lunedì 30 ottobre 2017

L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome


Silvana Sarca, conosciuta da tutti come Vani, è saccente, fa tante battute sarcastiche, è cinica e disillusa. Simpatica come un riccio nelle mutande, insomma. Avanzi nella lettura di “L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome”, primo di tre libri ambientati a Torino e scritti da Alice Basso, torinese di adozione, e avente appunto Vani come protagonista, oscillando continuamente tra l'odio e il tifo per lei, tra il desiderio di zittirla e quello di avere la sua risposta pronta, tra il mandarla a quel paese e avercela per amica... mi fa venire in mente la canzone di Rihanna che nel ritornello fa “Why is everything with you so complicated?” (e che tante volte ho dedicato VV).
Vani per lavoro fa la ghost writer, scrive libri per gli altri: scrittori in piena crisi della pagina bianca, gente famosa che non ha tempo o le capacità di mettere giù due frasi di senso compiuto, le consegnano le loro idee e lei le mette nero su bianco, proprio come se le avessero scritte loro. Perché il dono di Vani è l'empatia, una grande capacità di immedesimazione, spirito di osservazione e intuito. Insomma ha quasi sempre ragione, per questo ti viene da chiederle un consiglio per poi risponderle di farsi i fatti suoi...
Avrà bisogno di usare tutte le sue capacità quando una scrittrice per cui lavora scomparirà nel nulla e la polizia le chiederà di collaborare. A condire il tutto una storia d'amore che farebbe vacillare anche un pezzo di granito. Ovvio che con questi ingredienti non riuscirete a staccarvi dal libro e che, una volta finito, avrete voglia di leggere gli altri due.
La grandezza di Alice Basso, invece? Rendere leggero e leggibile un libro, farlo sembrare un romanzetto facile e digeribile, quando invece è infarcito così tanto di libri e letteratura, che il pericolo mattone sarebbe stato dietro l'angolo; prendere due generi letterari come il romanzo rosa e il giallo (sì, c'è anche il commissario che non deve chiedere mai), unirli e aggiungerci anche tutti gli ingredienti per gli appassionati di libri: case editrici, premi letterari, scrittori da premio Strega, editor, direttori editoriali e il loro mondo dietro le quinte.
E poi quella capacità di finire non finire il capitolo che in una lettrice masochista come me provoca l'insano piacere di continuare nella lettura, anche fino a notte fonda.
«No, sul serio, è veramente come se mi avessi letto nella testa e avessi tirato fuori le cose che sentivo, ma che nemmeno io sapevo di stare pensando!... Ma come hai fatto?»

lunedì 23 ottobre 2017

Un gesto che salva la vita


Ogni giorni compiamo decine, centinaia di gesti senza pensarci, per abitudine, con il pilota automatico, perché mentre siamo impegnati a farli la nostra mente è altrove: la riunione che ci aspetta in ufficio, la spesa che dobbiamo fare, la borsa per la piscina del figlio da preparare e non scordare, la bolletta da pagare. Life happens e noi non ce ne accorgiamo, impegnati come siamo a fare programmi.
C'è un vuoto nella sua mente, un buco nero che non riesce a riempire, nonostante i numerosi tentativi di riandare indietro col pensiero, al momento esatto in cui è successo e poi tutto è iniziato, di scandagliare ogni più piccolo dettaglio. Nulla è valso, non c'è ricordo.
Come è arrivata lì quella mano? in che momento della giornata? Cosa stava facendo? Non è stato sotto la doccia, ne è quasi sicura, quasi. Mentre si spalmava la crema? Forse si è grattata? O il reggiseno le dava fastidio e ha trafficato per sistemarlo?
Potrebbe sembrare un piccolo, insignificante dettaglio, quel gesto compiuto sopra pensiero, ma in realtà è la cosa più importante che abbia mai fatto in vita sua. Quel gesto, quella mano portata al seno, le ha salvato la vita. Ecco perché per lei è così importante. Però non se lo ricorda.
E' ancora ben chiaro invece il dopo, la lunga giornata e le innumerevoli volte che ha portato la mano al seno dopo quella, ormai dimenticata e perduta, prima volta. Ad un certo punto semplicemente sfiorarsi non è stato più sufficiente, allora ha cercato un tutorial su Youtube, per farlo con cognizione di causa. Quando è arrivato l'orario di apertura della segreteria del suo ginecologo, riusciva a vedere chiaramente ad occhio nudo, senza neanche più accarezzarsi, la pallina che aveva scoperto, non sapeva bene come, nel suo seno sinistro.

Ottobre è il mese rosa per la sensibilizzazione sul tumore al seno. Numerosi sono i siti dove potete trovare informazioni in merito (AIRC, Fondazione Umberto Veronesi, solo per citare i più noti), così come innumerevoli i progetti a sostegno della ricerca e i consigli sulla prevenzione.
Oltre a non saltare mai un controllo previsto dal medico, io vi chiedo di fare un regalo alle vostre figlie: così come gli avete insegnato a lavarsi i denti, insegnate loro a fare l'auto-palpazione del seno. Non è una cosa da fare solo dopo una certa età, o solo perché c'è familiarità in famiglia, è avere consapevolezza e conoscenza del proprio corpo, fin da subito.
Un gesto, come quello di una mano portata al seno, fatto con consapevolezza e per tempo che può salvarti la vita.

lunedì 16 ottobre 2017

Zoom


La prima volta che mi recai a Zoom fu con mio nipote di quasi tre anni. Ricordo il suo entusiasmo, ricordo che io ero molto concentrata a masticare intensamente un chewing-gum per combattere le nausee della gravidanza. Era novembre, faceva freschino e c'era poca gente, sembrava di avere il parco tutto per noi, potevamo così prenderci il tempo che volevamo per osservare con agio gli animali. Fummo tutti molto contenti, fino a quando non arrivammo dalla tigre e lì ci venne ricordato in modo evidente che non eravamo nella savana, che quegli animali non erano nella loro terra e non erano liberi. Ricordo lo straniamento che provai osservando quell'animale che ripeteva incessantemente lo stesso percorso in modo ossessivo, senza mai deviare, senza mai fermarsi.


Poi sono diventata madre e la voglia, il desiderio, l'esigenza di regalare esperienze a VV sono diventati molto forti; anche quelle che a prima vista potrebbero essere sbagliate. Ci sono i libri, e voi sapete quanto li ami, ci sono i documentari, e quando sarà ora sarò felice di guardarli insieme a lei, ma niente ti insegna di più come vivere qualcosa in prima persona, toccare con mano. Chissà, forse un giorno ci regaleremo un Safari, magari ci spingeremo fino in Asia e conosceremo il vero mondo che ci circonda o forse non ce lo potremo permettere mai e dovremo accontentarci del piccolo pezzo di terra in cui abitiamo. Anche se fasullo, anche se ricreato.


Questa volta però l'esperienza della visita a Zoom è stata del tutto diversa, non ci siamo limitati ad osservare meravigliati animali che finora avevamo visto solo tra le pagine di un libro, li abbiamo visti in azione, abbiamo imparato le loro abitudini, gli stili di vita, le loro esigenze. Non ricordo ci fossero anche ai tempi della prima visita, ma questa volta erano presenti numerosi biologi pronti a raccontarci e spiegarci i dettagli di ogni singola specie.


Non ho visto comportamenti anomali negli animali (lo so, non sono un'esperta, scrivo delle mie impressioni), ho appreso come ogni singola zona fosse costruita per rispettare l'ambiente d'origine e come cercassero in tutti i modi di permettere all'animale di condurre una vita simile a quella in libertà. 160.000 mq per oltre 84 specie animali in 10 habitat che riproducono fedelmente luoghi naturali di Africa e Asia, senza reti o gabbie.


Tutto, dal progetto architettonico alla scelta delle piante, viene studiato dai biologi e veterinari del parco insieme agli architetti paesaggisti per garantire il benessere degli animali, provenienti da altre strutture zoologiche europee appartenenti all’EAZA (European Association of Zoos and Aquaria). Ho appreso di come i bioparchi siano fondamentali anche per la protezione delle specie in via di estinzione e di come possano essere luoghi per approfondire e promuovere la tutela ambientale mondiale.


Nel nostro piccolo possono essere uno spunto per affrontare con VV tematiche importanti, prendendo ispirazione proprio da quanto appreso: lo scoprire che i serpenti mangiano i topi potrebbe essere il punto di partenza per confrontarci sul consumo della carne in modo più consapevole, apprendere che gli ippopotami fanno 80 Kg di cacca al giorno potrebbe permetterci di parlare dei rifiuti che noi tutti produciamo e realizzare che quegli animali non sono nel loro ambiente naturale ci farà affrontare il tema della libertà.


E' solo questione di tempo, se conosco bene la mia frugoletta, quel cervello che lavora senza sosta e quel naso che si è arricciato inorridito quando ha scoperto il cibo preferito del cobra. “Ma davvero?!” continua a chiederci.


Nel frattempo, abbiamo imparato a memoria questo libro.

#conoscereperconservare



lunedì 9 ottobre 2017

Guerra e pace


Un mese in compagnia di un solo libro. Di solito mi capita quando il libro non mi piace ma per qualche motivo devo obbligatoriamente leggerlo, altrimenti mi avvalgo della facoltà di abbandonarlo. Il tempo è troppo prezioso per sprecarlo con cattive compagnie...
Il libro in questione però non è affatto brutto, solo molto lungo e il tempo per leggere a mia disposizione sempre più breve. Ottima la scelta di portarlo con me in montagna, dove sono riuscita a fare una bella immersione, grazie ai pisolini lunghi di VV nel pomeriggio e le serate dove l'alternativa era al massimo una partita di carte. Appena tornata a casa, infatti, il mio ritmo di lettura è drasticamente rallentato e il mio piacere e interesse nella lettura ne ha notevolmente risentito: perdevo il filo più facilmente, avevo difficoltà a stare al passo con gli avvenimenti. Per fortuna poco dopo sono subito ripartita per il mare.
Il paragone che mi è venuto in mente durante questa lettura è quello con le varie serie TV che vanno tanto di moda adesso: sono lunghe, a puntate, siamo disposti ad attendere mesi per vedere il proseguimento, facciamo sfiancanti maratone fino a notte fonda perché vogliamo sapere come va a finire. “Guerra e pace” di Tolstoj è proprio come una serie TV e, a discapito di quello che si può pensare di un libro classico, vecchio e lungo, ti può interessare altrettanto. Sì, questa interminabile lettura mi ha appassionata, a sorpresa, perché anch'io come tutti temevo mi annoiasse. E' successo a volte; le parti sulla guerra sono state sicuramente quelle che mi hanno meno entusiasmata, ma avevano un senso, erano parte fondamentale del libro e, a modo loro, istruttive. In quei lunghi capitoli ricchi di descrizioni sui campi di battaglia, sugli spostamenti degli eserciti, sulla vita che conducevano i soldati di qualunque grado ho imparato tante cose e sono scaturite tante riflessioni inaspettate.
Il libro narra la storia di due famiglie, i Bolkonskij e i Rostov, durante la campagna napoleonica in Russia e nella sua immensità si potrebbe dire un romanzo infinito, nel senso che l'autore sembra essere riuscito a trovare la forma perfetta con cui descrivere in letteratura l'uomo nel tempo. Denso di riferimenti filosofici, scientifici e storici, il racconto sembra unire la forza della storicità e la precisione drammaturgica ad un potente e lucido sguardo che domina il grande flusso degli eventi, da quelli colossali a quelli più intimi, quali gioventù, vecchiaia e matrimonio, offrendo un ampio affresco della nobiltà russa.
Complicato giungere ad una conclusione, tirare le fila di un libro che credo a lungo continuerà a risuonare dentro di me, con le sue infinite sfumature e i suoi innumerevoli messaggi. Vi riporto l'unica frase che mi sono appuntata, forse quella che ho sentito che mi appartenesse di più in questo momento della mia vita, nel flusso della mia storia.
E perché, - si disse Andrea contemplandola, - tutto non è così chiaro, così semplice come crede Maria? Quale consolazione sarebbe sapere dove trovare soccorso in questa vita e ciò che ci aspetta oltre la tomba. Che gioia, che appagamento proverei a poter dire: Signore, abbiate pietà di me! Ma a chi rivolgerò questa preghiera? Questa forza indefinita, inconcepibile, alla quale io non posso rivolgermi, e che non saprei nemmeno esprimere con parole, è il gran tutto o è il nulla? O non sarebbe, per caso, questo Dio che vedo qui, rinchiuso in questo amuleto dalla mano di Maria? Nulla, nulla è certo, se non il poco valore di tutto ciò che posso capire e la grandezza di qualcosa che mi è incomprensibile ma che nondimeno è la sola cosa che importi.”
Vale la pena di leggerlo.


lunedì 2 ottobre 2017

La vita, ultimamente 27


E poi le vacanze sono finite davvero. Dopo aver passato l'estate a mostrare le gambe pallide, torni abbronzata e ti devi coprire perché fa freschino. Però che bello andare in ferie quando quasi tutti sono già a casa. E mentre ti culli (dalla nostra tenda/casetta sentivamo le onde del mare!) con i bei ricordi, la quotidianità prende il sopravvento e ti ritrovi a dover giostrare i vari impegni e la fatica, perché non ci stai riuscendo tanto bene.

(Il primo giorno di scuola. Un anno dopo)
 
Hai voglia a dire “Quest'anno niente buoni propositi” e intanto nella tua testa tiri giù liste interminabili di cose da fare, obiettivi che vorresti raggiungere, lati della gestione famigliare e lavorativa che vorresti migliorare. E' un attimo sentirsi con l'acqua alla gola. E allora in questi casi sapete cosa faccio? Io mi fermo e prendo una pausa; ho imparato da tempo che a dannarmi non ottengo proprio un bel niente, se non a stressarmi, ed è l'ultima cosa che il fisico, non solo il mio ma quello di tutti, ha bisogno.

(La prima lezione di danza classica)
 
Sorrido quando vedo su Instagram parlare di “To do list” e dei consigli per essere produttivi e spuntarla tutta. Le liste delle cose da fare sono “La storia infinita” della vita quotidiana, preferisco partire dal presupposto che tanto non ce la farò mai a finire tutto e così scelgo di fare solo ciò che in quel momento è davvero importante e prioritario per me. Il qui e ora, avete presente?

(La prima volta insieme dalla parrucchiera)
 
La mia famiglia ha priorità su tutto, l'ho scoperto da poco. Pensavo di essere stanca dopo tutti questi anni di mamma a tempo pieno, pensavo di avere un enorme bisogno di pensare solo a me stessa (e in parte è così), ma la verità è che la cosa a cui tengo di più è stare bene insieme a loro, tutto il resto è la ciliegina sulla torta.

(Ritratto di famiglia a un matrimonio)
 
Così ecco il nostro settembre, tra una lavatrice, una pulizia a fondo di casa, la ripresa del blog, i programmi per il bookcoaching: famiglia, famiglia e ancora famiglia. E tante prime volte.