mercoledì 20 aprile 2016

Scrutatrice


Chi mi segue su Instagram lo sa già: domenica 17 aprile ho fatto la scrutatrice. Era la prima volta per me. Mi piace sempre fare qualcosa di nuovo, vivere un' esperienza mai fatta prima, c'è sempre qualcosa da imparare.
Non ero mai stata dall'altra parte del tavolo di un seggio e questo mi è servito a ricordarmi di come sia sempre utile mettersi nei panni degli altri, che è cosa buona e giusta cercare di farlo sempre, di come solo in questo modo ci si possa davvero rendere conto di come siano, davvero, le cose; troppo spesso ci si dimentica di metterlo in pratica, io per prima, il giudizio è sempre pronto sulla punta della lingua. Se solo ci fermassimo un po' prima di parlare/agire/sentenziare, se solo dedicassimo un po' più di tempo a pensare, a cercare di comprendere, a fare esercizio di immedesimazione. Domenica di tempo per pensare ne ho avuto tanto, soprattutto di osservare e di ascoltare e poi ci ho riflettuto su, il giorno seguente, con le poche ore di sonno che avevo addosso.
Ho rivisto gli uomini e le donne, di tutte le età, che mi sono passati davanti in quelle sedici lunghe ore in cui i seggi erano aperti. Di quelle persone sapevo molte cose: nome, cognome, luogo e data di nascita, indirizzo, se erano sposati o vedovi; sui registri c'erano intere famiglie, guardavamo l'età e gli indirizzi e cercavamo di capire: padre, madre, sorella, cugini. Abbiamo notato che c'erano pochi cognomi che iniziavano con la V, ancora meno con la Q, uno solo con la X; c'erano persone nate in Marocco, Francia, Olanda, Perù (questi solo alcuni dei paesi che ricordo) e altri che non si erano mai spostati dal paese di provincia in cui vivo ed è stato bello vedere tutta questa varietà. C'era una signora nata nel 1919 e io ho sperato fino all'ultimo di vederla comparire, per guardarla anche solo un po' negli occhi, perché non avrei mai avuto il coraggio di chiederle che cosa significa vivere così a lungo e aver visto due (due!) millenni, ma magari glielo leggevo nello sguardo. Qualcuno è venuto in tuta, qualcuno è passato mentre portava a spasso il cane, qualcuno era in completo elegante, forse era stato a messa o forse si era vestito così proprio per venire a votare.
Qualcuno, molti, la maggior parte, non sono venuti affatto. Dicono che il non presentarsi sia, anche questo, un modo di esercitare il diritto di voto. Ci ho pensato su è, per quanto mi riguarda, io penso che sia un modo molto vigliacco di farlo, che diritto e vigliaccheria sono due parole che non vedo affatto bene messe vicine, che insieme non portano molto lontano. Penso alle numerose persone che passano molto tempo a lamentarsi di quello che fa il Governo e poi, quando quest'ultimo gli chiede “Che ne pensi? Cosa vuoi che faccia?”, gli risponde “Non lo so, fai tu, perché perdi tempo a chiederlo a me? Ci sono questioni ben più importanti”. Poi però quando il Governo fa qualcosa senza chiedere, come si arrabbiano... Oppure quelle che non vengono a votare “no”, perché hanno paura che i “si” siano molti di più e allora meglio sfruttare i pigri, gli ignoranti, gli anziani, gli ignavi e non far raggiungere il quorum; questo sì che è un bel modo di mettersi in gioco, questo sì che è coraggio, dei propri pensieri, delle proprie azioni, il coraggio di accettare il diritto degli altri di pensarla diversamente da te e magari averla vinta loro. Forse un ripassino della parola Democrazia potrebbe essere utile...
Ho visto bambini (perché io oramai ho una certa età... :-P) che votavano per la prima volta; ho notato il loro nervosismo, il loro non sapere bene cosa fare, le loro schede elettorali immacolate in cui ho messo il primo timbro. Ho pensato che sarebbero dovuti essere contenti, gioiosi, che quello che stavano facendo era bello, non c'è cosa più importante che avere dei diritti e poterli esercitare, non è così dappertutto, bisognerebbe ricordarlo. Questo timore reverenziale, questo approcciarsi alla politica in modo confuso e oscuro, come se fosse quasi qualcosa di sporco, mi ha fatto riflettere sul fatto che stiamo sbagliando, stiamo passando un messaggio errato alle generazioni future.
Ho visto persone che, con il voto di domenica, hanno riempito un'intera scheda elettorale e che scherzando, come se fosse una raccolta punti, mi hanno chiesto «Che cosa ho vinto? Che cosa mi danno? Un borsone?». Io ho sorriso alle loro battute, ma ora ci ho pensato e so che cosa risponderò se mi capiterà ancora di fare la scrutatrice.
Ci guadagniamo la libertà.

8 commenti:

  1. Io sono andata a votare appena uscita da lavoro ma proprio lì ho assistito a discorsi di colleghe, farciti (e farcite) di ignoranza.
    "Tanto non è che cambi molto".
    "Io mi sono informata ma non ne ho capito nulla".
    "Se ho voglia di cercare la tessere elettorale magari vado".
    Sono stata zitta, e so di aver sbagliato perchè, senza vergogna, dico che noi con delle idee dovremmo almeno tentare di cancellare il qualunquismo e il passaparola con cui troppi stanno cominciando a convivere.
    Non riporteremo in carreggiata l'Italia, ma come dici tu, non smetteremo di cercare la libertà.

    Alice

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  2. Quando penso di non andare a votare, mi vengono in mente mio padre ed il padre del mio compagno, entrambi finiti nei campi di concentramento per garantirci pace, prosperità, libertà, democrazia. E penso alle donne della mia famiglia: forti, lavoratrici, orgogliose di essere donne, orgogliose della loro tessera elettorale. E no, non posso proprio mancare loro (e a me) di rispetto. Voto e ringrazio.

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    1. Su Instagram, per condividere questo post, ho riportato questa frase: "Non si nasce liberi, lo si diventa". Hai ragione, dovremmo portare rispettare verso chi ha lottato per noi e continuare il loro cammino.

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  3. Ho votato. E anch'io ho sentito la qualunque di caxxate a nastro. Non sono d'accordo col quorum, chi non va non decide, punto. Sono stata scrutatrice un secolo fa, c'erano 4 schede per i referendum caccia e nucleare, si votava anche di lunedì, un'esperienza molto formativa.
    Sandra

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    1. Anch'io sono contraria al quorum. Mamma mia, quattro schede, ne avrete avuto da contare...

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  4. Ho sempre votato, questa volta compresa. I motivi per farlo sono evidenti e sono stati spiegati benissimo da te e dai commenti precedenti. Mi trovo a pensare che questo "lascir fare", questo disinteresse diffuso non porteranno nulla di buono. Spero di sbagliare e di vedere le nuove generazioni piene di entusiasmo e di sogni, come eravamo noi giovani di qualche anno fa. Claudiag

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    1. Speriamo, davvero, e noi possiamo essere parte attiva nel costruire il futuro che desideriamo.

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