venerdì 29 maggio 2015

Una lettrice al Salone del Libro


Ogni giorno al Salone del Libro di Torino si è tenuto un incontro in cui due ospiti tra scrittori, giornalisti e critici, parlavano di alcuni libri poco conosciuti che loro invece hanno molto amato: “Abbecedario. I libri da non perdere”, l'incontro tra e per lettori per antonomasia, secondo me. Mi sarebbe molto piaciuto prendere parte a tutti questi incontri, purtroppo sono riuscita ad andare a solo uno di questi, dove si sono confrontati Fabio Gambaro, inviato a Parigi del quotidiano “La Repubblica”, e la scrittrice, traduttrice e critica Chiara Valerio. I libri di cui hanno parlato non hanno attirato più di tanto la mia curiosità di lettrice, ma è comunque bello stare ad ascoltare, anche solo per scoprire nuovi autori o titoli; chi invece ha catturato la mia attenzione è stata Chiara Valerio, che conoscevo solo di nome: un petardo di donna, ascoltarla è come cercare di correre dietro a un treno ad alta velocità, si rimane senza fiato. Una lettrice dall'entusiasmo contagioso, da cui ogni poro trasuda amore smisurato per i libri e per la lettura; lei ha iniziato a leggere per noia, stanca di dover intrattenere la sorella più piccola con giochi da dover poi rimettere a posto, pena le ire della madre. Un giorno scoprì che leggere un libro ad alta voce poteva essere altrettanto divertente e rimetterlo a posto nella libreria molto meno faticoso, da quel giorno non si è mai più fermata.
Immaginate la mia gioia incontrandola nuovamente in occasione della presentazione di due nuove traduzione di Virginia Woolf: “Tra un atto e l'altro”, tradotto proprio da quest'ultima per Nottetempo, e “Gita al faro” tradotto da Anna Nadotti per Einaudi.
Non so se avete mai avuto modo di ascoltare un traduttore mentre parla del suo lavoro e della sua traduzione, è qualcosa di molto affascinante il rapporto che si viene a creare tra autore e traduttore grazie alle parole, ha qualcosa di magico quello che i traduttori fanno con il testo. Subito dopo il desiderio di vedere uno scrittore all'opera, mi piacerebbe tantissimo poter osservare un traduttore; mi attrae al punto che sono arrivata a domandarmi in questi ultimi giorni il perché io non abbia preso neanche in considerazione questo indirizzo di specializzazione all'università... Era la prima volta che incontravo Chiara Valerio, la seconda volta invece, dopo la traduzione di “Mrs Dalloway” e un breve scambio di mail, con Anna Nadotti, a cui è seguito un terzo incontro sabato scorso; avrò sicuramente modo di parlarvi in futuro di che squisita persona sia.
Ho preso parte ad altri incontri libreschi, ma i libri di cui trattavano ho deciso di regalarli a persone che mi leggono e che capirebbero subito, non mi è possibile quindi scriverne, mi dispiace.
Con questo post si conclude il racconto del mio Salone del Libro; mi rimane solo più da fare due considerazioni conclusive ed elencarvi i miei acquisti. Spero di non essermi dilungata troppo e che quanto scritto sia stato di vostro interesse. Vi auguro un buon fine settimana.

mercoledì 27 maggio 2015

Una blogger al Salone del Libro


In quanto autrice di un blog prettamente sui libri, quasi tutti gli incontri che hanno avuto luogo al Salone Internazionale del Libro di Torino sarebbero stati di mio interesse. Alcuni hanno però attirato la mia attenzione più di altri (ce ne sarebbero stati molti di più ma non mi è stato possibile prendervi parte, a causa dell'orario in cui si svolgevano).
Prima che blogger, infatti, sono una lettrice di blog e mi ha sempre incuriosita approfondire il lato social di internet di cui quest'ultimi sono parte. “Di cosa parliamo quando parliamo di libri nei social. L'editoria italiana tra strategie e posizionamento di marca” mi sembrava racchiudere in sé proprio questi due miei interessi: i social e i libri. Che cosa ho imparato da questo incontro:
  • i social (si è parlato principalmente di Facebook, Twitter, Instagram e Google Plus) sono un mezzo per farsi conoscere e per promuovere il proprio brand identity. E' un modo per entrare in contatto con i lettori, conoscerli e farsi conoscere, creando così un legame (fidelizzazione del cliente?)
  • per le case editrici che spaziano maggiormente tra generi diversi tra loro e lettori di età differenti, questo tipo di comunicazione richiede una maggiore flessibilità e un linguaggio che spazi su livelli differenti. A dispetto di quanto si creda, i giovani ad esempio sono molto attivi su Twitter
  • anche se non l'hanno affermato apertamente, chi più e chi meno tra i relatori ha ammesso che non è dato sapere se questo tipo di comunicazione e promozione contribuisca a far aumentare le vendite (se ci fosse stato il tempo, in questo caso sarei stata interessata a sapere che cosa lo fa...)
Ho tratto quindi le seguenti conclusioni: come lettrice di soli blog, perdo buona parte delle notizie che appaiono invece in modo molto più massiccio su Facebook e Twitter. Come blogger, di conseguenze, perdo la parte di visibilità ottenuta grazie a queste piattaforme. Che fare? A stento riesco ad essere costante sul blog e su Instagram; confesso inoltre di non aver ancora capito come funziona Twitter e non sono molto amante di Facebook. Urge una decisione in un senso o nell'altro.

Anche se non è apertamente legato al blog, il secondo intervento a cui ho preso parte un po' lo è: sovente vi rendo partecipi del cammino che sto affrontando per conoscere meglio me stessa, per fare ordine nella mia vita, fuori e dentro di me; non potevo quindi perdere un incontro intitolato “Lascia tutto e seguiti. Ripartire dalle cose che contano nella vita e nel lavoro”. Sì, è un libro che può essere definito un manuale di auto-aiuto e sì, qualcuno potrebbe domandarsi: «Un altro? Ne sentivamo il bisogno?». Ho preso parte a questo incontro così, sul filo dell'improvvisazione, senza sapere chi fosse Flavio Troisi e proprio per questo non aspettandomi nulla. E' stato molto piacevole ascoltarlo, invidio le persone che sono così brave ad esprimersi, in modo chiaro e comprensibile, ma soprattutto in modo accattivante (d'altra parte è un coprywriter, se non sa vendere lui con le parole...). Leggerò il suo libro? Forse sì o forse no, ma qualcosa ho già portato a casa da questo incontro: la consapevolezza che sono sulla buona strada, anche se non so quanto cammino mi aspetta, ho imboccato la direzione giusta e averne conferma mi ha dato nuova spinta. Ho visto sotto una nuova luce tutte le versioni di me che sono stata in passato e quelle che sarò: l'autore dice che è possibile avere più vocazioni e che seguirle tutte non è sbagliato, non significa avere le idee poco chiare o essere dispersivi anzi, farlo richiede molto coraggio. Non bisogna avere paura di ripartire da zero e che questa definizione, oltre ad avere una connotazione negativa, in sé è sbagliata: è impossibile ripartire da zero perché è impossibile cancellare tutto quello che c'è stato prima. Uno riparte da dove è arrivato, da tutto quello che si è accumulato finora. Visto così fa sentire meno falliti e meno dei perdenti, vero?

Infine, che cosa fa una blogger al Salone? Incontra altri blogger! Ed è davvero bello dare un volto, un sorriso, uno sguardo a chi ti legge o a chi leggi. Grazie a Deb e a Grazia.

lunedì 25 maggio 2015

Una mamma al Salone del Libro

Sono la prima a non amare le definizioni ma, facendo un breve riepilogo degli incontri a cui ho preso parte al Salone del Libro, mi sono resa conto che riguardavano tre aspetti di me molto importanti e presenti: la madre, la blogger e la lettrice. Ho deciso quindi di non procedere per giornate ma per aree tematiche.
Dato che il primo giorno è stato dedicato a VV, proseguirò restando in tema. Proprio giovedì, infatti, ho partecipato a una conferenza che speravo mi aiutasse un po', anche solo con delle riflessioni, a gestire in futuro la tecnologia per mia figlia: “Le buone storie su tablet. Come scegliere le app per bambini”. VV rientra infatti tra i nativi digitali: da quando è venuta al mondo vede noi adulti alle prese con smartphone, pc e tablet; oggetti per cui nutre una fortissima curiosità e che noi le stiamo permettendo, entro ristrettissimi limiti, di maneggiare un po'. Per ora si limita a guardare foto e filmati, i quali riguardano lei per il 99,9%, una sorta quindi di Narciso 2.0!
Da subito ci siamo accorti di come questi oggetti siano davvero progettati bene e di come siano, grazie al loro essere creati per essere usati in modo intuitivo e grazie alla tecnologia touch, di semplice utilizzo per un bambino: senza che noi le mostrassimo nulla VV ha imparato ad aprire e chiudere le app, a scorrere le immagini, a zoomare e a far partire i filmati. Non mancherà molto al momento in cui tutto questo non le basterà e vorrà fare di più e speravo di ottenere, durante questo incontro, qualche suggerimento per un utilizzo intelligente e attivo di questi strumenti informatici; è proprio il fatto che richiedano una partecipazione attiva da parte di chi li utilizza che me li fa apprezzare un po' di più rispetto alla televisione. Purtroppo non ho trovato nessuno spunto da questo incontro, che ho abbandonata poco dopo essermi accorta risultare in un sterile elencare app già esistenti.

L'ultimo incontro a cui ho partecipato proprio l'ultimo mio giorno di visita al Salone del libro è stato: “Dietro le storie. Come nasce un libro per bambini?”, organizzato da Notes edizioni, casa editrice di libri per bambini e ragazzi, in partecipazione con la Italian Children's Writer Association.
Una nota che vale per tutti gli incontri a cui ho preso parte: un' ora non è spesso stata sufficiente per dire tutto quello che c'era da dire e per approfondire bene l'argomento trattato, questo è davvero un peccato; in linea di massima però, se l'incontro era bene strutturato, dava spunti e riflessioni.
In questo caso, ad esempio, non hanno veramente risposto alla domanda contenuta nel titolo di presentazione, né hanno risposto alla domanda che un po' mi affligge da quando è nata VV, cioè come fare a scegliere nel modo migliore i libri per lei. Ho capito che non c'è una linea guida e che non esistono libri più adatti o meno; come ha suggerito uno dei partecipanti, bisogna cercare di essere più coraggiosi come genitori e superare i pregiudizi: i bambini sono in grado di comprendere più di quanto noi pensiamo. Sono arrivata alla conclusione che nessuno potrà insegnarmi a leggere con gli occhi di un bambino se non VV stessa, cercherò di garantirle più strumenti possibili, lei mi sembra un'ottima insegnante e io non vedo l'ora di imparare!

venerdì 22 maggio 2015

La seconda volta di VV al Salone

Come vi avevo già anticipato, la giornata di apertura del Salone sarebbe stata quasi interamente dedicata a VV; queste erano le mie intenzioni, restava solo da scoprire quali sarebbero state quelle di Vittoria.
Dopo una serie di false partenze e dopo aver scacciato lo scoramento, siamo riuscite ad arrivare al Lingotto all'ora di pranzo; fatto il biglietto per mia madre e l'accredito per me ci siamo dirette a uno dei numerosi punti ristoro e abbiamo mangiato: almeno potevamo dire di aver fatto qualcosa e di averla portata a termine!
In seguito abbiamo cominciato a girare tra gli stand e a prendere un po' di confidenza con l'ordine dei padiglioni e degli espositori (ci sono luoghi in cui perdo completamente l'orientamento, uno di questi è il Lingotto). Il tempo di fare alcuni acquisti e ci siamo dirette al Laboratorio di Nati per Leggere: VV si è sentita subito a casa e, come mi ha fatto notare mia madre quando si è avvicinato uno dei ragazzi che animavano lo stand, basta un libro e me la portano via...

 
Di li a poco ha avuto inizio “Lupo in versi”, una simpatica lettura animata da un lupo in carne ed ossa. In nostra compagnia c'erano anche dei bambini di una scuola, cosa che ha reso molto felice VV, sempre contenta di fare parte del gruppo e prendere ad esempio, nel bene e nel male, i bimbi più grandi. Una grossa attrazione sono stati anche i cuscini che ricoprivano il pavimento dello stand e la possibilità di colorare alla fine dell'incontro, soprattutto le mani...



Per me è stata anche occasione di incontro con Deb (evviva!) e la sua bellissima Viola, munita non di due ma ben quattro codini! Non sapete quanto glieli ho invidiati, VV la scambiano ancora per un maschietto alle volte...

Finito l'incontro abbiamo ancora fatto un piccolo giro tra gli stand ma la pazienza di VV era arrivata al limite; la giornata si è comunque conclusa in bellezza con l'incontro di un topone in persona che, come non si stancava di ripetere Vittoria, aveva dei piedoni gggiganti e le ha dato anche la manona. (Dopo un lungo brain storming, sono arrivata alla conclusione si trattasse di Topo Tip. Non guardare la tv e lasciarsi sfuggire un selfie con una star...)
Questi gli acquisti della giornata: 


Un libro con illustrazioni semplici ma molto carine e con frasi brevi, perfette per VV che in questo periodo ama molto imparare a memoria i libri per poi leggerli da sola. 



Un dizionario illustrato italiano-inglese, sempre per VV. Ogni tanto le parlo in inglese, dovrei farlo più spesso, ma ammetto di essere io per prima pigra; mi impegnerò di più, anche perché lei apprende davvero velocemente (con effetti esilaranti, come quando continuava a chiederci leppol e solo dopo un po' abbiamo capito intendesse l' “apple”!), sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire questa occasione.


E la prima giornata al Salone si è conclusa. Alla prossima! 

mercoledì 20 maggio 2015

Mondo


Non ho ancora ben deciso con che ordine raccontarvi dei giorni trascorsi al Salone del Libro; penso andrò in ordine di giornate ma la verità è che, essendo mancata così tanto tempo da casa (domenica, anche se non sono andata al Salone, sono stata fuori tutto il giorno), non ho ancora avuto modo di raccogliere le idee. Prima le lavatrici, per fare un esempio, se non voglio soccombere... :-)
Di una cosa, però, vorrei scrivere subito e cioè di quello che ha fatto la differenza per me da tutte le altre edizioni del Salone a cui ho preso parte in passato: il tempo. Avevo finora sempre e solo dedicato a questo evento una giornata e questo mi aveva, per forza di cose, obbligata a scegliere tra il partecipare a qualche incontro o girare per gli stand; aveva sempre prevalso la seconda opzione. Evitando accuratamente i grandi editori, mi soffermavo con la precisione di un intagliatore agli stand della piccole e medie case editrici e non me ne staccavo fino a quando non avevo imparato a memoria tutto il catalogo.
Quest'anno ho fatto esattamente l'opposto: ho studiato con la precisione di un monaco miniaturista il programma del Salone e ho cercato di incastrare più incontri possibili. Sono stata a tutti gli incontri che vi avevo segnalato? No. Sono stata a tutti quelli che, in un secondo tempo, avevo segnato sul programma cartaceo? No. Il bello è stato anche seguire l'emozione di un momento, un frase che ti raggiunge sovrastando il frastuono (ma quanto è rumoroso il Salone???), un volto noto. Mi sono riempita le orecchie e il cuore di storie, esperienze, viaggi, incontri, vite vissute.
Sarà che da quando è nata VV sono stata a lungo nello spazio ristretto rappresentato da noi due, madre e figlia, dopo questi giorni al Salone, grazie al tempo a mia disposizione, ho capito che avevo bisogno di mondo: caotico, opprimente e disordinato ma mondo. Un mondo in grado di emozionarmi, commuovermi, di farmi sorridere, di insegnarmi qualcosa e di farmi venire voglia di imparare ancora. Un mondo che non mi ha fatta fuggire; nonostante la stanchezza, il sonno, il raffreddore e il mal di gola ho pensato: rimango ancora un po'.

lunedì 18 maggio 2015

Sono tornata


Oggi si è concluso il Salone Internazionale del Libro di Torino; edizione che non scorderò mai e che porterò sempre un po' nel cuore perché, prima d'ora, non lo avevo mai vissuto così intensamente. Avrei voluto scrivere ogni giorno, subito tornata a casa, sull'onda dell'emozione ma, purtroppo, non mi è stato possibile. Mi è dispiaciuto questo mio silenzio prolungato, ma lo colmerò al più presto con i racconti sul “mio salone”, con la speranza di non annoiarvi troppo.
Sono stanchissima e ho vinto una cura a base di antibiotici, grazie al tempo monello, come direbbe VV, e per non essermi risparmiata; ma sono anche felicissima per quello che per me è stato un viaggio, ricco di scoperte, sorprese e incontri.
Questo post solo per dirvi, come una telefonata dopo una vacanza, che sono tornata; ora disfo le valige e poi, ad uno a uno, vi racconterò i souvenir che ho portato a casa con me.

lunedì 11 maggio 2015

Il mio programma del Salone


E' arrivato il caldo. Allora sta davvero per iniziare il Salone del Libro di Torino! Ricordo forse un'edizione con la pioggia, tutte le altre sole, tanto sole, troppo sole; all'interno dei padiglioni fa caldo, tanto caldo. Sappiatelo.
Confermo la mia presenza per giovedì, venerdì, sabato e lunedì; domenica tiro un attimo il fiato. Leggere il programma del Salone su tablet o pc non è facile, una versione cartacea agevolerebbe, almeno per me, la lettura. Contate una 15 di pagine da aprire per ogni singola giornata, dopo un po' qualcosa sfugge, anche solo la concentrazione.

Giovedì
Sarò figlia munita e molti degli eventi a cui prenderò parte saranno per lei o su di lei:

10:30 - “Akiko e il palloncino”; Laboratorio Nati per Leggere (un po' prestino, io abito fuori Torino, ma spero di arrivare in tempo).

14:15 - “Lupo in versi”; Laboratorio Nati per Leggere

15:30 - “Le buone storie su tablet”; DigiLab

16:30 – Cerimonia premiazione Nati per Leggere

18:00 - “Nonni cucù”; Laboratorio Nati per Leggere (se a quell'ora siamo ancora vivi...)

Ovviamente, fare programmi con i figli è impossibile, quindi diciamo che per ora queste sono le mie buone intenzioni; non è dato sapere quelle di VV.

Venerdì

11:00 - “Di cosa parliamo quando parliamo di libri nei social”; Book to the Future

17:30 – Paola Mastracola “L'esercito delle cose inutili”; Sala Gialla (come sapete ho in programma di leggere proprio questo libro e, sembra incredibile, non ho mai incontrato dal vivo questa autrice torinese)

18:00 - “I mestieri... l'editor”; Sala Workshop (idem come il giorno precedente, se sarò ancora viva... E questo significherebbe rinunciare all'incontro con la Mastrocola. Non so ancora sdoppiarmi)

Sabato

13:00 “Virginia Woolf tra un libro e l'altro”; Salotto Lazio

Grazia, se mi leggi, il tuo a che ora è? Dove?

Lunedì

Sarò figlia e marito munita e credo che passeremo un po' di tempo semplicemente girando per gli stand e facendo acquisti (il lunedì alcune case editrici scontano fino al 50%)

Questi in linea di massima gli appuntamenti a cui vorrei prendere parte; segnalatemi altri incontri se leggendo il programma ne avete trovato di interessanti che mi sono sfuggiti. Così come fatemi sapere se avete piacere di incontrarmi e scambiare due chiacchiere, in modo da darci appuntamento.
Non vedo l'ora sia giovedì!

venerdì 8 maggio 2015

La marea


Non sapevo bene che cosa cercassi in questo libro, forse la testimonianza di un sopravvissuto, che mi dimostrasse che ce la si può fare, si può passare attraverso la tempesta e uscirne vivi. Ognuno, a modo proprio; senza vergognarsi del proprio dolore, delle proprie lacrime, della propria disperazione, dell'autocommiserazione.
Leggevo Joan Didion raccontarmi il suo “Anno del pensiero magico” pensando di avere il distacco necessario perché io non c'ero ancora passata. Ma lei è venuta a scovarmi nell'angolino in cui mi nascondevo, tra le bugie che mi raccontavo.
Siamo esseri umani imperfetti, consapevoli di quella mortalità anche quando la respingiamo...
Un' osso duro che non ha paura di affermare:
...piangiamo anche, nel bene e nel male, noi stessi. Come eravamo. Come non siamo più. Come un giorno non saremo affatto.
Un' osso duro che impara a proprio spese che è necessario, per andare avanti, compiere una professione di fede nel futuro. Che ti invita, ti esorta, a non rimanere aggrappato al passato.
Dovevi sentirla cambiare, la marea. E dovevi abbandonarti al cambiamento.
Quando sei arrivato, aprile, non ti aspettavo e allo stesso tempo ti temevo. E invece, così come sei arrivato, te ne sei andato. Un alito di vento tra i capelli, un lampo di luce che ti fa chiudere gli occhi, una pausa, un sospiro, l'impressione di esserti dimenticato qualcosa di importante. Ed eri già finito.

mercoledì 6 maggio 2015

On Success


C'è una frase che mi disse una volta mia madre, non ricordo in quale occasione, e che mi torna sovente in mente: «Non ha importanza che cosa vorrai fare da grande, va bene anche lo spazzino, l'importante è che tu sia uno spazzino felice» (Con tutto il rispetto per gli spazzini e, soprattutto, i camion dell'immondizia: il giovedì mattina non ne perdiamo uno!).
In questa semplice frase è racchiuso il pensiero comune della nostra società: la felicità e il nostro successo nella vita sono legati al lavoro che svolgiamo; è all'interno della nostra professione che dobbiamo realizzarci, è quello che facciamo in ufficio a definirci. Quando conosciamo qualcuno per la prima volta, dopo quella sul nome, la domanda più comune è: che lavoro fai? Di cosa ti occupi? E le sue innumerevoli varianti. Avevo già scritto di come questo mi facesse arrabbiare qui.
Ma...
One of the interesting things about success is that we think we konw what it means. A lot of the time our ideas about what it would mean to live successfully are not our own. They're sucked in from other people. And we also suck in messages from everything from television to advertising to marketing, etcetera. These are hugerly powerful forces that define what we want and how we view ourselfs. What I want to argue for is not that we should give up on our ideas of success, but that we should make sure that they are our own. We should focus in our ideas and make sure we own them. That we're truly the authors of our own ambitions. Because it's bad enough not getting what you want, but it's even worse to have an idea of what it is you want and find out at the end of the journey that it isn't, in fact, what you wanted all along.

Alain De Botton

Tradotto (male) da me: Una delle cose interessanti in merito al successo è che pensiamo di sapere che cosa significhi. Molto spesso le nostre idee su che cosa significhi vivere avendo successo non sono le nostre. Le assimiliamo da altre persone. E assimiliamo anche messaggi da qualsiasi cosa come televisione, pubblicità, ricerche di mercato, eccetera. Queste sono enormi e potenti forze che definiscono che cosa vogliamo e come consideriamo noi stessi. Quello di cui vorrei discutere però non è che dobbiamo rinunciare alla nostra idea di successo, ma che dobbiamo assicurarci che sia davvero solo nostra. Dovremmo focalizzarci sulla nostra idea e assicurarci che ci appartenga. Che siamo davvero gli autori delle nostre ambizioni. Perché è già sufficientemente brutto non ottenere ciò che si vuole, ma è persino peggio avere idea di ciò che si vuole e scoprire, alla fine del viaggio che non è, effettivamente, ciò che abbiamo sempre voluto.

Ma... Ma non ho mai fatto il passo successivo, non mi sono mai domandata che cosa è il successo per me. Credo valga la pena spendere un po' di tempo per pensarci su, non credete?
E voi? Che cos'è il successo per voi?

lunedì 4 maggio 2015

At the Office


Su Instagram, a commento di una foto e una didascalia inneggianti alla festa del 1° maggio, ho letto: “Una festa senza il festeggiato!” e ho sorriso, amaramente. Di questi tempi avere un lavoro sembrerebbe essere diventato un lusso e le persone che ce l'hanno, solo per il fatto che ce l'hanno, devono sovente abbassare il capo, ringraziare e accettare le peggio cose. Perché bisogna tenerselo quel lavoro, bello stretto, anche se è come stare otto ore all'inferno, anche se sottopagato, sfruttato, denigrato, sottovalutato. Ringrazia che ce l'hai, è il sottinteso.
Ma non volevo fare una filippica, né del populismo, né inneggiare alla ribellione, né niente...
Pensavo tra me e me che cosa vorrei insegnare a VV sul lavoro. Adesso le dico che papà esce tutte le mattine per andare a lavorare perché ci servono i soldi per comprare da mangiare, i vestiti, una casa e le bollette. Se siamo fortunati, e ci avanzano dei soldi in più, possiamo comprare i giochi, i libri, le gite, le vacanze e il gelato. Quando sarà più grande cercherò di spiegarle che è giusto cercare di perseguire i propri sogni e di fare della propria passione un lavoro ma che solo i più bravi e i più fortunati ci riescono. Non sempre però il lavoro e la propria passione coincidono e non deve essere un problema. Si può e si deve lavorare con passione e si può e si deve avere cura delle proprie passioni come se fossero un lavoro.
Non cedere all'indolenza, alla pigrizia e alla mediocrità perché tanto un posto ce l'hai e nessuno te lo toglie. Non smettere di far valere i tuoi diritti perché temi invece di perderlo. Non mancare mai di rispetto a colleghi, collaboratori e superiori. Non farti mai mancare di rispetto. Svolgi qualsiasi mansione come se fosse importante (qualsiasi lo è, anche quella che ti sembra più svilente). Sii umile ma non accettare che non venga riconosciuto il tuo valore. Non spettegolare. Mangia in modo sano, bevi spesso e fai una pausa. Sii ordinata. Non smettere mai di imparare. Sorridi. Una volta timbrato il cartellino, lascia il lavoro al lavoro.
No man ever said on his deathbed I wish I had spent more time at the office.
Tradotto (male) da me: Nessun uomo ha mai detto sul letto di morte “Vorrei aver passato più tempo in ufficio”.

venerdì 1 maggio 2015

Missed and gained


Volevo scrivere un post in merito alla festa di oggi, ma non sono ancora riuscita a fare ordine nei miei pensieri; sappiatelo, il blog che scrivo nella mia testa è molto più bello...
Nell'attesa di dare un senso compiuto ai miei vagheggi vi lascio con questa frase, che riassume bene alcune considerazioni che ho fatto nel post precedente.
For everything you have missed, you have gained something else, and for everything you gain, you lose something.

Emerson

Tradotto (male) da me: per tutto ciò che hai perso, hai ottenuto al suo posto qualcos'altro, e per tutto ciò che ottieni, perdi qualcosa.

Sta a noi vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Vi auguro un buon fine settimana.

(Immagine trovata qui)