lunedì 30 gennaio 2017

Stare


Nell'immaginario collettivo, l'essere immobili ha una connotazione negativa, chi è fermo è perduto; bisogna sempre evolvere, cambiare, crescere, migliorare, in uno spasmo continuo verso, non si sa bene che cosa: un obiettivo che invece di essere più vicino man a mano che avanziamo, si allontana sempre di più, diventando irraggiungibile.
Nei scorsi giorni, però, ho scoperto che non è assolutamente così, ho realizzato che stare ha la stessa importanza del fare, il tutto sta nell'imparare quando è necessario agire e quando no, in un fluire armonioso.
Grazie al posto di “Una lettrice” ho scoperto che tutto questo, nella filosofia taoista, ha anche un nome, Wu Wei e lei ne scrive così: “significa lasciarsi fluire, accompagnare gli eventi naturali, essere ricettivi e attenti in ogni situazione per capire quali sono le trasformazioni intorno a noi e cosa fare per accompagnarli.”
Su Wikipedia ho letto che nei primi testi questo concetto è associato all'acqua: sempre uguale a se stessa, è in grado però di assumere qualsiasi forma, è così forte da corrodere la pietra, si separa per poi riunirsi, può andare ovunque.
Ecco come bisogna essere! Bisogna essere come l'acqua. Niente ostacoli – essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa. Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei. (Parole attribuite a Laozi)
Il mio Wu Wei, però, in questi giorni, lo associo di più ad una montagna: forte e immobile, resistente a qualsiasi intemperia, in grado sì di spezzarsi e sgretolarsi, ma finita la tempesta, essere ancora svettante il giorno dopo. Ed è così che mi penso, ed è così che mi sto scoprendo di essere in grado di essere. Al punto che ho deciso di fare diventare “Stare” la mia parola dell'anno.
Io che ho sempre patito l'immobilità, le sfumature di grigio, che sono sempre stata impulsiva nel scegliere, non in grado di aspettare, spinta subito all'azione, perché per me le cose erano o bianche o nere, mi sono scoperta forte nella non azione e mi sono molto sorpresa di me stessa. Quando ho scritto che un cambiamento era in atto, avevo sentito giusto...

Non hai bisogno di motivazione. Non hai bisogno di essere invogliato ad agire. Non hai bisogno di leggere liste e post sul fatto che non stai facendo abbastanza... Dobbiamo mettercela tutta e poi accordarci il permesso di lasciare che le cose, qualsiasi esse siano, accadano – e non sentirci così indissolubilmente legati al loro esito. Le opportunità non si presentano sempre nel modo in cui crediamo... Devi lasciare che il tempo faccia il suo corso... Dobbiamo solo lasciare che sia, fare un passo indietro per un attimo, smetterla di autoflagellarci fino allo sfinimento e lasciare che gli ingranaggi girino come vogliono...

lunedì 23 gennaio 2017

La vita felice


Ci sono lati di noi che conosciamo bene, ma spesso non comprendiamo; cose che continuiamo a fare, che continuiamo a mettere in atto per il puro e semplice piacere che il farle ci arreca, anche se siamo solo spettatori.
Come il mio amore per i manuali di scrittura, le biografie degli autori o tutti quei libri che, in un modo o nell'altro, raccontano la vita degli scrittori, il dietro le quinte, il loro modo di vivere e lavorare. Amore incomprensibile, visto che non ho nessuna velleità di scrivere, non ho mai scritto un racconto o l'inizio di un probabile romanzo, semplicemente mi piace venire a conoscere come la magia si crea. Leggo addirittura manuali pieni di esercizi che non faccio!
Quando prima di Natale sono andata alla presentazione del libro “La vita felice” di Elena Varvello, tutto mi sarei aspettata tranne proprio il racconto di come questo suo libro sia nato e il regalo, ancora più grande di un'immagine: un lago ghiacciato.
Lo scrittore cammina su questo lago e, ad un certo punto, si ferma e incomincia a grattare, con qualsiasi strumento lui abbia a disposizione, mani ed unghie, se necessario.
La letteratura è un'ascia che serve a rompere il ghiaccio dentro di noi.
Franz Kafka
Che cosa c'è sotto il ghiaccio? Il pesce, cioè il senso. E il senso di un romanzo non può essere spiegato, è in ogni singola parola.
Quello che non mi aspettavo e che ha reso l'immagine del lago così significativa per me è stato quando ha detto che lo scrittore, su quella superficie, non è da solo: alle sue spalle ci sono i lettori. E adesso ogni volta che leggo, è lì che mi immagino.

Che cosa ha visto Elena Varvello sotto il ghiaccio? L'immagine di un ragazzino che scappava da suo padre. E l'ha seguito. E' la storia di Elia e di come, in una notte, la sua vita cambi per sempre. Il racconto, ormai adulto, di un'estate e di uno strappo che lo ha segnato per sempre; il tentativo di rispondere a una difficile domanda: è possibile, dopo una ferita così profonda, sperare di essere felici?
Sono rimasta alle spalle di Elena Varvello, ho seguito anch'io Elia e ho visto il pesce.
Piccole cose. Il suo respiro, insieme al sibilo del vento che solo io posso sentire. Il fiume che scorre in lontananza, e la sua musica. L'odore della notte. Il bene che, nonostante tutto, diamo e riceviamo. La vita felice. La vita che ci resta, è solo questo, e che non va sprecata.

lunedì 16 gennaio 2017

Under Construction


E' in atto un cambiamento. In me. Lo sento. Come il terreno in inverno sommerso dalla neve, duro e congelato sembra immobile in superficie, ma in profondità si prepara ad accogliere i semi e i germogli della primavera, così sento in me qualcosa fermentare nel profondo. Mi sento in bilico, o come se mi stessi smantellando per costruire qualcosa di nuovo, o sulla soglia di una porta che, per ora, è ancora chiusa. Non so di che cosa si tratta, quando e come arriverà, che cosa significherà e la sua portata per me e per chi mi sta accanto, sono allo stesso tempo curiosa e spaventata. Non vorrei forzare la mano, vorrei solo predispormi ad accoglierlo.
Ho voglia di esplorare territori nuovi, ho voglia di novità, di farmi ispirare, stupire ed entusiasmare. Ho voglia di nuove letture, di nuovi punti di vista, di orizzonti diversi. Realizzare questa cosa mi ha fatto pensare al blog e mi ha portata a domandarmi che cosa vorrei fare e scrivere nei prossimi mesi. Mi piacerebbe sicuramente essere più assidua e costante, ma so che non sempre potrei esserne in grado: questo limite portato dal mio stato di salute l'ho già affrontato nei mesi scorsi e, in parte, accettato. Mi impegnerò a scrivere delle mie letture, perché mi è sempre piaciuto il confronto con voi e perché, egoisticamente parlando, scrivere dei libri che leggo me li fa ricordare molto di più. E poi, se vi fa piacere, vorrei condividere con voi questo mio percorso di cambiamento, qualunque esso sarà e come cercherò di affrontarlo.
Per farlo, però, ho bisogno anche del vostro aiuto: che cosa consigliereste ad una persona in questa fase della vita? Un libro, un articolo, un film, una rivista? Che cosa potrebbe essere di ispirazione, secondo voi? Avete consigli da darmi? Vi siete mai trovati in una situazione simile? A chi o che cosa vi siete rivolti per affrontarla?
C'è poi qualcosa in particolare di cui vi piacerebbe scrivessi? C'è qualcosa che vi piacerebbe approfondissi? Avete delle curiosità o domande da espormi?
Scrivetemi le vostre idee o suggerimenti, le vostre domande e curiosità nei commenti, via mail o su Instagram. Ve ne sarò davvero grata!

Ispiriamoci gli uni con gli altri!

lunedì 9 gennaio 2017

Normal Day

Come se per l'intera esistenza avessi aspettato che la vita ti tradisse, che dimostrasse veri i tuoi sospetti di sempre su quanto poco avesse in serbo per te, a parte sofferenza e delusioni...
Chi credi di punire? Pensi davvero che la vita ci resterà male se tu la rinneghi?

Nicole Krauss
Con la fine del vecchio e l'inizio del nuovo anno, non solo non ho voluto fare bilanci, non ho voluto neanche esprimere dei buoni propositi o desideri; mi sono limitata a impegnarmi a vivere un giorno alla volta che, come mi ha fatto giustamente notare Martina, un anno preso tutto assieme può davvero fare paura, ma 24 ore no, è più facile affrontarle. Ho sbagliato però a pensare che questo precludesse la libertà di sognare, ho sbagliato a pensare che il non sognare potesse proteggermi dalla delusione.
Il problema, ho scoperto, sta a monte: quando ci accade qualcosa di brutto ci sentiamo come se la vita ci avesse tradito. La verità, dura e forse un po' triste, è che la vita, in nessun momento, ci ha mai promesso qualcosa. Facciamo tutto da soli. Il realizzarlo, così all'improvviso, mi ha spiazzata ma mi ha anche aperto gli occhi, quasi sollevata: non ci può essere tradimento se non c' è stata la promessa. Posso quasi azzardare di sognare, se so che non devo aspettarmi nulla.
E allora sogno di riuscire a godere e gioire della mia banale e normale vita quotidiana. Mi è stato dimostrato che si può fare, mi è stato dimostrato che in tutta la sua banalità, normalità e quotidianità può essere bellissima, la cosa più desiderabile al mondo.
Sono stata al cinema; era luglio l'ultima volta che ci sono stata è solo per questo posso affermare di aver già fatto una cosa straordinaria in questo nuovo anno! A parte gli scherzi, sono stata a vedere “Paterson”, un film dove non succede niente, se non quella piccola cosa scontata che si chiama vita. Paterson è una cittadina, ma è anche il nome del protagonista del film che in questa città è nato e vive facendo l'autista di autobus. Il film inizia di lunedì, con Paterson che si sveglia affianco alla moglie, si alza, fa colazione, si prepara e va a lavoro, a piedi. In pausa pranzo mangia quello che gli ha preparato la moglie seduto su una panchina, in un parco, di fronte a una cascata. Finito di lavorare torna a casa, sempre a piedi, cena con la moglie, esce a portare fuori il cane e si ferma a bere una birra nel bar del suo quartiere. E poi è martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica e di nuovo lunedì. La vita che si snocciola in giorni tutti uguali a loro stessi. A meno che... A meno che non sia il nostro sguardo a non essere sempre uguale a se stesso, a meno che non siamo noi a riuscire a cogliere il particolare, quella piccola cosa che rende ogni giorno diverso dall'altro e per questo speciale, unico.
Dimenticavo: Paterson ha sempre con sé un taccuino e una penna e scrive poesie. Quello sguardo, il dono di notare le cose, lui ce l'ha. Il film intero è una poesia. E un inno alla vita.
Normal day, let me be aware of the treasure you are. Let me learn from you, love you, bless you before you depart. Let me not pass you by in quest of some rare and perfect tomorrow. Let me hold you while I may, for it may not always be so.
Mary Jane Irion

(Giorno normale, permettimi di essere conscio di che tesoro tu sia. Permettimi di imparare da te, benedirti prima che tu te ne vada. Non permettere che io ti passi oltre alla ricerca di qualche raro e perfetto domani. Permettimi di abbracciarti mentre posso, perché potrebbe non essere sempre così.)