è riuscito tanto bene perché lo consideravo secondario... (io non sono nessuno, lo so)
Ho letto un paio di recensioni scovate per caso su internet grazie a Google e, chi più chi meno, tutte sottolineano il suo essere un romanzo di epica metropolitana, un ritratto della nostra contemporaneità, ecc. Alla fine, nessuna analisi mi ha illuminata particolarmente. Ma non ho gettato la spugna, il mio pensiero continuava a ritornare sui tre protagonisti che mi avevano colpito maggiormente; non so perché, ma sentivo che dovevo trovare un punto di incontro tra loro. Cresciuti nello stesso quartiere, ognuno a proprio modo aveva cercato di rifarsi una vita, di tagliare con il proprio passato, cancellare le proprio radici. Nessuno di loro ci era riuscito pienamente. Dove avevano sbagliato? E qui (sempre secondo il mio ragionamento) ho fatto centro. Non avevano rinnegato solo le loro origini, ma la loro stessa natura e così si erano condannati al fallimento. Ho avuto il mio finale.

Per prima cosa il codardo abbandona sempre se stesso.
Cormac McCarthy

lunedì 9 marzo 2015

Che cosa lasciamo?


A Torino c'è una via, in pieno centro città, sotto i cui portici sono raccolte numerose bancarelle dove è possibile comprare libri usati; edizioni di ogni età, anche recentissime, la maggior parte in buonissimo stato, come nuove, quasi tutte a metà prezzo o anche a meno.
Un pomeriggio della scorsa settimana da sola con mio marito, in una di quelle ormai rare occasioni, ho fatto una passeggiata proprio in quella via. Mai come in questi momenti realizzo pienamente, in una sorta di paradosso, come non siamo più solo noi due: l'assenza di Vittoria in questi casi è una presenza palpabile. Non ci ho ancora fatto l'abitudine, in alcuni attimi provo una forte nostalgia per ciò che eravamo come coppia e che non riusciamo ad essere più, nonostante i nostri sforzi. Il terzo incomodo su cui il discorso va sempre a finire, il cui pensiero ci fa sorridere, sospirare e scoppiare il cuore d'amore. Ci guardiamo innamorati... di lei, il frutto del nostro amore.
Passeggiando mi sono soffermata per caso su una di queste bancarelle e due libri in particolare hanno attirato la mia attenzione. Avrete fatto caso come da un po' di tempo a questa parte io sia particolarmente interessata al tema del tenere e del lasciare andare; che siano vestiti o oggetti, vecchie abitudini o stili di vita. Mi affascina questa cosa che, quasi senza rendermene conto, i miei pensieri e le mie riflessioni abbiano un tema, che gira e rigira sia sempre lì dove io vado a parare; sono curiosa di vedere dove mi condurrà questa mia ricerca inconscia.
Il mio ultimo atto di pulizia ha riguardato le scarpe; in un raptus di follia ho svuotato tutte le scatole e ho ammucchiato tutte insieme le calzature in mio possesso, come suggerito da questo libro. Come pronosticava l'autrice, è stato un leggero shock realizzare quante ne possedevo; ad un certo punto ho smesso di contarle perché mi vergognavo... Ebbene, il primo libro ad aver attirato la mia attenzione è “L'esercito delle cose inutili” di Paola Mastrocola; in particolar modo questa frase in quarta di copertina:
Questo è un romanzo speciale, che ruota intorno a una domanda semplice e decisiva: cos'é che riempie davvero la nostra vita?
Anche per il secondo libro ad attirarmi è stata una domanda in quarta di copertina:
Che cosa lasciamo, quando lasciamo qualcuno?
Mio marito scherzando mi ha chiesto se doveva preoccuparsi, se stavo cercando di mandargli un messaggio perché, nel caso di “Lacci” di Domenico Starnone, a lasciarsi sono i i due coniugi protagonisti del romanzo. Gli ho risposto di no, che non si deve preoccupare, non ancora almeno... :-)
Prenderò questa storia, se mi sarà possibile, come una metafora: siamo sposati con noi stessi prima di tutto ma capita, alle volte, che questo rapporto incominci a starci troppo stretto, che si senta il bisogno di dire addio a ciò che eravamo e non siamo più.
Con entrambi i libri c'è da parte mia la ricerca della risposta a queste domande, o per lo meno un'indicazione, un segno, un punto in comune per quello che sento essere uno snodo importante delle mia vita.

Cosa cambia, se muori? Cosa muore, se cambi?

venerdì 6 marzo 2015

Let's get personal! #vitasegretadiunablogger


C'è un'usanza tra le youtuber (cioè le proprietarie di canali su youtube), creare dei tag sul alcuni argomenti: cosa c'è nella mia borsa, preparati con me, il mio trucco di tutti i giorni e altre amenità varie. In questi giorni uno di questi è stato modificato per chi invece possiede un blog e mi è sembrato carino prendervi parte, anche se non sono stata taggata da nessuno (se non sapete che cosa significa taggare, dovete leggere fino in fondo al post... :-) )
Qui di seguito le mie risposte, mettetevi comodi perché sono stata un po' prolissa. Spero lo troviate di vostro interesse.

martedì 3 marzo 2015

Il tuo amore

Come spazi tu nella mia mente.
Sei un sarto che cuce e ricuce
le mie speranze
e dopo non lasci niente per terra.
La prova del tuo amore?
E' solo l'aria che si respira.

Alda Merini
Buon tretre, amore mio.

lunedì 2 marzo 2015

Diamo i voti


Febbraio, non me ne volere, ma sono contenta che tu sia finito. Non mi aspettavo nulla da te, a maggior ragione quindi, non sento di essermi meritata il trattamento che ho ricevuto. Non offenderti se ti faccio notare che, navigando in lungo e in largo su internet e alcuni social network, ho come avuto l'impressione che tu non goda di ottima fama. Pensaci e riflettici su...
Per carità, mi rendo conto di essere l'ultima persona al mondo a poter dare consigli, visto e considerato che inciampo sempre negli stessi errori ma, proprio per questo, chi meglio di me può capirti? Non abbatterti, hai un anno di tempo per cambiare, in meglio.
Personalmente, se mi dovessi dare un voto, mi darei la piena sufficienza. Ho, comunque e nonostante tutto, tenuto botta, come dicono i gggiovani. Non ho saltato neanche un appuntamento col blog e di questo sono contentissima! Ho, in questi ultimi giorni, dovuto cedere allo sfogone personale ma, sinceramente, non so fare altrimenti; non riesco a fingere che tutto vada bene quando non è così. Ammetto, inoltre, che spesso lo faccio volutamente: scrivere mi aiuta a mettere in ordine i miei pensieri e, quando questo non è sufficiente, ci pensate voi con i vostri preziosi pensieri, suggerimenti e incoraggiamenti. Grazie, grazie e ancora grazie!
Benvenuto marzo! Anche da te non mi aspetto nulla, tranquillo; qui si cerca di navigare a vista e di vivere alla giornata. Tu, per favore, metticela tutta per essere te stesso, pazzerello e imprevedibile come solo tu sai fare, e portaci per mano incontro alla primavera, ce n'è un gran bisogno.
Pronti, partenza, via!